Una giornata intera dedicata al Cavaliere Oscuro. In tutto il mondo. Celebrata con una raccolta antologica di storie inedite ambientate in 14 Paesi diversi, scritte e disegnate da autori degli stessi Paesi. Ma qual è il segreto del successo di Batman? Lo spiega Nicola Peruzzi, coordinatore editoriale per Panini dei contenuti DC Comics
Un uomo che si veste da pipistrello per reagire a un trauma infantile e combattere il crimine. Quando Bob Kane ha inventato Batman, nel 1939, difficilmente avrebbe potuto immaginare che un giorno il suo personaggio sarebbe diventato il più popolare eroe dei fumetti e che il mondo lo avrebbe celebrato con una giornata dedicata a lui. Bruce Wayne è uno splendido quarantenne ormai da ottant’anni, non invecchia, anzi, sembra ringiovanire, aiutato dalle penne di autori straordinari che si sono avvicendati nel narrarne le vicende. Il suo fascino è rimasto immutato nonostante il passare dei decenni, passando dalle pagine dei fumetti alla pellicola cinematografica, passando per la televisione. Nicola Peruzzi, coordinatore editoriale per Panini dei contenuti DC Comics, racconta il segreto del successo del Cavaliere Oscuro. (GUARDA IL VIDEO)
Una giornata internazionale è un onore che si dà ai grandi. Questo già la dice lunga su cosa sia diventato Batman.
Batman è da sempre un’icona, come tutti i supereroi. Quelli DC Comics, poi, sono considerati come semi divinità, a differenza delle controparti Marvel che sono l’uomo comune che con poteri straordinari viene amato ma al tempo stesso odiato dal mondo che lo circonda. Ed è peculiare che Batman, il più umano di tutti i supereroi Dc, un uomo senza poteri ma con tanti gadget, sia diventato il più iconico di questi personaggi.
Più di Superman, che in teoria sarebbe l’alfiere della casa editrice. E senza avere superpoteri se non quello di essere ricco.
Per tantissimi decenni la faccia della DC Comics è sempre stata quella di Superman, ma Batman secondo me incarna alla perfezione lo spirito dei tempi moderni. Se prima c’era bisogno di un eroe che veniva da un altro pianeta per raddrizzare i torti dell’umanità e prendere per mano gli umani per salvarli, la forza di Batman è essere uomo, essere parte della massa che deve salvare. Una sorta di inversione di tendenza, ci si riesce a immedesimare più in un essere umano spinto da una fortissima determinazione, piuttosto che in un personaggio alieno.
Forse è anche vero che la misura di un grande eroe è direttamente proporzionale a quella dei suoi nemici.
Non c’è dubbio che Batman abbia un cast di supercattivi e super aiutanti che vince dieci a zero rispetto agli altri eroi DC. Molti addirittura dicono che i cattivi di Batman siano più interessanti di lui, io non lo credo. Credo invece che Batman rimanga comunque il personaggio più affascinante del suo universo narrativo, ma è vero che è supportato da un cast di superfreak che raccolgono l’essenza del fumetto pulp degli anni quaranta. Batman ingloba tutta la tradizione supereroistica e non solo della DC Comics. Mi viene da dire che è anche abbastanza facile da scrivere, che le sue sono quasi storie che nascono da sole grazie al cast sconfinato che ciascun autore ha a disposizione.
leggi anche
Joker, ritratto del villain più iconico nella storia dei fumetti
Che poi pure Batman è un po’ un freak. Verrebbe da dire che una seduta ad Arkham, ogni tanto, sarebbe utile persino a lui.
Sì, e ne abbiamo viste di storie in cui Batman viene visto in questo senso. Anche perché vestire un costume per sfidare i super criminali, quella “razza codarda e superstiziosa” come lui stesso li definisce, significa in qualche modo mettersi sul loro stesso piano. Ed è capitato di vedere anche il contrario, ovvero i villain farsi eroi, come nella saga del Cavaliere Bianco di Sean Murphy.
E tanti cattivi di Batman hanno compiuto un’evoluzione particolare, diventando spesso antieroi, come Catwoman o più recentemente Harley Quinn.
Certo, negli ultimi albi si può dire che Harley sia diventata a tutti gli effetti una nuova Robin. Ma anche la parabola di Jason Todd è simile: nasce come Robin atipico, viene ammazzato in Una Morte in Famiglia, torna come Cappuccio Rosso e poi di nuovo parte della Bat-family ma sempre spezzato all’interno.
E anche lo stesso Batman è un eroe “oscuro”, come il Cavaliere di Miller, spesso visto come fascista e reazionario.
Io adoro il Batman di Miller come credo chiunque delle mia generazione. Sono del 1980, nel 1990 usciva il film di Tim Burton e contemporaneamente Il Ritorno del Cavaliere Oscuro in una bellissima edizione pubblicata da RCS Milano Libri. Per me quell’opera fu uno spartiacque nel mio modo di vedere i fumetti, non esito a dire che mi ha spinto a farne una professione. Il Batman di Miller sicuramente è una visione oscura ed estrema del Cavaliere Oscuro e per certi versi senza dubbio reazionaria. Era lo specchio della società americana del periodo di Ronald Reagan, di una America senza confini durante la Guerra Fredda, un’estremizzazione da parte di un autore che già di suo ha visioni particolarmente forti su tutti gli argomenti che hanno a che vedere con la società e l’America. Però Miller è anche quello di Batman Anno Uno, completamente scevro di tutta quella parte reazionaria. E comunque a Miller va riconosciuto di aver posto le basi per ciò che Batman è ora, prima di lui era tutt’altro.
leggi anche
Joker, i volti del cattivo più iconico dei fumetti
Scrivere Batman, diceva, è più semplice per via del cast sterminato di personaggi. Ma forse è anche più stimolante per un autore, vista la libertà che DC lascia.
È sempre stato così, DC Comcis non ha mai “censurato” i propri autori. Quando si trovava davanti alla scrittura di un personaggio che era moralmente ambiguo, ha sempre creato una realtà per sostenere quella visione. Una cosa che ho sempre amato, prima con Vertigo e oggi con Black Label. Le altre case editrici sono un pochino più rigide ma anche da parte di Marvel ci sono state eccezioni notevoli come la linea Max che ha partorito il Punisher di Garth Ennis.
Domanda difficilissima: qual è la sua storia preferita di Batman?
Lo dico subito: Batman 666 di Grant Morrison e Andy Kubert, come storia unica, non ciclo. Ambientata in un futuro distopico in cui Batman è morto, Damian Wayne, figlio di Bruce e Talia al Ghul, è diventato Batman incredibilmente violento alle prese con un mondo violentissimo. Oggi a quella storia si riconosce una sorta di visione profetica: c’è un virus che funesta l’umanità, il climate change. Morrison era 20 anni avanti e aveva previsto il caos della nostra società attuale. E per me quel Batman è una lettura perfetta dell’evoluzione che potrebbe avere l’eroe in una società caotica e realistica. Se invece parliamo di graphic novel dico Batman Anno Uno, storia che ho letto più spesso.
Che è un po’ anche una origin story di Jim Gordon ed è seminale per tante cose scritte dopo, penso a Brubaker.
Esatto, stavo esattamente per citare Gotham Central. Io sono convintissimo che Brubaker sia stato fulminato dalla lettura di Batman Anno Uno e che lì abbia deciso di voler scrivere quei supereroi.
leggi anche
Frank Miller compie 64 anni, le sue 5 opere più significative
Veniamo a oggi, Batman il Mondo. Gotham è diventata troppo piccola, tutto il mondo ha bisogno di Batman, anche Roma.
Io ho avuto l’onore di essere l’editor della storia italiana insieme ad Antonio Solinas, l’editor del quindicinale di Batman per Panini. Con Alessandro Bilotta e Nicola Mari ci siamo detti: abbiamo l’occasione di creare una storia di Batman ambientata in Italia in cui abbiamo una gestione molto libera, volevamo creare qualcosa che fosse al tempo stesso una storia autoconclusiva ma anche solo un inizio, la fine di Ianus ma anche l’inizio della storia di Batman a Roma. Alessandro è uno scrittore di razza e queste storie esistenzialiste sono il suo pane, ha lavorato molto bene con Nicola Mari perché hanno una visione comune sul personaggio. E dietro quelle poche pagine c’è una Bibbia gigantesca, che solo parzialmente abbiamo riprodotto nella versione deluxe di Ianus. Alessandro ha costruito la vita e la morte di questo personaggio lasciandosi porte aperte perché chissà che questa storia non piaccia e non possa continuare. Nicola lo ha reso graficamente quello che è: arcaico, pesante, quasi un golem.
Verrebbe da sperare che sia davvero un inizio.
Noi siamo pronti a metterci la firma.