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Export Italia stabile, rischi da guerre e dazi

Economia

Simone Spina

Invariato nel 2023 il valore delle merci vendute all'estero dal nostro Paese.  Il calo degli scambi commerciali è stato compensato dall'aumento dei prezzi, in un contesto di flessione mondiale dei traffici dovuto alle tensioni internazionali. Le esportazioni valgono oltre un terzo del nostro Prodotto Interno Lordo

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Il made in Italy ha tenuto botta. Il nostro Paese ha retto il calo del commercio mondiale registrato l’anno scorso in un contesto di tensioni internazionali, con conflitti armati, dazi e restrizioni alla circolazione delle merci.

Il rialzo dei prezzi ha dato una spinta

Così, nel 2023 – secondo il rapporto dell’Ice (l’Istituto per il commercio estero) il valore delle nostre esportazioni è rimasto stabile, pur in presenza di una diminuzione degli scambi che è stato compensato dall’aumento dei prezzi delle merci inviate fuori confine. Inoltre, abbiamo venduto più Oltralpe di quanto abbiamo comprato all’estero e in questo modo la bilancia commerciale è tornata positiva con un surplus di oltre 10 miliardi.

Sesti al mondo, saliamo di un posto nella classifica

 

L’Italia ha scalato una posizione nella classifica mondiale dei maggiori esportatori,  salendo al sesto posto e rimanendo terza in Europa. Consistente il contributo dei servizi (turismo e trasporti), cresciuti anche a livello mondiale, ma il cuore delle nostre esportazioni resta l’industria.

La manifattura vale il 95% dell'export

Motori, ingranaggi, macchinari di vario tipo e la manifattura in generale  rappresentano il 95 per cento di ciò che spediamo all’estero, fruttando 596 miliardi di euro, livello simile al 2022. Fra gli altri settori, si è rafforzato l’agroalimentare e la farmaceutica; in calo la chimica e battuta d’arresto per la moda.

La corsa dopo la pandemia

Se poi consideriamo quanto accaduto dopo la pandemia,  l’export italiano ha superato quello di Francia, Germania e Spagna, con un incremento del 30 per cento dal 2019. Per il futuro prossimo le prospettive non sono delle migliori: quest’anno si prevede una crescita fiacca delle esportazioni nell’Eurozona, che continua a risentire della guerra in Ucraina e degli alti costi dell’energia