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Sky TG24 nella fabbrica in Sardegna che produce munizioni per l'Ucraina: il reportage

Economia

Lorenzo Borga

La fabbrica di Domusnovas punta a fabbricare quest'anno oltre 15mila munizioni per l'Ucraina. L'impianto è in funzione giorno e notte per soddisfare gli ordini quintuplicati

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L'artiglieria ucraina spara ogni giorno circa 3000 colpi da obice, i russi ne sparano tre volte tanti. A Kiev mancano i proiettili: la promessa europea di fornirne 1 milione in un anno si è dissolta per le difficoltà di riaprire linee di produzione ormai chiuse da tempo. Sono armi semplici e poco costose (qualche migliaio di dollari a munizione), ma progettate per guerre di trincea ormai dimenticate in Europa. Ecco perché quasi nessuno le produceva più nel continente. La stessa Italia ha donato alcune decine di obici a Kiev, ma non riesce a produrre tutte le munizioni necessarie per utilizzarli.

 

In Sardegna, nel Sulcis, si trova una delle pochissime fabbriche che alimenta la resistenza ucraina. È la Rwm Italia di Domusnovas, a pochi chilometri da Iglesias, dove Sky TG24 è entrata per la prima volta per raccontare come si producono le armi che vengono spedite a Kiev. Questa fabbrica che occupa quasi un chilometro quadrato sforna da anni bombe d’aereo, mine marine, siluri e missili. E solo dall’anno scorso ha aperto la linea di produzione delle munizioni da obice, calibro standard Nato 155 millimetri, e quelle per i carri armati Leopard 2 da 120, di cui le bocche da fuoco ucraine sono costantemente affamate.

Veduta dall'alto della fabbrica Rwm a Domusnovas (Su)

La fabbrica di Domusnovas in funzione giorno e notte

Lo stabilimento oggi non si spegne mai, ma solo tre anni fa pareva destinato alla chiusura. Tra 2019 e 2021 il governo Conte 2 decise prima la sospensione e poi lo stop definitivo alle licenze per l'export delle bombe verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, accusati dall'Onu di possibili crimini di guerra per i bombardamenti sui civili nello Yemen. La chiamavano fabbrica della morte, e all’epoca c’era perfino chi suggeriva di convertirla in un caseificio. Nonostante le proteste dei gruppi pacifisti locali non si siano mai fermate, oggi la guerra ha stravolto la scala di priorità e la Rwm di Domusnovas è considerato uno degli stabilimenti più strategici del paese. Cinquant’anni fa qui si fabbricavano le mine che hanno scavato le miniere di zinco, piombo e carbone del Sulcis, mentre oggi entrano tubi di acciaio arrugginiti ed escono bombe. Circa 10mila all'anno, ordigni impiegabili sugli aerei caccia di tutto il mondo, tra cui F-16, Eurofighter e F-35. Da qualche mese è iniziata anche la produzione di un centinaio di mine marine ordinate dall’Australia, in un area – quella del Sud Est asiatico – che diventa ogni giorno più calda. E a breve partirà la fornitura alle forze armate italiane di piccoli droni killer anti-uomo. D'altronde Domusnovas è il più grande deposito privato di esplosivi per scopi bellici del paese: qui 13 depositi-bunker contengono oltre 650 tonnellate di bombe, missili, mine e munizioni pronte a essere spedite agli acquirenti.

Corpi bomba d'aereo in lavorazione nella fornace

Obiettivo 55mila munizioni all'anno per l'Ucraina

Qui a Domusnovas ogni munizione da 155 millimetri richiede quasi una settimana di lavorazioni prima di poter essere spedita a Kiev. Dopo i controlli di routine, il proiettile ancora vuoto viene pre-riscaldato a 80 gradi, per poi essere riempito con l’esplosivo fuso. Dopo un lento e delicato raffreddamento, una a una le munizioni vengono sottoposte ai raggi X per verificare l’integrità, per poi montare la carica che provocherà la detonazione.

Deposito contenente munizioni calibro 155 millimetri

Fabio Sgarzi, l'amministratore delegato di Rwm Italia, è sicuro di poter aumentare la produzione: "oggi fabbrichiamo oltre 10.000 munizioni 155 mm e oltre 5.000 da 120 mmm. L'obiettivo è arrivare a una produzione annua rispettivamente di 30.000 e 25.000".

Le munizioni calibro 155 millimetri pronte per essere spedite all'Ucraina

L'industria bellica fatica a restare al passo degli ordini

Nonostante i costosi investimenti - per cui ancora si attendono gli aiuti promessi dalla Commissione europea - la produzione annua di munizioni a Domusnovas risulta sufficiente per meno di una settimana di combattimento in Ucraina. Ecco perché in tutto l'Occidente sono in fase di apertura nuovi stabilimenti: in Texas, a Mesquite, le forze armate statunitensi hanno inaugurato a fine maggio una fabbrica in grado di sfornare 30.000 colpi al mese. In Germania la Rheinmetall, a cui fa capo la stessa Rwm Italia, ha annunciato un nuovo stabilimento in Bassa Sassonia. Nel frattempo la Russia produce le stesse munizioni tre volte più velocemente dell'Occidente, e a un quarto del costo di fabbrica. L’industria bellica fatica a tenere il passo della guerra. "Nel 2021 abbiamo ricevuto ordini dall'Europa per 28 milioni di euro" - fa i conti Sgarzi - raddoppiati nel 2022 a oltre 50 milioni, mentre nel 2023 sono quasi quintuplicati a 240 milioni". Per rispettare i contratti lo stabilimento lavora sette giorni su sette su tre turni, giorno e notte, e ha raddoppiato gli addetti con l’assunzione di quasi 200 nuovi operai negli ultimi due anni. Ma ancora non basta.

Una mina marina viene caricata su un camion di notte

L'esplosivo introvabile

Il primo ostacolo è procurarsi le materie prime: oggi l’esplosivo va a ruba, tutti lo vogliono e pochi lo vendono e così il prezzo è triplicato. L'Europa che si approvvigionava soprattutto dalla Cina è rimasta spiazzata dalla scelta di Pechino di fermare l'export. Anche il denaro fatica a scorrere nel settore della difesa, per via delle reticenze delle banche a fornire prestiti alle aziende per motivi reputazionali. A restare in piedi sono dunque soprattutto le imprese a controllo pubblico o quelle parte di grandi gruppi internazionali.

Bombe d'aereo pronte per essere spedite agli acquirenti

Nuova linea produttiva ferma dal 2021

Eppure oggi la fabbrica di Domusnovas potrebbe quadruplicare la propria capacità da un giorno all’altro. Può farlo a dire il vero dal 2021, cioè da quando è stata messa a punto una nuova linea produttiva in grado di sfornare ogni giorno quasi 3 tonnellate di esplosivo. I macchinari e i capannoni sono costati quasi 50 milioni di euro ma sono fermi per via di una sentenza del Consiglio di Stato che ha richiesto nuovi permessi - in particolare la valutazione di impatto ambientale - dopo quelli rilasciati da comune e regione, a lavori ormai terminati. "Quando aprirà, diventeremo lo stabilimento più importante e flessibile d'Europa per alcune tipologie di munizionamento" dice Sgarzi a Sky TG24 "e potremo creare oltre 80 posti di lavoro in un territorio molto depresso come il Sulcis".

 

È da fabbriche come questa che l’Europa punta a riacquisire una sua autonomia nella produzione di armamenti. L'obiettivo della Commissione europea è di coprire almeno la metà del fabbisogno di armi con prodotti made-in-Europa entro il 2030. Oggi le munizioni della Rwm alimentano il conflitto in Ucraina, domani serviranno a riempire gli arsenali europei rimasti vuoti da decenni di disinvestimenti. La corsa europea al riarmo, con tutte le sue implicazioni economiche e politiche, parte anche da qui.

 

Riprese di Gianluigi Deidda e di Claudio Castangia. Post-produzione di Dario Piombo.