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Fisco, Leo: non chiamiamolo redditometro, non esiste più

Economia

"Oggi non è redditometro, oggi è meccanismo che è stato introdotto con un decreto legge del 2018 in sintonia con quello che ha chiesto il Garante della privacy, che ha detto: attenzione, correggete bene il tiro rispetto al passato", ha sottolineato il vice ministro dell'Economia ai nostri microfoni dal festival di Trento

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"Non chiamiamolo redditometro perché è un retaggio del passato". Lo ha detto il vice ministro dell'Economia, Maurizio Leo, al Festival dell'Economia di Trento. "Dopo quel provvedimento del 2015 che è stato bloccato era necessario intervenire in qualche modo". Poi ha continuato: "Il provvedimento che ho firmato tutela il contribuente ed è mirato ai grandi evasori, perciò bene una riflessione se c'è necessità, come ha detto giustamente la presidente Meloni, di fare un affinamento e di individuare queste due strade, o una precisazione nell'ambito del comma 5 dell'articolo 38 che parla del meccanismo che si basa su certi indicatori di capacità contributiva oppure di una eliminazione mirata a contrastare i fenomeni della grande evasione, che vanno accertati".

 

Leo: "L'obiettivo è colpire i grandi evasori"

 

"L' obiettivo è contrastare la grande evasione, i contribuenti onesti non verranno assolutamente toccati" ha sottolineato Leo che sul termine redditometro ha aggiunto: "c'è stato un difetto nella comunicazione. Il redditometro non esiste più". Sui tempi, poi, "vedremo, intanto abbiamo bloccato tutta la procedura però ovviamente poi i partiti di maggioranza si siederanno e io darò il mio supporto tecnico. Vedremo di trovare una soluzione che convinca tutti, però l'obiettivo è di contrastare la grande evasione".

 

 

 

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ll vice ministro dell'Economia, Maurizio Leo, ha assicurato che "accertando questi soggetti troviamo anche le risorse per abbassare le tasse, soprattutto al ceto medio. I contribuenti onesti non verranno assolutamente toccati". Poi ha aggiunto : "Per il mantenimento degli interventi alle tre aliquote ci siamo conservati un tesoretto che per il 2024 sicuramente comporterà il mantenimento delle aliquote, il famoso 23-35-43%". Però l' obiettivo  ha aggiunto il viceministro "non è fermarsi ma individuare una progressione una strada con cui si può intervenire sul ceto medio. E questo perchè oggi il vero problema è l'impoverimento del ceto medio".  

 

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