Conti pubblici, il Pil va un po' meglio ma sale il deficit
EconomiaNel 2023 crescita economica dello 0,9%, il governo prevedeva lo 0,8. Ma disavanzo oltre le stime al 7,2%, soprattutto a causa del Superbonus. Debito/Pil meglio delle previsioni. A febbraio inflazione stabile allo 0,8%, frena il carrello della spesa
Luci e ombre sui conti pubblici italiani. Se è vero che l’anno scorso la crescita ha viaggiato un po’ meglio del previsto e il debito-Pil è migliorato, il deficit invece è cresciuto più di quanto il governo aveva messo nero su bianco. Ma andiamo con ordine.
Spesa oltre le previsioni
Il prodotto interno lordo nel 2023, secondo i dati dell’Istat, è salito dello 0,9 per cento: Palazzo Chigi si aspettava 0,8. Il rialzo del 4 per cento del 2022 è solo un ricordo ma, soprattutto, ci sono state più uscite, con un disavanzo l’anno scorso ben al di sopra di quanto l’Esecutivo aveva previsto: 7,2 contro 5,3 per cento.
Superbonus imputato
A pesare è stato soprattutto il Superbonus edilizio: l’incentivo fiscale, pur dando una spinta all’economia, è finito per gravare sulle casse dell’Erario. Tanto che il ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti parla di emorragia dovuta a una "stagione irresponsabile".
Debito in discesa
La sostenibilità finanziaria a cui punta il titolare di Via XX Settembre è confortata da un debito pubblico in rapporto al Pil migliore delle aspettative, ma con l’incognita della crescita nel 2024, vista da tutti i maggiori analisti intorno allo 0,7 per cento, al di sotto delle stime governative (+1,2 per cento).
Carovita stabile in Italia
Intanto, resta stabile allo 0,8 per cento l’inflazione. Prezzi al palo a febbraio, ci dice sempre l'Istat, grazie al raffreddamento dei costi degli alimentari, col carrello della spesa che ha frenato la corsa. Siamo però molto lontani dal recuperare quanto perso negli ultimi anni: dal 2021 il carovita è infatti cresciuto di quasi il 17 per cento.
Scende l'inflazione nell'Eurozona
Una situazione che riguarda anche il resto d’Europa, dove l’inflazione rimane più alta rispetto alla nostra. Nella media nell’Eurozona è scesa al 2,6 per cento, un livello che dà qualche movente in più a chi spinge la Banca Centrale Europea a tagliare i tassi d’interesse.