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Concessioni balneari, ultimatum dell'Ue all'Italia: 2 mesi per trovare la soluzione

Economia
©IPA/Fotogramma

Nel caso di mancato adeguamento alle norme europee si aprirà la procedura d'infrazione. Ma Salvini non ci sta: "Noi vogliamo garantire continuità ai balneari"

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Sulle concessioni balneari l'UE chiede all'Italia una "soluzione urgente". La Commissione Ue aumenta la pressione affinché Roma si allinei con la direttiva Bolkestein nel campo delle concessioni balneari. Bruxelles è pronta a inviare – forse già mercoledì – un parere motivato con la richiesta all’Italia di conformarsi “entro due mesi”. Diversamente è probabile che scatterà una procedura d’infrazione europea e il deferimento alla corte di Giustizia Europea. La premier Giorgia Meloni “si è impegnata a presentare all’Ue proposte molto rapidamente”, riferiscono le fonti. Già a fine febbraio la Commissione aveva indicato l’insoddisfazione per la proroga decisa dal governo al 2024, considerata peraltro illegittima dal Consiglio di stato dopo soli cinque giorni dall’approvazione del decreto. Giovedì è attesa una nuova sentenza da parte della Corte di giustizia Ue che, viene sottolineato, “potrebbe avere conseguenze e dovrà essere pienamente presa in considerazione”. Il Ministro Salvini invece rivendica i diritti dei lavoratori del settore: "Noi vogliamo garantire continuità ai balneari".

A dicembre 2020, la Commissione aveva aperto una procedura d'infrazione

La battaglia sulle concessioni balneari tra l’Italia e l’Unione Europea dura da tempo. La cosiddetta direttiva Bolkestein, risalente al 2006, obbliga gli Stati membri a liberalizzare le spiagge pubbliche aprendole alla concorrenza di mercato, favorendo così l’erogazione di servizi migliori per gli utenti. Di conseguenza, i servizi possono essere affidati a privati solo con gare pubbliche aperte a tutti gli operatori presenti in Europa. Più volte la Commissione Ue ha rimproverato al nostro Paese la mancata applicazione delle regole europee. A dicembre 2020, la Commissione aveva aperto una procedura d'infrazione contro l'Italia. Il procedimento poi era stato sospeso in attesa di riforme che, dopo quasi due anni e mezzo, non sono ancora arrivate. Adesso pare che il tempo per tergiversare sia scaduto.

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