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Ladri d'acqua: rete idrica italiana tra scarsi investimenti e fondi europei non spesi

Economia

Lorenzo Borga

L'Italia investe meno della metà di Francia, Germania e Regno Unito sui propri acquedotti. E anche i soldi stanziati negli ultimi mesi non basteranno a colmare il gap. LO SKYWALL

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L'Italia spende meno della metà degli altri grandi paesi europei sulla sua rete idrica. E gli effetti si vedono, visto che il 41,2% dell'acqua potabile che passa dalle tubature italiane si disperde prima di arrivare nelle nostre case (LA CAMPAGNA DI SKY TG24).

 

In Italia la media degli investimenti annuali supera di poco i 2 miliardi di euro. Mentre in Francia la spesa arriva a 6 miliardi, in Germania a 7,5 e nel Regno Unito addirittura a 9. Ovviamente le differenze si spiegano anche per la diversa morfologia del terreno, ma anche tenendo in considerazione la lunghezza della rete - come fanno i numeri di EurEau - lo scenario non cambia.

Nuovi soldi in arrivo

Negli ultimi mesi Governo e Parlamento hanno annunciato nuovi fondi per fronteggiare l'emergenza. In totale secondo i ministeri sarebbero 2,7 miliardi di euro gli stanziamenti volti a ridurre gli sprechi degli acquedotti.

 

Una buona parte dei fondi arriva dall'Unione Europea, tra Pnrr (LO SPECIALE DI SKY TG24), il programma React Eu e i classici fondi di sviluppo. Altre risorse sono della legge di bilancio, per 400 milioni di euro.

 

I fondi arriveranno però solo tra diversi anni, quelli del Pnrr per esempio dovranno essere spesi entro il 2026 per ridurre di 15 punti percentuali la dispersione e raggiungere così la media europea. E non possono dunque essere una risposta immediata alla carenza infrastrutturale.

Quanti soldi servirebbero

Il conto lo ha fatto Utilitalia, la federazione delle aziende utility italiane: più di 3 miliardi di maggiori investimenti per almeno 5 anni. Questo è il conto necessario per riportare a uno stato accettabile gli acquedotti italiani. L'accelerazione è necessaria visto che al ritmo attuale l'intera rete verrebbe rinnovata solo nell'anno 2272.

 

É dunque evidente che i soldi stanziati per i prossimi anni non possono ancora essere sufficienti. Se anche venissero spesi tutti in un solo anno, e non spalmati come previsto, ancora non raggiungerebbero le somme investite dagli altri paesi europei.

I soldi ci sono ma non vengono spesi

E poi c'è il classico paradosso italiano: fondi stanziati ma non spesi. Questa volta accade in Calabria, che presenta dati di dispersione idrica più elevati della media nazionale per molti dei suoi comuni capoluogo di provincia.

 

La regione ha prima presentato un progetto di 104 milioni di euro per utilizzare i fondi React Eu dedicati al Sud Italia. Proposta che però è stata respinta dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile per l'assenza di tutta la documentazione necessaria, in particolare l'allegato relativo al modello di calcolo della spesa. La regione ha fatto ricorso contro la decisione, ma intanto è l'unica a non aver avuto accesso ai fondi.

Anche sul Pnrr la Calabria per ora non ha avuto accesso a fondi europei dal momento che risulta tra le tre regioni (assieme a Molise e Valle d'Aosta) che non hanno fatto richiesta del primo stanziamento da 600 milioni di euro.