Continuano ad aumentare i prezzi. A trainare i rincari è l'energia, ma non ci sono solo le bollette e i carburanti. Costa di più la spesa al supermercato e quasi tutti i beni più comprati dalle famiglie. Che quest’anno spenderanno oltre 2mila euro in più
Un carovita così alto in Italia non lo vedevamo da 36 anni. Ce ne siamo accorti da tempo: quando arriva il conto di luce e gas, quando si fa il pieno dal benzinaio, al supermercato o prenotando una vacanza. E l’Istat certifica che la corsa dei prezzi accelera: a giugno l’inflazione raggiunge quota 8 per cento, con un rialzo mensile dell'1,2.
I costi dell'energia spingono i prezzi
A far galoppare i rincari è sempre l’energia: costi straordinari per le materie prime, quelle che servono per accendere le lampadine e mandare avanti le fabbriche, iniziati con la pandemia e continuati con la guerra in Ucraina. Il conto arriva sulle bollette, sui carburanti ma anche sul cosiddetto carrello della spesa, cioè i beni più acquistati (dal cibo ai detersivi), che è salito come non accadeva dal gennaio del 1986 (all'8,3%).
Stipendi rosicchiati
Il carovita continua così a rosicchiare il potere d’acquisto: lo stipendio rimane lo stesso ma con quei soldi si possono comprare meno cose. Con un esborso aggiuntivo, secondo le stime delle associazioni dei consumatori, di oltre 2.600 euro l'anno per una coppia con due figli. Tutto questo nonostante gli assegni staccati dal governo, da ultimo i tre miliardi per prorogare gli sconti sulle bollette fino a settembre, che si aggiungono ai 30 miliardi per famiglie e imprese stanziati nell’ultimo anno. Nell’agenda di Palazzo Chigi ci sono altre misure per arginare il carovita e anche un intervento sulle tasse che pesano sul lavoro.
Rincari anche nel resto d'Europa
A livello continentale, si aspetta il ritocco all’insù dei tassi d’interesse (ora a zero) da parte della Banca Centrale Europea, nella speranza che riesca a frenare la corsa dei prezzi. Anche nel resto dell’Eurozona l’inflazione morde: in Germania è più alta della nostra (8,2%) , in Francia resta più bassa (6,5%) ma in diversi Paesi, fra cui Spagna e Grecia, è a doppia cifra.