Lo spread tra Italia e Germania sta aumentando, nonostante il miglioramento delle prospettive economiche del nostro paese e l'apprezzamento internazionale del lavoro di Mario Draghi. Che succede? LO SKYWALL
Abbiamo imparato a conoscere lo spread come il termometro della fiducia nella nostra economia, cioè quanto i mercati finanziari che ci prestano dei soldi, si fidano di noi e del fatto che restituiremo loro il capitale.
Spread attorno a 130
In questi giorni lo spread Italia-Germania risulta in aumento, poco sotto i 130 punti (dopo aver chiuso lunedì 1 novembre a 133), differentemente dal resto dell'anno in cui si è sempre assestato attorno ai 100. Si tratta infatti del record dall'inizio del 2021. Ricordiamo cos'è lo spread: è il differenziale dei tassi di interesse tra i Btp italiani e i Bund tedeschi, cioè quanto ci costa prendere a prestito del denaro a noi Italia rispetto a quanto costa alla Germania, che sappiamo essere il paese più virtuoso da questo punto di vista.
Tassi in aumento in tutto il mondo
Da cosa è guidato il recente aumento, che alcune banche d'affari prevedono arrivare fino a 150 punti? Probabilmente non sono le stesse dinamiche a cui eravamo abituati (e dunque alla paura di un default): secondo la maggior parte degli esperti infatti l'aumento dei tassi di interesse sul debito italiano è dovuto ai movimenti internazionali del mercato obbligazionario. Vale a dire che siamo di fronte a un incremento generalizzato e globale dei tassi di interesse, come è visibile dal grafico. Quest'anno in effetti i tassi dei Btp si sono sempre mossi coerentemente con quanto è accaduto a Bund e bond americani: tranne a febbraio 2021, quando si è insediato Mario Draghi a Palazzo Chigi provocando un calo durato un paio di settimane.
Le tre ipotesi
Nonostante la coerenza con quanto succede all'estero, i rendimenti dei Btp italiani salgono di più che quelli esteri (se aumentassero quanto quelli tedeschi, lo spread, essendo la differenza tra i due, rimarrebbe stabile). Ci sono, sostanzialmente, tre ipotesi: il timore per la fine anticipata degli aiuti da parte della Banca Centrale Europea, paventata da alcuni dopo la riunione della settimana scorsa; la sfida dei mercati finanziari nei confronti della Bce perché non si fidano delle sue stime d'inflazione ritenute troppo prudenti e - terza ipotesi ma coerente con le prime due - il nostro elevato debito pubblico, che ci rende più sensibili e fragili a ogni variazione internazionale.
Guarda qui sotto l'intera puntata di Sky TG24 Business del 2 novembre 2021, in cui è stato nostro ospite anche Stefano Caselli, prorettore dell'Università Bocconi.