L'attacco alle Torri Gemelle è costato centinaia di miliardi di dollari a New York e agli Usa. Ma gli effetti non si sono fermati all'attentato: da allora gli Stati Uniti hanno aumentato del 60 per cento la spesa militare, e la Cina è entrata nell'Organizzazione Mondiale del Commercio
L’11 settembre 2001 è un giorno che assoceremo sempre ai crolli. Sono crollate le Torri gemelle, è crollato il mito della pax americana post-Guerra fredda, e sono crollate anche le nostre economie. Il primo impatto ha colpito le borse, anche materialmente: il World Trade Center si trovava a solo un paio di isolati da Wall Street e ospitava buona parte del sistema informativo della borsa di New York, che non riuscì a riaprire prima del 17 settembre. Nei primi 7 giorni dalla riapertura Wall Street perse per strada più del 10 per cento, circa 1400 miliardi di dollari. Dopo la borsa, la paura paralizzò l’economia reale. Il conto dei danni materiali dell’attacco ammontò a 55 miliardi di dollari, tra morti e feriti, edifici distrutti, servizi pubblici bloccati. Dopo aver pianto le vittime e riparato i danni, l’America ha dovuto affrontare gli effetti a medio termine. La vita quotidiana non era più quella di prima: solo a New York furono licenziate più di 400mila persone in tre mesi a causa degli effetti dell'attacco terroristico secondo un'analisi dell'ufficio statistico americano. Negli Stati Uniti serpeggiò per anni anche la paura di volare: il numero di visitatori stranieri recuperò i livelli pre-11 settembre solo quattro anni dopo.
I conflitti militari che ne seguirono in Iraq e Afghanistan, il secondo e il terzo più dispendiosi nella storia Usa, sono costati ai contribuenti americani quasi 5mila miliardi (fonte Watson Institute della Brown University), come una tassa annuale di circa 800 dollari per ogni cittadino. L’economia americana e quella mondiale riuscirono a superare le difficoltà, e già all’inizio del 2002 ricominciarono a crescere. Proprio poche settimane dall’attacco alle Torri, a Doha – Qatar – si posero i presupposti per la grande storia economica dell'ultimo ventennio: l'11 novembre 2001 la Cina fu ammessa nell’Organizzazione Mondiale del Commercio diventando a tutti gli effetti la fabbrica del mondo. Da allora è cambiato tanto, se non tutto: la povertà globale si è più che dimezzata, l’utilizzo di internet è quintuplicato, il reddito mondiale è cresciuto del 60 per cento (dati Banca Mondiale), nonostante la crisi dei mutui subprime e quella dell’Euro.
L’homo sapiens ha basato la sua fortuna sulla capacità di adattamento: e così dopo lo shock iniziale, ci siamo presto abituati a un mondo in cui quasi 3mila persone possono morire in un attacco terroristico condotto da quattro aerei di linea. La ripresa economica spinta dal miracolo scientifico dei vaccini anti-Covid sta lì a ricordarcelo ancora una volta: anche alla pandemia ci siamo ormai abituati e adattati.