Nell'ultimo anno c'è stato un vero e proprio crollo dei matrimoni. A causa della pandemia molti italiani hanno rinunciato alle nozze o rinviato le cerimonie, con pesantissime ricadute economiche sul settore.
“Questo matrimonio non s’ha da fare”. A rovinare il sogno di coronare il giorno più atteso da migliaia di coppie italiane ci si è messa di mezzo la pandemia (IL LIVEBLOG - LO SPECIALE). A causa delle restrizioni per contenere il contagio, nel 2020 sono state celebrate circa il 50% in meno delle nozze rispetto al 2019, causando una forte battuta di arresto a un settore che prima dell’emergenza sanitaria generava un volume di affari di 10 miliardi di euro l’anno, numero da moltiplicare per diverse volte considerando tutto l'indotto.
La crisi del settore wedding
In era pre-Covid, quella dei matrimoni, infatti, si poteva considerare una vera e propria industria. Dalla ristorazione alla fotografia, dai trasporti ai fiori, dai viaggi all’abbigliamento, dall’immobiliare all’intrattenimento, trovavano occupazione un milione di persone, di cui 150mila stagionali, che stanno pagando ora il prezzo più alto in termini di lavoro. Secondo le stime le perdite sono abissali, tra l’85 e il 95%. Completamente azzerati nell’ultimo anno i matrimoni degli stranieri, che da ogni angolo del mondo sceglievano le più belle località italiane per dirsi il fatidico sì. Rappresentavano solo il 5,2% delle cerimonie, ma valevano per il 30% del fatturato. La pandemia ha dunque trasformato i preparativi in una sorta di incubo per i futuri sposi, costretti a rinviare tutto affrontando una giungla di disdette e servizi da riorganizzare.
Decreto Sostegni, gli aiuti al comparto
Il governo con l’ultimo Decreto Sostegni ha stanziato aiuti anche per le imprese dei matrimoni e degli eventi privati. Ma la cifra complessiva di 200 milioni di euro deve essere distribuita tra le altre categorie economiche particolarmente colpite. Di fronte all’incertezza dei prossimi mesi è probabile che molti continuino a scegliere di scambiarsi gli anelli fra pochi intimi rinunciando così ad organizzare feste e banchetti, con ulteriori perdite economiche per questa fetta di mercato.