La proprietà turca del marchio dolciario comunica alla cooperativa torinese il recesso dal preliminare per la cessione del comparto cioccolato-torrone. Nelle scorse ore problemi anche per la definizione del contratto con Emendatori. A rischio stabilimento di Novi Ligure
Il futuro della Pernigotti è di nuovo incerto. La proprietà turca dello storico marchio dolciario italiano, infatti, ha comunicato alla cooperativa torinese Spes il recesso dal preliminare - stipulato a inizio agosto - per la cessione del comparto cioccolato-torrone. Il tutto a tre giorni dalla firma definitiva del contratto, prevista per il 30 settembre, e a meno di una settimana dall'incontro al Mise. In alto mare anche la definizione del contratto con Emendatori. Il salvataggio dell’azienda, quindi, torna in forse.
Gruppo Toksos rompe sia con Spes sia con Giordano Emendatori
La firma del contratto con Spes avrebbe dovuto rilanciare la produzione dello stabilimento di Novi Ligure (Alessandria). Una "doccia fredda", come la definisce la cooperativa, arrivata a poche ore dalla rottura delle trattative tra il Gruppo Toksos e Giordano Emendatori per la cessione a quest'ultimo del comparto gelati. Scricchiolano, così, i due pilastri su cui si basava il piano di salvataggio della fabbrica, annunciato a inizio agosto dall'allora ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio.
La delusione di Spes
"Avevamo capito, pur non ricevendo nessuna informazione ufficiale, che l'accordo tra Emendatori e Pernigotti fosse gravemente compromesso ma speravamo che si trovasse una soluzione e che comunque l'accordo tra Pernigotti e Spes, non avendo evidenziato criticità, si potesse chiudere nel rispetto degli impegni sottoscritti”, ha detto il presidente di Spes, Antonio Di Donna. Venerdì sera invece, dopo che per settimane gli advisor e i legali di entrambe le società hanno lavorato per arrivare alla stesura definitiva del contratto, c’è stata la comunicazione del recesso.
Di nuovo in forse il futuro dell’azienda di Novi Ligure
Tornano in forse, dunque, il futuro dello stabilimento di Novi Ligure e dei suoi lavoratori, circa 150. “Sono profondamente deluso e dispiaciuto, il progetto di Spes avrebbe potuto rilanciare il sito produttivo. L'assunzione di tutto il personale e la valorizzazione del territorio novese erano alla base di quanto ho avuto modo di rappresentare ai lavoratori la scorsa settimana. Ora ho il rammarico che tutto resti solo un'illusione per le persone che ho incontrato", ha detto ancora Di Donna. La cooperativa sarà comunque presente alla riunione del Mise, il 2 ottobre a Roma, "per rispetto dei lavoratori e delle istituzioni". "In tale occasione ci aspettiamo di capire le reali ragioni che hanno portato Pernigotti a chiudere la trattativa anche con noi", ha aggiunto Di Donna, che si è detto ancora convinto della validità di un progetto "il cui valore sociale mette al centro l'interesse di una comunità più che dei singoli e che rappresenta una vera opportunità per il rilancio del sito Pernigotti di Novi Ligure”. “L'impresa sociale Spes non si è tirata indietro e se ci saranno i presupposti è disponibile a riaprire la trattativa purché si definisca un percorso seriamente volto alla reindustrializzazione con impegni e tempi certi a tutela di tutti i soggetti coinvolti”, ha concluso.