La procura di Tivoli ha emesso un decreto di fermo con l'accusa di omicidio aggravato dalla premeditazione nei confronti di Domenico Ossoli, 73 anni, accusato di aver ucciso con un colpo di pistola sua moglie, la 72enne Annarita Morelli
Ennesimo femminicidio, questa volta a Roma. Una donna di 72 anni è stata trovata morta stamattina all'interno della sua auto, al posto di guida, a Fonte Nuova, alle porte della Capitale. Inutili i soccorsi del 118 che hanno constatato la morte della donna, che sarebbe stata raggiunta da almeno un colpo di arma da fuoco. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri di Mentana e della Compagnia di Monterotondo che avrebbero fermato il marito, portato in caserma. L'uomo è entrato in una tabaccheria dicendo "ho ucciso mia moglie".
La donna voleva separarsi
"Piuttosto l'ammazzo, ma non le do la separazione". È quanto avrebbe affermato più volte Domenico Ossoli dopo aver ucciso la moglie. A riferire la circostanza sono stati i figli della coppia, sentiti dagli inquirenti, ribadendo che l'uomo non aveva mai accettato la volontà della donna di volersi separare. Quando è stato fermato, Ossoli è stato trovato in possesso di un borsello all'interno del quale c'era una pistola Beretta calibro 7.65 pronta all'uso, con 8 colpi ancora nel caricatore mentre uno era stato esploso e ha colpito mortalmente la donna.
Controllo ossessivo
Domenico Ossoli esercitava un "controllo ossessivo" sulla moglie Annnarita Morelli tanto da averle piazzato di nascosto un Gps nell'auto e aver attivato "ulteriori modalità di controllo" per monitorare i suoi spostamenti. Lo afferma il procuratore di Tivoli Francesco Menditto in una nota in cui ricostruisce il femminicidio avvenuto alle porte di Roma. La procura di Tivoli ha emesso un decreto di fermo con l'accusa di omicidio aggravato dalla premeditazione. Agli inquirenti l'uomo ha raccontato che voleva sparare alle gambe della moglie e che non voleva ucciderla. Una versione che contrasta con quanto accertato dal medico legale - la morte è riconducibile ad un colpo di arma da fuoco esploso a bruciapelo all'altezza del deltoide sinistro - e con quanto verificato dai magistrati che hanno trovato il Gps nell'auto e hanno contestato la premeditazione.
Uccisa a bruciapelo
"È evidente - scrive il pm nel decreto di fermo - la volontà omicidiaria dell'uomo, che attirava la donna colpendola a bruciapelo con un'arma da fuoco, nonché l'evidente incompatibilità di quanto constatato dal medico legale sulla non volontà omicidiaria". Il movente dell'omicidio, conclude la procura, va dunque individuato nella "volontà della donna di sottrarsi al suo controllo ossessivo"