I sindacati lamentano che le retribuzioni sono inadeguate, perché ferme a oltre 15 anni fa: i compensi di base per la funzione svolta variano da 400 a 1.200 euro lordi, con possibilità di maggiorazioni per i costi di “trasferta”
Nonostante il ritorno alle prove “classiche” dopo tre anni di Covid, i sindacati lamentano che i compensi per i docenti e i dirigenti scolastici coinvolti siano fermi a oltre 15 anni fa. Secondo il decreto interministeriale del maggio 2007 e la successiva nota del luglio 2007, i compensi di base per la funzione svolta variano da 400 a 1.200 euro lordi, con possibilità di maggiorazioni per i costi di “trasferta”. I sindacati considerano queste somme inadeguate, soprattutto alla luce dell’aumento dell’inflazione negli ultimi anni. “Le somme destinate a commissari e presidenti dell’Esame di Stato sono stabilite nel decreto interministeriale del 2007. In quell’anno l’inflazione, in Italia – dato Istat – era all’1,8%, oggi siamo all’8,2%. La politica non può ignorare questi numeri”. Ad affermarlo, è il Segretario generale Uil Scuola Rua Giuseppe D’Aprile.
Un ruolo che necessita di incentivazione
“Per noi l’aumento degli stipendi degli insegnanti e di tutti i lavoratori della scuola è un obiettivo irrinunciabile” ha chiarito D’Aprile che ha sottolineato il duplice obiettivo dei sindacati: “da una parte valorizzare il lavoro che il personale della scuola svolge tutti i giorni con dedizione e professionalità, dall’altro contribuire a rimettere in moto il nostro Paese. Stipendi e/o compensi più alti potrebbero sostenere l’economia e aiutare a scongiurare la minaccia di un’inflazione ancora più elevata e una crisi del costo della vita ancora maggiore”. Anche Luigi Zennaro vicepresidente di ANP Venezia “è necessario un incremento dei compensi ai presidenti di commissione, un ruolo che necessita incentivazione”.