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'Ndrangheta, blitz dei carabinieri contro cosca Piromalli: 49 arresti

Cronaca
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Disposto anche il sequestro preventivo di una ditta (con il relativo compendio aziendale), attiva nel settore della trasformazione dei prodotti agricoli, e di due proprietà immobiliari utilizzate per agevolare le attività criminali della cosca

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In varie province del territorio nazionale, questa mattina i carabinieri di Gioia Tauro, hanno dato esecuzione a un provvedimento di applicazione di misure cautelari personali a carico di 49 soggetti, 34 in carcere e 15 agli arresti domiciliari. Ci sono anche un finanziere, S.T. di 49 anni, e un sacerdote, don G.M., parroco della chiesa "Santa Maria Assunta" di Castellace.

Le indagini

Le indagini, attraverso le quali sono stati individuati gli assetti funzionali della cosca Piromalli - di cui è giudiziariamente accertata la primazia nel narcotraffico e l'incidenza territoriale nel controllo della 'Piana' - hanno consentito di attribuire agli indagati responsabilità su reati quali associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, porto e detenzione di armi comuni e da guerra, estorsioni, danneggiamento seguito da incendio, turbata libertà degli incanti e importazione internazionale di sostanze stupefacenti.

Il provvedimento

I provvedimenti restrittivi seguono una complessa attività investigativa, condotta dal Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri di Gioia Tauro tra il 2020 e il 2021. Obiettivo dell'operazione, denominata 'Hybris', partendo dall'osservazione del territorio, è stato quello di incidere sulla struttura organizzativa della cosca dominante nella Piana. Oltre alle misure personali, il provvedimento dell'Autorità giudiziaria ha riguardato anche il sequestro preventivo di una ditta (con il relativo compendio aziendale), attiva nel settore della trasformazione dei prodotti agricoli, e di due proprietà immobiliari utilizzate per agevolare le attività criminali della cosca e che rappresentano il profitto delle medesime attività delinquenziali, per un valore complessivo stimato in circa un milione di euro.

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Le intercettazioni

Inoltre, dalle intercettazioni emerge che il boss Pino Piromalli detto "Facciazza" "aveva composto la 'commissione' costituitasi per decidere se la ndrangheta calabrese avrebbe dovuto partecipare o meno alle stragi di Stato attuate dalla mafia siciliana" nel corso della quale il boss votò attraverso Nino Pesce detto "Testuni" a favore delle stragi. È stata registrata il 17 gennaio 2021 dai carabinieri. A parlare nell'intercettazione è Francesco Adornato, 72 anni, detto "Ciccio u biondu". Quest'ultimo non è indagato nell'inchiesta di oggi ma è considerato un "navigato esponente della 'ndrangheta", condannato in via definitiva per mafia negli anni novanta e "dunque proprio nel periodo di attuazione della cosiddetta strategia stragista". In quel processo, sono stati condannati in primo grado all'ergastolo Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone. Domani i giudici dovrebbero ritirarsi in camera di consiglio e intanto, oggi, questa intercettazione riscontra le dichiarazioni rese nel primo processo dal pentito Franco Pino. 

I rapporti con Cosa nostra

Nel corso dell'intercettazione, in sostanza, sono stati richiamati i rapporti tra gli esponenti di Cosa nostra siciliana e quelli della 'Ndrangheta calabrese, disegnando uno scenario storico lungo oltre 30 anni e che apre un ulteriore scorcio sulle alleanze tra le diverse matrici mafiose nei primi anni '90. In particolare al suo interlocutore, Giuseppe Ferraro di 50 anni arrestato oggi, Adornato disse che "la commissione si era riunita presso il resort 'Saionara' sito a Nicotera e che era presente Pesce ed era assente Pino Piromalli ma che quest'ultimo aveva conferito a Pesce il mandato a rappresentarlo". Sempre nella stessa conversazione, il  72enne ha spiegato che "Pesce, in proprio ed in nome e per conto di Piromalli, aveva votato a favore della partecipazione alle stragi anche da parte della 'ndrangheta". Il boss di Limbadi Luigi Mancuso, invece, "avrebbe votato contro" le stragi che "erano dirette all'eliminazione del regime di carcere duro". Stando al riassunto di quell'intercettazione tra Adornato e Ferraro, all'epoca, "si progettava di arrivare ad assassinare un ministro e fare un colpo di Stato". "La conversazione - scrive il gip nell'ordinanza - conferma quanto emerso nella sentenza ''Ndrangheta stragista', mettendo in luce il preminente ruolo svolto, nel panorama criminale italiano e non solo calabrese, dalla 'ndrangheta durante la stagione delle stragi". 

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Le importazioni dello stupefacente

Dalle indagini è emerso anche che un appartenente alla cosca si era impegnato per “importare, in due differenti circostanze, 298 chili e 216 chili di cocaina (la prima sequestrata presso il porto di Santos, la seconda al porto di Gioia Tauro, occultata in un container trasportato da una motonave proveniente dal Sud America)".