In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Messina Denaro, impiegato comunale Pisciotta: "Non ho truccato io la carta d'identità"

Cronaca

Dopo l'intervista al Messaggero in cui rivelava che "forse qualcuno ha usato il timbro sulla mia scrivania" in un colloquio col Corriere della Sera l’impiegato dell’anagrafe, ora in pensione, parla del timbro sul documento falso con cui girava il boss mafioso. "Le foto delle carte d’identità s’incollano col biadesivo, ma con il calore la colla si scioglie così si leva e se ne mette un’altra. Anche una timbratrice a secco si può comprare come il biadesivo in cartoleria (...), ha detto Pisciotta

Il tuo browser non supporta HTML5

Condividi:

Vincenzo Pisciotta, 70 anni, impiegato comunale adesso in pensione, nel 2016 era l’incaricato dell’ufficio demografico che ha fatto la carta d'identità falsa per il superlatitante della mafia, arrestato lo scorso 16 gennaio, Matteo Messina Denaro (LO SPECIALE). Intervistato ieri dal Messaggero aveva rivelato una sua possibile versione dei fatti: "Qualcuno potrebbe aver usato il timbro che stava sulla scrivania, alla portata di tutti, e averlo messo sopra la foto sostituita. Io sono certo che dall’ufficio sia uscita una carta d’identità con la foto della persona che ce l’aveva richiesta".

In un'intervista al Corriere oggi Pisciotta racconta che non è stato ancora interrogato e che sono passati, ormai, tanti anni ed i ricordi tendono ad essere meno precisi. "All’epoca facevo anche 20-25 carte d’identità al giorno. Ma vi posso dire che a Campobello, dopo 40 anni di professione, - dice Pisciotta - ero come il pastore del gregge che conosce le sue pecore una ad una. Andrea Bonafede lo conosco bene, se quel giorno mi fosse passata sotto gli occhi la foto di un altro me ne sarei accorto. E poi li avete visti anche voi, no? Il vero Bonafede e Messina Denaro non si somigliano mica, anche se nel 2016 Andrea in testa aveva qualche capello in più".

"Documento per me era regolare"

Allora perché sul documento di Bonafede c'era la foto del boss? "Le foto delle carte d’identità s’incollano col biadesivo, ma con il calore la colla si scioglie e la foto viene via che è una bellezza - dice Pisciotta. "Così si leva e se ne mette un’altra. Anche una timbratrice a secco si può comprare come il biadesivo in cartoleria, io lo so perché ricordo che quando in ufficio si ruppe la macchinetta ordinai di comprarne un’altra che avesse la scritta Comune di Campobello di Mazara stampata sul timbro. Una persona con i giusti canali può avere quello che vuole". Alla domanda se, quindi, Bonafede ha messo a disposizione successivamente la sua carta d’identità, l'impiegato in pensione risponde così: "Credo di sì, di sicuro quella che gli ho rilasciato io con la mia firma era regolare. E sopra c’era la sua foto. Comunque basta andare a vedere negli archivi del Comune e della Prefettura di Trapani. Oltre alla carta emessa, infatti, la procedura vuole che se ne facciano altre due copie che restano lì. Se i carabinieri non mi hanno ancora chiamato, penso che le abbiano già trovate".

approfondimento

Messina Denaro, curiosità e silenzi nel quartiere dove viveva il boss