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Live In, Cingolani: recovery plan scintilla per transizione ecologica

Cronaca

Il ministro della Transizione ecologica ospite all'evento in esterna di Sky TG24

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A Live In Firenze c'è stato spazio anche per un panel dedicato alla sostenibilità, con il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, il filosofo Luciano Floridi e la responsabile della sostenibilità e della comunicazione di Sky Italia Sarah Varetto.

"Trasformazione green durerà 30 anni"

 

"Il Recovery plan è solo scintilla o motore di partenza per iniziare trasformazione che durerà 30 anni", ha detto il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani a Live In Firenze.

 

"La transizione ecologica è necessaria perché a breve il problema dell'ambiente si riflettera' molto pesantemente sui problemi di salute", ha aggiunto. Risolvere la crisi climatica, ha spiegato il ministro, riguarda anche la salute. "Molti cominceranno a identificare il problema dell'ambiente coi il problema della sopravvivenza della specie e della buona salute. Tutti sono attenti alla salute e alla salute del nostro pianeta e queste cose stanno diventando sinonimi", ha detto ancora Cingolani.

 

“Il recovery plan è solo la scintilla, il motore di partenza, il principale motore per iniziare una trasformazione che però durerà trent'anni, a cui dovremo essere pronti. I cinque anni del pnrr finiranno presto e noi dovremo essere in grado di condurre il Paese, con l’Europa e il mondo a grandi obiettivi climatici. Il primo vero milestone è quello del 2030, quando dovremo riuscire ad abbattere le emissioni di gas serra circa del 55% rispetto al 1990, questo è già un obiettivo duro da raggiungere. Poi avremo quello del 2050, in cui dovremo avere il saldo netto dell'anidride carbonica che dovrà essere nullo”.

 

"Vera sfida di Cop26 è garantire equità a paesi emergenti"

 

“Se qualcuno non aderisse all'idea di decarbonizzare, tutti nostri sacrifici verrebbero annullati. L'Europa da sola produce il 9% dell'anidride carbonica che viene prodotta dall'umanità. Se gli altri non partecipano allo sforzo,   il nostro 9% di anidride carbonica verrà facilmente prodotto da qualcun altro, ma le conseguenze di questo eventuale disaccordo le pagheremmo tutti. L’Europa e il mondo si devono presentare uniti e qui c’è un problema anche di equità. Per noi Paesi ricchi avanzati è facile fare uno sforzo per essere più sostenibili, è diverso fare questa richiesta a Paesi che sono in piena curva di crescita come eravamo noi negli anni sessanta. È difficile dire a qualcuno che non può crescere, bisogna trovare criteri compensativi. È la vera sfida di COP26”. 

 

"L’ideologia è nemica del futuro"

 

“Se c'è un nemico del futuro è proprio l'ideologia. È fondamentale capire che la  sostenibilità è un compromesso difficilissimo da trovare tra due istanze diverse, la salute del pianeta e quella degli esseri umani, che non è solo legata alla salute del pianeta, ma anche al lavoro e all'assetto sociale. Non bisogna pensare che fermando tutto salviamo la casa, perché moriremo di fame in una case che è verde. Come approcciare un’informazione terza e una formazione indipendente? Bisogna pensare alle scuole, alle università e ai mass media e analizzare le cose purtroppo nella loro complessità, non c’è una soluzione in cui spingo il pulsante e risolvo il problema”, ha concluso.