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Ultimo giorno di scuola in presenza? A condizione che non sia un alibi

Cronaca

Roberto Palladino

©Ansa

"Non permettiamo che la riapertura delle scuole per un giorno rallenti, anche solo per un istante, il lavoro che deve essere incessante per consegnare agli alunni le aule a settembre in modo permanente, perché nessuno studente italiano sia deprivato di un ulteriore giorno di lezioni". L'opinione del vicedirettore di Sky Tg24 Marco Marini

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Vogliamo concedere agli studenti una passerella finale e un abbraccio simbolico a un metro di distanza? Facciamo pure. L’importante è che quest’ultimo giorno di scuola in presenza fisica non rappresenti un modo per mettere a tacere la coscienza.

 

L’ultimo giorno di scuola non rimargini la ferita, ancora aperta e sanguinolenta, di uno Stato che non ha saputo dare ancora risposta al futuro dell’istruzione in Italia, almeno a breve termine. Non permettiamo che la riapertura delle scuole per un giorno rallenti, anche solo per un istante, il lavoro che deve essere incessante per consegnare agli alunni le aule a settembre in modo permanente, perché nessuno studente italiano sia deprivato di un ulteriore giorno di lezioni. (Tornare in classe per l'ultimo giorno: perché sono d'accordo. L'opinione di Ilaria Iacoviello)

 

La scuola è agenzia di socializzazione fondamentale per una Nazione degna di questo nome. La scuola contribuisce, in una società virtuosa, al meccanismo dell’ascensore sociale, in Italia già fortemente compromesso. La scuola è emancipazione, luogo di confronto e di formazione della personalità, catalizzatore della trasformazione dell’individuo da fanciullo ad adulto.

 

E lo Stato Italiano, sulla scuola, sta rischiando di fallire: l’ultimo giorno dell’anno scolastico 2019-2020 sia in presenza solo se può diventare il giuramento per sancire un nuovo patto sociale, che ponga l’istruzione, finalmente, al centro dell’agenda programmatica di questo e di qualsiasi governo futuro.

 

La pandemia imperversava e abbiamo deciso, molto presto, di chiudere tutto. Va bene, abbiamo obbedito. Ma la nuova normalità non può permettere che la scuola richiuda, anche se fosse per un solo giorno, in futuro. Con il virus dobbiamo convivere, ci hanno spiegato insigni ricercatori e professori delle materie medico-scientifiche. Ecco: non venga in mente a nessuno di “concedere” un ultimo giorno di scuola per poter poi dire in futuro: “avete visto? Abbiamo riaperto, ma poi siamo stati costretti a tornare sui nostri passi”.

Gli spazi nelle aule sono stretti e non permettono di rispettare il distanziamento sociale? Riadattiamo le caserme, gli spazi sfitti, le sedi dei municipi, le chiese, se necessario. Digitalizziamo la burocrazia, facciamo rimanere a casa i lavoratori statali, in lavoro agile, e utilizziamo gli spazi della macchina pubblica per l’istruzione. Facciamo tutto ciò che è necessario affinché la scuola non si fermi mai più.

 

Se la politica vuole riaprire la scuola nell’ultimo giorno dell’anno scolastico per crearsi un alibi, diremo no: lasciamo pure che questo anno termini senza che la scuola riapra i cancelli, se può servire ad azzerare le scuse: che la scuola riparta pure a settembre, ma per non fermarsi mai più. Lo dobbiamo ai nostri figli: una generazione appena nata, che rischia già da ora di nutrire risentimento verso i propri padri, incapaci di trovare una soluzione per garantire Sapere e Futuro.

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