Aveva 82 anni. Neofascista, è stato il fondatore di Avanguardia Nazionale. Collaboratore della dittatura boliviana, latitante per anni, è stato processato anche per la bomba a piazza Fontana. In entrambi i procedimenti è stato assolto
È morto la notte scorsa all'ospedale Vannini di Roma Stefano Delle Chiaie, accusato di concorso in strage nell'attentato di Bologna, processo in cui è stato poi assolto per insufficienza di prove. Neofascista esponente della destra radicale e della destra spiritualista in seno al Movimento Sociale Italiano, è stato fondatore di Avanguardia Nazionale.
Latitante per anni
Nato a Caserta nel 1936, per anni, per sfuggire alla giustizia italiana ha vissuto da latitante dal 25 luglio del 1970, giorno in cui era stato chiamato a testimoniare sul ruolo di Mario Merlino nella strage di piazza Fontana. Fino al 27 marzo del 1987, quando a Caracas venne catturato ed estradato in Italia. "La repressione non ci piega, ci moltiplica", scriveva lo scorso marzo Delle Chiaie sul blog della rinata Avanguardia nazionale. E dietro la recente aggressione al Verano di due giornalisti c'è il sospetto potesse esserci proprio Avanguardia.
Processato per stragi piazza Fontana e Bologna, collaboratore della dittatura boliviana
Ricercato per anni, latitante in Sud America per sfuggire alla giustizia italiana (che poi lo ha scagionato da ogni accusa) Delle Chiaie è stato collaboratore, con il boia di Lione Klaus Barbie, della dittatura boliviana negli anni '80: un gruppo che ha seminato morte e terrore. Una volta tornato in Italia nel 1987 dopo l’estradizione dal Venezuela, è stato processato per la strage di Bologna. Nel 1991, grazie alla concessione del Comune di Roma, ha aperto una “sede” tv di Avanguardia Nazionale. Alle sue trasmissioni hanno presenziato i massimi esponenti della destra, sia nazionale che europea, suscitando non poche polemiche.
Chi era Stefano Delle Chiaie
Conosciuto negli ambienti neofascisti romani come "Er caccola", Delle Chiaie è stato uno dei "fantasmi neri" degli anni della strategia della tensione. Il suo nome è legato alle principali stragi che insanguinarono l'Italia negli anni '70: nel 1982 fu spiccato nei suoi confronti un mandato di cattura per la strage di piazza Fontana del 1969, ma i processi di primo e di secondo grado lo hanno scagionato per "per non aver commesso il fatto". Anche le indagini compiute su di lui nell'ambito della strage di Bologna del 1980, pur appurando rapporti con la P2 e la Massoneria, non accertarono alcuna responsabilità a suo carico per "insufficienza di prove".