In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Strage Viareggio, la donna che rispose al 118 per prima muore alla vigilia della sentenza

Cronaca

L'infermiera raccolse la prima richiesta di aiuto in quella giornata di 10 anni fa che vide 32 vittime. La sua voce e il suo ricordo sono passati alla storia e sono finiti negli atti del processo: proprio giovedì 20 giugno arriva la sentenza di appello

Condividi:

È morta un giorno prima della sentenza del processo di appello sulla strage che dieci anni fa, il 29 giugno del 2009, causò la morte di 32 persone. Lei, Laura Giannoni, l’infermiera del 118 che per prima quel giorno rispose alle telefonate arrivate alla centrale operativa, è stata stroncata da un male: aveva 47 anni ai tempi di quella drammatica giornata, 57 oggi, come ha scritto il quotidiano Il Tirreno, che anni fa aveva intervistato la donna.

Il ricordo di quella telefonata

"Avrei preferito che quelle registrazioni non fossero mai state divulgate – aveva detto la donna al quotidiano di Viareggio anni dopo - e avrei fatto volentieri a meno di questa notorietà". La risposta della donna al 118 non finì solo negli atti del processo: fu trasmessa in audio su tv, radio e siti web e persino inserita in un film che ricostruisce il disastro. Per giovedì 20 giungo è attesa la sentenza nel processo di appello per la strage. (Le richieste della procura generale nel secondo grado di giudizio). 

Giovedì la sentenza di appello

E’ attesa per giovedì 20 giugno, la sentenza del processo d'appello per la strage alla stazione di Viareggio. La procura generale ha chiesto condanne per 17 imputati, accusati a vario titolo, di disastro ferroviario, omicidio e lesioni plurime colpose, incendio. Nove sono amministratori e dirigenti di società tedesche ed austriache che facevano manutenzione sui carri merci in appalto. Tra gli altri otto imputati italiani, c'è l'ex ad di Rfi Mauro Moretti per cui sono stati chiesti 15 anni e 6 mesi, pena doppia rispetto alla condanna del primo grado (7 anni) perché tiene conto anche del suo allora ruolo di Amministratore delegato di Fs.