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Cop27, Unicef: 2 giovani su 5 riconsiderano idea di avere figli per cambiamenti climatici

Ambiente
©IPA/Fotogramma

“Gli impatti dei cambiamenti climatici sono ormai tra noi, ma vanno ben oltre le inondazioni, la siccità e le ondate di calore. Si estendono al nostro stesso senso di speranza”, ha detto il delegato dell’Agenzia a Sharm el-Sheikh. Intanto in Egitto si discute della “finanza verde”

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Continuano a Sharm el-Sheikh, in Egitto, i lavori della 27esima Conferenza annuale dell'Onu sui cambiamenti climatici. Al centro dei dibattiti c’è la finanza e il ruolo che dovrebbe svolgere il settore privato nel fornire fondi ai paesi più vulnerabili alla crisi climatica e messi in crisi da pandemia e inflazione generata dalla guerra in Ucraina. Intanto l’Unicef ha presentato un sondaggio, condotto a livello a globale, secondo cui due giovani su cinque hanno dichiarato di aver riconsiderato l'idea di avere figli a causa dei cambiamenti climatici.

Il sondaggio dell’Unicef

Il sondaggio svolto dall’Unicef, condotto sulla piattaforma U-Report con un totale di 243.512 partecipanti in tutto il mondo, mostra come i cambiamenti climatici stiano avendo un impatto importante sull’idea delle fasce più giovani della popolazione di procreare. I risultati parlano infatti di due giovani su cinque che hanno riconsiderato l'idea di avere figli per questa preoccupazione. Un dato che cresce nelle regioni africane, arrivando a riguardare quasi un giovane su due. "Gli impatti dei cambiamenti climatici sono ormai tra noi, ma vanno ben oltre le inondazioni, la siccità e le ondate di calore. Si estendono al nostro stesso senso di speranza", ha dichiarato Paloma Escudero, a capo della delegazione Unicef alla Cop27. "Soprattutto in Africa i giovani vedono l'impatto che questi shock hanno su se stessi e su coloro che amano e questo sta cambiando i loro piani per il futuro. Ma non deve essere così. Alla Cop27, i leader mondiali devono ascoltare l'ansia dei giovani e agire immediatamente per proteggerli”.

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Oggi il giorno della “finanza verde”

Oggi intanto a Sharm el-Sheikh i lavori sono concentrati sulla “finanza verde”, e su quale ruolo dovrebbe svolgere il settore privato nel fornire fondi ai paesi più vulnerabili alla crisi climatica e messi in crisi da pandemia e inflazione generata dalla guerra in Ucraina. A segnalarlo è una newsletter di Bloomberg, secondo cui nella città egiziana è arrivato l'inviato statunitense per il clima, John Kerry, con un nuovo piano per espandere la vendita di "crediti di carbonio" o "verdi" al fine di promuovere progetti rinnovabili nei paesi in via di sviluppo.

 

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Descalzi: “Cop27 guardi ad ambiente e pure a sicurezza”

Intanto sul vertice sul clima delle Nazioni Unite è intervenuto anche l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi: “Credo che non possa che confermare gli obiettivi climatici ma dovrà tenere conto del breve, del medio e del lungo termine perché adesso abbiamo questo problema di sicurezza energetica, che è contingente”, ha detto nel corso di un’intervista all’Ansa. Per Descalzi la a sostenibilità ambientale "è la priorità ma ci devono essere altre gambe: su una sola gamba si fa fatica a stare in piedi, ci vuole una gamba legata alla sicurezza energetica e poi una gamba che è quella della competitività”. Per l’ad del colosso energetico “se punti solo su una cosa e lasci indietro sicurezza e competitività non riesci più a fare business", "se le cose non si fanno in modo ideologico, possano stare insieme". Descalzi ha poi aggiunto che “dalla Cop27 mi aspetto continuità con la Cop26, sicuramente noi europei continueremo con target molto ben definiti di decarbonizzazione”.

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