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Deforestazione tropicale, il 2017 è il secondo peggiore anno

Ambiente
Una foresta in Indonesia (Archivio Getty Images)

Lo sostengono i dati dell’Università del Maryland pubblicati su Global Forest Watch. Le perdite di alberi registrate corrispondono a 40 campi da calcio, al minuto, per un intero anno

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Il 2017 è stato l'anno peggiore, dopo il 2016, per la perdita di copertura di alberi tropicali. È quanto emerge dai nuovi dati dell'Università del Maryland, pubblicati su Global Forest Watch, applicazione web open source per monitorare le foreste globali quasi in tempo reale.

Lo studio

In totale, i tropici hanno registrato una perdita di 15,8 milioni di ettari di alberi lo scorso anno, un'area delle dimensioni del Bangladesh. In pratica, si legge sul sito del Wri - World Resources Institute, "è l'equivalente di 40 campi da calcio al minuto per un intero anno". La perdita di alberi è raddoppiata dal 2003, mentre la deforestazione nelle foreste pluviali è raddoppiata dal 2008. La nazione più colpita resta il Brasile, seguita da Repubblica democratica del Congo e Indonesia, in cui la situazione è tuttavia migliorata grazie alle azioni del governo. In classifica anche Madagascar, Malesia, Bolivia e Colombia, dove l’instabilità politica ha avuto effetti negativi anche sull’ambiente.

Le cause della deforestazione

Nonostante gli sforzi concertati per ridurre la deforestazione tropicale, la popolazione degli alberi è diminuita costantemente nei tropici negli ultimi 17 anni. Disastri naturali come incendi e tempeste stanno giocando un ruolo sempre più importante, soprattutto perché i cambiamenti climatici li rendono più frequenti e severi. "Ma gli alberi stanno scomparendo prevalentemente per lasciare spazio alla coltivazione di soia, olio di palma e altri prodotti. In molti casi, tuttavia, ci si appropria illegalmente degli spazi delle foreste", ha spiegato  al Guardian Frances Seymour del World Resources Institute.

Conseguenze per il pianeta

La deforestazione facilita anche l’emissione di carbonio e quindi peggiora la situazione del riscaldamento climatico. Ripercussioni a livello globale si sono avute anche sulla fauna selvatica, che negli ultimi 40 anni si è dimezzata, fino a rischiare in alcuni casi l'estinzione. I danni, infine, non si limitano solo all’ambiente: "Con la violenza contro la Terra c’è una crescente violenza anche contro le persone che difendono la vegetazione. Circa 197 degli ambientalisti uccisi nel 2017 appartenevano a gruppi indigeni", ha spiegato Victoria Tauli-Corpuz, relatrice sui diritti dei popoli indigeni presso l’Onu. "Il nuovo report mostra che la perdita degli alberi è pari a meno della metà nelle comunità e nei territori indigeni, rispetto ad altre zone".