L'operazione è scattata questa mattina all'alba contro i presunti membri dell'organizzazione chiamata "Viking" o "Norsemen Kclub International", articolata in cellule locali e presente in numerose città italiane. Secondo gli inquirenti il gruppo gestiva lo spaccio di droga e la prostituzione
Oltre duecento agenti hanno preso parte in due operazioni parallele tra Piemonte ed Emilia-Romagna sfociate in oltre settanta misure di custodia cautelare che hanno smantellato i 'cult', come vengono chiamati i gruppi criminali della mafia nigeriana, 'Vikings-Arobaga' a Ferrara e 'Valhalla Marine' a Torino. Le due organizzazioni, secondo gli investigatori della polizia, erano strettamente connesse, con legami di forte dipendenza dalla casa madre in Nigeria e articolazioni in altre province italiane, in particolare in Veneto (Padova, Treviso e Venezia) ma anche in Lombardia. Il blitz è stato condotto dalle Squadre Mobili di Torino e di Ferrara.
Le indagini
Le indagini, coordinate dalle Direzioni Distrettuali Antimafia delle Procure della Repubblica di Torino e di Bologna, hanno portato all'emissione di 31 provvedimenti restrittivi di natura cautelare e di altri 43 provvedimenti della Direzione distrettuale antimafia di Torino. L'organizzazione era dedita al commercio su strada di sostanze stupefacenti, nonché lo sfruttamento della prostituzione di donne nigeriane. Tra i destinatari delle ordinanze spiccano numerosi personaggi posti al vertice a livello nazionale dell'organizzazione mafiosa.
L'inchiesta a Torino
L'inchiesta torinese è iniziata nell'estate 2018 dalle dichiarazioni della vittima di una aggressione. L'organizzazione criminale era particolarmente violenta ed era solita punire le 'trasgressioni' con una speciale arma da taglio, una sorta di machete, detto Manga e Maga. Il 'cult' (come viene denominato un gruppo criminale) 'Valhalla Marine' è stato smantellato dalla polizia, che ha eseguito un totale di controllava e gestiva in diverse zone di Torino. Una delle peculiarità dell'articolazione torinese dell'associazione era rappresentata dal ruolo delle donne, affiliate mediante rapporti sessuali di gruppo con l'appellativo di 'Queen' o 'Belle'. Tra loro Aisha Osayande, detta 'One Queen', unica delle donne ad assumere sostanzialmente la veste di associata, con l'incarico di controllare le connazionali sfruttate.
L'operazione a Ferrara
Sono 26 gli indagati per associazione di tipo mafioso. L'operazione partita da Ferrara, denominata 'Signal', nasce a fine luglio 2018 da un tentato omicidio di un giovane appartenente a un gruppo rivale, gli Eiye, aggredito con un machete da cinque connazionali in zona Gad a Ferrara. Dopo gli arresti nel 2019 le indagini sono approdate al pm della Dda Roberto Ceroni, per dimostrare l'esistenza nel Ferrarese della mafia nigeriana 'Supreme Viking Arobaga' collegata al network internazionale. In questa fase è stata scoperta la suddivisione gerarchica, con direttive impartite dalla Nigeria e associati vincolati al rispetto della segretezza, affiliati con riti tribali, durante riunioni alla presenza dei capizona, tra Brescia e Veneto. A Ferrara è stata accertata la centralità della figura di Emmanuel 'Boogie' Okenwa, dj di musica afro beat, per le province di Ferrara, Padova, Treviso e Venezia, controllando il territorio e dirimendo le numerose diatribe che scoppiavano tra associati di rango inferiore, occupandosi di spedizioni punitive. Altri personaggi gestivano invece lo spaccio di droga: è emerso un traffico di cocaina, destinata prevalentemente al Veneto, proveniente dalla Francia e dall'Olanda. La droga veniva presa a Parigi ed Amsterdam, grazie all'appoggio di connazionali appartenenti ad una confessione protestante, da squadre di 'corrieri' che rientravano in Italia attraverso i valichi del Monte Bianco e del Frejus. In un'occasione è stato intercettato un carico di circa dieci chili.
Il gip: "Volevano annientare altre comunità"
Il programma degli Arobaga Vikings "era quello di acquisire il controllo del territorio annientando violentemente o mettendo, comunque, in condizione di non nuocere, altre confraternite nigeriane concorrenziali, per acquisire il monopolio sulle attività criminose di interesse". Lo scrive il Gip di Bologna Gianluca Petragnani Gelosi. L'associazione, prosegue il giudice, "è stata in grado di diffondere nella comunità nigeriana di Ferrara, ma anche in altre città, un comune sentire caratterizzato da una forte soggezione di fronte alla forza intimidatrice e prevaricatrice del gruppo, alla quale ha fatto da sponda, quanto meno, una certa omertà". L'ordinanza ricorda, inoltre, che lo scontro tra le due fazioni criminali, i Vikings e i rivali Eiye veniva combattuto anche a 'suon di denunce', perché una denuncia per uno straniero in Italia può significare l'espulsione, il diniego del rinnovo del permesso di soggiorno e via dicendo.
Capo si definiva "il re di Ferrara"
Si definiva "il re di Ferrara", parlando al telefono con altri componenti dell'organizzazione, Emmanuel Okenwa detto 'Boogye', 50enne ritenuto dagli investigatori della squadra mobile il capo all'interno del gruppo Vikings-Arobaga. Un ruolo apicale e ben preciso dentro un'organizzazione gerarchica e piramidale chiara, dove il chairman nazionale italiano è Stanley Amanchukwu detto Chuks, anche lui colpito da una delle 31 misure di custodia cautelare, mentre il 'National', cioé il capo supremo, si trova in Nigeria. Il gruppo, sottolinea nell'ordinanza il Gip, aveva un insieme di rigide regole comportamentali come la sottoposizione a un rito di iniziazione, norme di riservatezza, dovere di esprimersi in modo criptico (le riunioni ad esempio venivano chiamate '36', quanti gli stati della Nigeria), obbligo di obbedienza, di versamento periodico di somme e di sostentare gli affiliati arrestati. Era inoltre previsto l'uso della violenza e di armi bianche, come strumento per risolvere particolari conflitti interni e per affermarsi sugli appartenenti di altre confraternite per la conquista del territorio.
Il sindaco di Ferrara: “Congratulazioni alle forze dell'Ordine”
"Congratulazioni alla polizia, al questore di Ferrara Capocasa, alla Squadra Mobile, al Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine e agli inquirenti per l'importante operazione messa a segno, anche nella nostra città, contro la mafia nigeriana. Grazie a ciascuno dei 200 uomini e donne che hanno collaborato per arrivare al risultato. Da anni segnaliamo il problema della mafia nigeriana ma il sistema politico del Pd, a cui faceva capo la precedente Amministrazione, ha sempre negato, arrivando addirittura ad attaccarci perché abbiamo lanciato l'allarme per tempo. Ora contiamo in espulsioni a raffica: chi ha operato in questo tipo di organizzazioni ed è dedito al crimine non deve tornare nella nostra città", ha detto il sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, commentando l'operazione scattata tra Torino e Ferrara.