"Stories Live - Stefano Bollani", un viaggio lungo i generi musicali
Dal jazz al tango argentino, dalla bossanova alla classica, dal pop alla musica napoletana, passando per Johnny Dorelli, le sigle dei cartoni animati e Jesus Christ Superstar. Il pianista e compositore ci accompagna nei vari stili, partendo dal nuovo album "El Chakracanta", in un’intervista con il vicedirettore Omar Schillaci scandita da esibizioni dal vivo. E non mancano riflessioni sulla fede, i sogni extraterrestri, i ricordi da studente e le confessioni sulle proprie passioni, come quella per Renato Carosone e i fumetti. VIDEO
Il tuo nuovo album è "El Chakracanta"
E' un live a Buenos Aires. Nel disco c'è l’orchestra Sin Fin, un'orchestra di tango argentina che si cimenta sia in tanghi, sia in composizioni.
Cosa significa El Chakracanta?
È un gioco di parole. Mi sono immaginato un personaggio, El Chakracanta, che va per la pampa, volevamo anche rappresentarlo in copertina... I due concerti - il Concerto Azzurro e il Concerto Verde - sono dedicati a due chakra, quello della gola e quello del cuore, che per l'antica filosofia orientale hanno un colore preciso - l'azzurro e il verde - anche se noi occidentali lo rappresentiamo con il rosso. Quindi, come immagini, dovrò dedicare dei concerti anche agli altri chakra, altrimenti si offendono. E non conviene offendere i chakra...
Ci sono anche dei tango, ad esempio citi Astor Piazzolla. Quali sono i rudimenti musicali del tango?
Non sono un tanghero, ma ho molti amici argentini tra cui Diego Schissi e Exequiel Mantega che sono due pianisti molto bravi di tango contemporaneo, uno dei due ha pubblicato un metodo per il pianoforte del tango che consiglio. Il tango ha, innanzitutto, delle caratteristiche ritmiche, ma poi ha tante insospettabili oscillazioni di tempo, come nella musica sinfonica. Il tempo oscilla, si rallenta, si accelera, si ruba da qualche parte per poi restituirlo dall'altra. Questo nonostante sia un genere che si balla, infatti è difficile ballare il tango, perché devi seguire l'orchestra.
I rudimenti del jazz?
Ti posso parlare degli antenati del jazz, il blues e il ragtime. Il blues è una struttura armonica, oltre che un genere musicale, che si riconosce facilmente. Un giro di blues sono 12 battute di solito, che si muovono molto precisamente e su cui si improvvisa: è la nascita del jazz, perché viene da lì l'idea che su una struttura si possano raccontare cose molto diverse. Ogni bluesman racconta quello che vuole su questi accordi e ogni jazzista improvvisa liberamente. Quindi il jazz nasce come variazioni su altri temi e diventa così importante da far nascere l'idea dell'assolo: l'assolo del sassofono, l'assolo del trombettista... Sono tutti nati come variazioni su un tema, proprio come improvvisava Paganini.
C'è un pezzo che potrei definire l'anello di congiunzione tra il jazz e la musica classica, Rhapsody in Blue
George Gershwin scriveva già per Broadway, era di origine ebrea quindi probabilmente aveva il klezmer nel sangue e poi è arrivato anche il jazz. Da questi tre elementi ha tirato fuori questa Rhapsody in Blue, che inizialmente aveva la parte di pianoforte abbastanza libera, improvvisata, perché la suonava lui. Poi, visto il successo, ha scritto anche il resto. Io, quando la suono dal vivo, mi prendo la libertà di improvvisare perché so che anche Gershwin faceva così. Qui c'è molto del jazz nell’atmosfera, nel suono, nell'inizio del clarinetto...
Jazz proibito durante fascismo e nazismo...
Proibito in generale dalle dittature, anche durante il comunismo russo. Proibito perché arrivava dall'America, credo. Se vogliamo fare una psicoanalisi delle dittature, proibito anche perché è una musica portatrice di libertà. E' una cellula sociale interessante, perché tu hai un leader ma in realtà, nel momento dell'assolo, è chi suona ad essere il leader. E quando stiamo suonando insieme, anche il leader segue l'assolo. Siamo tutti in ascolto in un gruppo jazz! Questo mi sembra un buon motivo per censurare un intero reparto di musicisti da parte di una dittatura.
Musica classica: sei partito da qui nel tuo percorso di studi
Ho iniziato a sei anni perché ho detto che volevo fare Celentano e i miei hanno capito che volevo fare il cantante. Non c'erano musicisti in famiglia, così mi hanno proposto un strumento, il pianoforte, che mi è piaciuto subito. Poi a 11 anni ho scoperto che esisteva una musica dove si improvvisava e mi sono entusiasmato.
Ti sei seduto al piano e tutti hanno capito subito che avevi qualcosa in più o lo hai capito tu ?
Io non ricordo di aver pensato che avrei fatto altro nella vita. L'idea era stare sul palco, il pianoforte è stato un amore immediato. Ma questo non ha sostituito l'idea prima o poi di fare il cantante, il presentatore, lo scrittore, il giornalista.
Hai suonato con alcuni dei grandi musicisti del mondo come Caetano Veloso, Pat Metheny e Chick Corea. Ti sei tolto qualunque genere di soddisfazione?
Le ultime sono arrivate in questi giorni con la colonna sonora del film su Renato Carosone. Per me è stato un musicista di riferimento, mi ha fatto innamorare definitivamente del pianoforte perché suonava, cantava e intratteneva: ecco quello che volevo fare! Il Celentano con il pianoforte, cioè Carosone. Avere l'opportunità di realizzare la colonna sonora che segue le sue vicende e interpretare per un piccolo momento il ruolo del suo maestro, avere l'opportunità di rappresentare le mani di Carosone nel film e suonare le sue canzoni esattamente come erano, perché le volevamo preservare, è stato meraviglioso. È stato come ringraziarlo per tutto quello che mi ha regalato.
Hai avuto un rapporto epistolare con lui?
Una lettera. Gli ho scritto a 11 anni, gli ho mandato una cassetta dove cantavo con la vocina fessa in un napoletano improbabile e lui mi ha risposto consigliandomi di suonare il blues, perché è la base di tutto. Mi ha dato un'accelerata, altrimenti prima di incontrare il blues degli anni Ottanta ci sarebbe voluto un po'.
Hai citato la musica napoletana, una delle tue passioni
Sì, adoro il suono della musica napoletana e l’attitudine delle canzoni napoletane: la canzone napoletana classica è un’attitudine di malinconia che alla fine non va tanto lontano dalla saudade brasiliana o dal blues, tanto è vero che Pino Daniele riusciva a fare intersecare il blues e Napoli. Forse perché è nata da gente che sta sul mare… Come anche la musica di Genova e di Lisbona, se ci pensi.
"Il ragtime è stato il mio primo amore da pianista. L'ho scoperto da bambino e ne ero entusiasta"
"Il jazz è una musica portatrice di libertà. Il samba? Brani pensati per far ballare ma sofisticati melodicamente"
"Renato Carosone per me è stato un musicista di riferimento, mi ha fatto innamorare definitivamente del pianoforte"
"Il pianoforte mi è piaciuto subito. Ho iniziato a 6 anni, poi a 11 ho scoperto che esisteva una musica dove si improvvisava e mi sono entusiasmato"
Bollani studente come era?
A scuola stavo nell'ultimo banco. Al conservatorio andavo molto bene, avevo un professore molto bravo e severo che si chiama Antonio Caggiula della scuola pianistica napoletana, che rappresenta un modo di mettere le dita e di studiare la musica particolare, una delle tecniche più diffuse sul pianoforte insieme a quella russa. Gli tenevo nascosto che la notte andavo a suonare nei jazz club, ero un po’ discolo ma facevo di tutto per compiacerlo.
C’è qualcosa che non ti è risultato facile suonare?
Tutto ciò che non mi vedi suonare! C’è una lista molto lunga.
La differenza tra bossa nova e samba?
Ti faccio Luz Negra di Nelson Cavaquinho, un samba degli anni Trenta. Bossa nova è un genere musicale nato negli anni Cinquanta da una mistura di samba e jazz, è un'invenzione colta di Antônio Carlos Jobim e João Gilberto che ha dato la stura a tutta la musica popolare brasiliana. Il samba arriva da prima ed è un clamoroso esperimento sociale che tiene insieme bianchi e neri in Brasile: tutti insieme ballano il samba. E' un'invenzione di fine Ottocento che ha funzionato, è stata una bella mossa: brani pensati per far ballare ma sofisticati melodicamente.
Bollani il maestro, il grande artista, si ritrova improvvisamente in tv
Per me è semplicemente un altro mezzo per arrivare alle persone. Alcuni possono esserti più congeniali e altri più faticosi: a me è congeniale il concerto dal vivo in teatro o in un piccolo club con il pubblico, meno la tv perché non c’è il pubblico. Prima nei programmi tv me la cavavo con poco pubblico, adesso ho fatto di necessità virtù e ho ambientato il concerto a casa, una casa virtuale, dove siamo io e mia moglie Valentina ed è la prima volta in cui sento calore anche se sto recitando in un programma tv.
Hai fatto un programma attualmente in onda con tua moglie Valentina Cenni
L’idea di fare questo lavoro e non vederla per molto tempo non mi piaceva tanto. Invece così stiamo sempre insieme lo stesso.
Vi siete incontrati in aeroporto: primo bacio?
A Palermo. Ci siamo conosciuti a Fiumicino e siamo stati a Palermo alcuni giorni, io suonavo e lei era la protagonista di Aggiungi un posto a tavola. Siamo andati a vedere i rispettivi spettacoli, ci siamo frequentati… C’era Marisa Laurito che inizialmente veniva a pranzo con noi e poi ci ha lasciati soli.
Hai la passione anche per Johnny Dorelli
Quando Valentina mi ha detto che recitava in Aggiungi un posto a tavola ero felicissimo perché non l'avevo mai visto dal vivo e lì recitava con il figlio Gianluca. A me piace fare le imitazioni ma in realtà so fare solo Johnny Dorelli e, soprattutto, Johnny Dorelli che imita gli altri.
Bollani marito come è?
Non lo devi chiedere a me... Mi do un punteggio buono ma non faccio testo. Mi do un voto da 1 a 10: 11!
Bollani papà?
12!
"La tv? E' semplicemente un altro mezzo per arrivare alle persone. Alcuni possono esserti più congeniali, altri più faticosi"
"Ho ambientato il concerto a casa, una casa virtuale ed è la prima volta che sento calore pur recitando in un programma tv"
Improvvisamente da bambino vedi Jesus Christ Superstar: che succede?
Avevo 14 anni, ero cattolico, c’era Gesù in televisione che cantava il rock. E c’erano gli aeroplani che volavano in quel film, in più Giuda era nero e Maria Maddalena raccontava di essere innamorata di Gesù, una cosa che io non avevo ancora sentito dire a catechismo. Così mi sono appassionato.
Qual è la tua canzone preferita?
L’inizio del film, la canzone di Giuda. E' un riff rock spaventoso su cui poter costruire altre canzoni, volendo. Questo arrovellarsi sulla stessa nota è molto funzionale al personaggio di Giuda e ci fa subito entrare nella sua testa che si sta facendo delle domande ma che non va da nessuna parte: come esci da questo loop? Questa è la cosa che mi è rimasta più impressa dopo il film.
Che effetto fa su un bambino?
C’era Gesù che cantava ai suoi discepoli, anziché parlare, e mi è sembrato credibile dal punto di vista storico. Che sia esistito o meno, è una presenza costante nella vita di tutti, nei discorsi, nelle raffigurazioni. Così io ho dato per buono che cantasse, d'altronde anche il Vangelo dice: “Cantiamo le lodi al Signore”, non dice “Diciamo le lodi”. Io sono innamorato di molti canti di chiesa…
La tua dimensione della fede qual è oggi?
Si sta evolvendo. Da bambino sono stato religioso, oggi non aderisco a nessuna religione ma grazie a Valentina ho un mio percorso spirituale, ciò significa che la fede c'entra. Ho una fede grande nell’evento, in quello che sta accadendo, nel presente. Un esempio brutale è ciò che sta succedendo con il coronavirus, che ci mette a confronto con tre paure: la paura della morte, di ammalarsi e di fare del male agli altri. Queste tre paure ce le abbiamo tutti dentro e questo virus è l’occasione di vederle fuori da noi e affrontarle tutti insieme, collettivamente. E' uno sforzo ma questi sono sforzi che sono stati fatti per i diritti civili. Oggi ci sono dei meravigliosi diritti civili, ma per essi hanno fatto fuori, ad esempio, Martin Luther King: sul momento è stata una tragedia, ma poi ha portato a una riflessione.
C’è un altro pezzo che tu hai inciso, Life on Mars: l’artista brasiliano Seu Jorge ne ha fatto una versione splendida mescolando le proprie sonorità e la propria lingua
E’ una canzone bellissima di David Bowie, l’ho incisa una volta. Anche io sono rimasto affascinato da Seu Jorge, ho sentito questi pezzi nel film Le avventure acquatiche di Steve Zissou con Seu Jorge che canta. All’inizio pensi che sia una canzone carina, solo dopo capisci che sta cantando David Bowie in portoghese.
Un’altra tua passione è la vita al di fuori della terra
E' una passione intellettuale, ho letto molti libri sull'argomento. La trovo un’altra bellissima occasione per "estroiettare" qualcosa. Il modo in cui immaginiamo gli alieni da sempre è molto indicativo del rapporto che stiamo costruendo con loro, quindi sarebbe meglio immaginarli migliori di come li vediamo nei film americani. Sono convinto che sia enorme la possibilità di vita là fuori, ci sono persone che somigliano alla parte peggiore di noi e alieni che somigliano alla parte migliore. Mi piacerebbe comunicare con gli alieni. Con alcuni di loro.
C’è un film di Denis Villeneuve, Arrival, che parla del linguaggio e della difficoltà del linguaggio con qualcosa che è altro da noi
E' bello quel film! Il pioniere qui è Steven Spielberg che in Incontri ravvicinati del terzo tipo dice che, probabilmente, se riusciremo a comunicare con gli alieni sarà attraverso suoni, musica, vibrazioni, frequenze. Dopo arriva Villeneuve proponendo che comunicheremo con i simboli. Mi sembra logico anche questo: il cerchio, il triangolo, sono così presenti nelle nostre vite che hanno evidentemente un valore anche simbolico.
Ti racconto una storia e tu me la metti in musica
I cartoni animati sono una tua passione
I fumetti, in particolare. Da bambino amavo Charlie Brown e Mafalda, che consiglio come capisaldi della cultura del Novecento, come tutto quello che ha disegnato Quino . Tra quelli in attività sono un fan, e amico, di Leo Ortolani. Penso che tutto ciò che sta facendo, sia Rat-Man che altro, sia stupendo.
La tua canzone da piccolo?
Il tuo bacio è come un rock. Il mio amore era Celentano di fine anni Cinquanta. Ero retrò come bambino, avevo ereditato la passione per i cantanti milanesi da mio padre: Johnny Dorelli, Tony Renis, Celentano, Gaber, Cochi e Renato…
E' vero che ti piace il silenzio?
Mi sembra necessario, altrimenti la musica non avrebbe senso. Come la musica e il silenzio, la luce e il buio, il bene e il male: c’è bisogno di queste contrapposizioni.
C’è una musica elettiva per te?
Il ragtime è stato il mio primo amore da pianista. Ero un bambino quando mio padre è arrivato a casa con un disco di Scott Joplin e ne ero entusiasta. Avevo 8 o 9 anni e cercavo di riprodurlo, andavo a orecchio, però io lo mandavo a 45 giri invece che a 33… Finché è entrato un giorno mio padre e mi ha detto: “Guarda che lo stai ascoltando sbagliato”, e io sono rimasto malissimo. Mi ero innamorato dell’idea che fosse una musica velocissima. Tuttora, anche se so che il ragtime è una musica che va suonata con calma, perché si gustano i dettagli, quando faccio i bis ai concerti il tempo di un ragtime lo prendo così.
Ti chiedo un ultimo regalo