Francis Ford Coppola

Le interviste del direttore di Sky TG24
Giuseppe De Bellis ai grandi italiani
che hanno saputo raggiungere il successo
a livello internazionale

"Lo scopo dell’arte è quello di mostrare alle persone ciò che accade nelle loro vite e aiutarle prendere decisioni. Quando fai un salto nel buio sai di essere libero. Se ci pensi è l’unico momento in cui sei libero, quando prendi una decisione e ti butti in qualcosa che non conosci, dove non sai cosa succederà, e questo prova che sei libero, perché chi altro lo farebbe? Io l’ho fatto per tutta la vita". (F. F. Coppola)

Francis Ford Coppola, benvenuto a Vite e grazie. Cominciamo da quello che fa oggi: regista, produttore, imprenditore nel mondo del vino e dell’industria dell’ospitalità. Descritto da sé stesso, chi è Francis Ford Coppola oggi?

Direi che sono lo studente Francis Ford Coppola, perché alla mia età i piaceri della vita si riducono: non posso mangiare troppo altrimenti diventerei troppo grasso, non posso bere quanto vorrei altrimenti sarei sempre ubriaco, non posso fare la corte alle altre donne perché mia moglie si arrabbierebbe. Tutto ciò che posso fare è quindi imparare e ascoltare musica, gli unici piaceri di cui si può godere a oltranza senza effetti collaterali. Quindi sono principalmente uno studente e uno dei miei più grandi piaceri è imparare.

Il suo prossimo film Megalopolis uscirà presto. E’ un film che lei ha detto ha richiesto quasi 30 anni di lavoro. Che tipo di film sarà?

Il fatto è che quando ero giovane e la mia barba era scura come la sua, anzi più scura, nel fare film mi sono sempre chiesto quale fosse il tema, in modo che lo stile del film a cui avevo pensato fosse sempre appropriato al tema. Nel Padrino il tema era la successione, quindi ho utilizzato uno stile classico, quasi shakespeariano. In Apocalypse Now il tema era la moralità, un concetto divertente perché ciò che a volte viene definito come morale spesso è immorale. Quindi lo stile di quel film è estremamente ricercato e appariscente.


Francis Ford Coppola durante la celebrazione per il 50esimo anniversario de Il Padrino (Foto: Jon Kopaloff/Getty Images)

Francis Ford Coppola durante la celebrazione per il 50esimo anniversario de Il Padrino (Foto: Jon Kopaloff/Getty Images)

Ho fatto anche altri film e mi sono sempre chiesto quale fosse in una sola parola il tema e ho sempre cercato uno stile che fosse appropriato. Poi ho iniziato a chiedermi quale fosse il mio stile e ho pensato al famoso regista giapponese Ozu, che ha diretto molte commedie e film per teenager, e solo più avanti nella vita ha trovato la sua strada e ha prodotto quel film brillante che è Viaggio a Tokyo, con uno stile molto rigoroso. Quindi ho pensato, magari quello che dovrei fare è pensare a un film da dirigere quando sarò più vecchio. Quindi ho iniziato a prendere appunti, a leggere articoli di giornale, a leggere libri di storia e ho gettato le basi di quello che poteva essere un progetto. Quindi sì, ci ho lavorato per molti anni ma non sapevo cosa fosse all’inizio, era solo il progetto che avrei realizzato quando sarei diventato vecchio. E pian piano mi sono interessato al concetto dell’epica romana perché sin da bambino ho sempre amato le storie epiche dell’antica Roma con i gladiatori, il Colosseo, le legioni romane. Era uno stile molto popolare all’inizio, principalmente perché prima quei film potevano essere prodotti liberamente, non c’erano diritti. C’era Shakespeare, alcuni libri su Cristo, quindi i primi registi facevano film basandosi su quello ma dentro c’era tutto: sesso, battaglie, imperatori malvagi, tutte le cose che rendono un film interessante quindi tutte storie epiche dell’antica Roma. E ho pensato che sarebbe stato divertente dirigere una storia epica romana come Cecil B. Demille.  Ho cominciato a interessarmi a una storia in particolare conosciuta come la congiura di Catilina, dello storico Sallustio, che parla di quando Cicerone ebbe un alterco con un patrizio di nome Catilina. È interessante come chiunque perda la battaglia o la guerra viene sempre raffigurato dalla storia come il cattivo ma sappiamo che non è sempre vero. È solo che chi vince può dire la sua. Quindi quando Augusto, il nipote di Cesare, sconfigge Marco Antonio e Cleopatra, all’improvviso Cleopatra diventa solo questa donna sexy che seduce gli uomini quando in realtà sappiamo che non era nemmeno bella ma era brillante e sapeva essere divertente in 14 lingue. Ma negli eventi storici il nuovo Cesare Augusto ha fatto passare Cleopatra per la cattiva...Così pensando alla congiura di Catilina mi sono chiesto: e se Catilina, che ha perso, avesse portato invece una nuova prospettiva a Roma? E Cesare fosse stato solo il custode delle tradizioni? Inoltre, ho pensato che l’America è la nuova Roma, perché per prima cosa l’America dell’ultimo secolo somiglia molto a Roma, con tutte le guerre vinte e con la sua tecnologia, proprio come Roma, ma soprattutto l’America è stata fondata su un’idea romana perché non voleva un re, quindi ha un senato e un congresso , ha dei senatori e una repubblica, inventata dai romani dopo essersi disfatti del re. E ho pensato che sarebbe stato affascinante produrre una storia epica romana ambientata nell’America moderna come se fosse la nuova Roma ed è più o meno ciò che ho fatto in Megalopolis. Ironicamente alcune cose che nella mia vita avevo deciso di fare molto tempo fa sono poi diventate più rilevanti in epoca attuale e ora quando in America sui giornali leggiamo “Questa è Roma?”, “Perderemo la nostra democrazia?”, “Perderemo la nostra repubblica?” Vediamo che la storia di Megalopolis è diventata molto attuale. Quando uscì La Conversazione, nessuno sapeva cosa fosse un’intercettazione, ma dieci anni dopo ci fu il Watergate e tutti sapevano cosa fosse, quindi penso che questo progetto sia molto rilevante per ciò che sta accadendo in America. Come dice il detto “quando cadrà Roma, cadrà anche il mondo”, la stessa cosa vale per l’America: se l’America cadesse, cosa che potrebbe succedere, e finisse nelle mani di qualche stupido dittatore, quali ripercussioni potrebbero esserci nel mondo? Non lo sappiamo.

Che posto occupa questo film nel suo percorso, nella sua carriera?

È Roma nel 21esimo secolo, il terzo millennio.
Mi sta chiedendo se Megalopolis sarà un capolavoro? Chi lo sa? Tutto quello che so è che amo il cast, ho attori meravigliosi come Adam Driver, Aubrey Plaza, Shia LaBeouf, Jon Voight, e sono tutti eccezionali. Non mi sento sempre così, molto spesso fai un film e ti piacciono certi personaggi ma poi ne sei un po' deluso, invece io li amo tutti. È insolito, è diverso da qualunque film che ho visto di recente, non è mai noioso, ma a parte questo non ho idea di quale sarà il suo destino.

Lei ha detto in un’altra intervista che era un film ottimista. Francis Ford Coppola è una persona ottimista?

Sono più che ottimista. Sono sicuro che noi in quanto esseri umani saremmo in grado di trovare soluzioni a qualsiasi problema ci si presenti se solo lavorassimo assieme, uniti come una grande famiglia (cosa che siamo). Ci sono due aspetti che le persone devono comprendere riguardo noi stessi: siamo homo sapiens, il che significa che esistiamo solamente da 300mila, 400mila anni, siamo noti come homo sapiens ovvero uomini sapienti ma siamo molto più che sapienti, siamo uomini geniali. Bisogna riconoscere quello che siamo in grado fare: è straordinario, è oltre mille volte ciò che qualsiasi creatura intelligente possa fare. So che gli elefanti sono intelligenti, e gli scimpanzè sono intelligenti e i polpi sono intelligenti. Ma non come noi. Noi abbiamo una mente geniale in grado di risolvere qualsiasi problema ci venga posto. Il problema è che in tempi moderni ci è stato insegnato a non pensare a noi stessi come esseri eccezionali ma come esseri imperfetti. Ma questo serve solo a controllarci. Noi siamo eccezionali e non c’è problema che non possiamo risolvere. Io credo in noi e sono pieno di speranza per il bene dei bambini. Ho speranza.

In questo film lei è regista ma è anche l’unico produttore. Perché questa scelta?

E sono anche unico finanziatore di questo film…Oggi non puoi fare qualunque film tu voglia, interessano solo i film come quelli in stile Marvel, tipo The Avengers capitolo 6, queste saghe, come le chiamano. Per produrre un film come questo, che è un film personale, lo si dovrebbe presentare come arte, ovvero lo produco perché voglio produrlo non per dare slancio alla mia carriera, la mia carriera è finita, non ne ho più una, quindi sono disposto a prendere il denaro in prestito da solo per produrre il film che voglio, così non devo sorbirmi gli stupidi commenti dei finanziatori, tipo “magari se facessi questo, se aggiungessi una scena con l’esplosione di un camion, piacerebbe a più persone...” Non devo più ascoltare queste cose, non ho più pazienza per farlo. Preferisco comunque prendere in prestito il denaro e restituirlo in qualche modo.

Ha citato il cast e ha detto che lavora con un cast straordinario. Nella sua vita ha sempre lavorato con star: è difficile dirigere delle star o è più facile?

Beh, io ho spesso a che fare con grandi attori. Ma devo dire che Adam Driver mi ha davvero stupito, è un attore geniale, intelligente, audace, si è buttato in un ruolo molto difficile con immenso talento, ma anche gli altri attori del cast. Alcuni di loro hanno fatto discutere molto, come Shia LaBeouf, ma nel film lui è eccezionale, Aubrey Plaza non è molto conosciuta ma anche lei è eccezionale e John Voight, anche lui molto controverso per le sue idee politiche, ma altrettanto eccezionale nel film. Cosa posso dire, il cast è composto da persone di ogni estrazione politica e sociale, alcune sono state nei guai per il loro comportamento in passato, altre hanno idee politiche diverse da quelle accettate ad Hollywood, ma non sono interessato a queste cose. In un film come Megalopolis sento che possiamo arrivare alle radici della condizione umana. Una cosa è discutere dell’umanità ma guardando tutte le assurdità che stanno accadendo. Oggi il pubblico è molto ironico e ama l’ironia, ma non si può essere ironici su ciò che sta accadendo nel mondo perché è assurdo. Non si può rendere assurda una situazione già di per sé assurda, ciò che sta succedendo nel mondo oggi non ha alcun senso. Eppure lo facciamo, perché? Perché ci facciamo ingannare da coloro vorrebbero controllarci e sminuiscono ciò che siamo. Noi siamo geniali e per questo siamo in grado di risolvere qualsiasi problema. E io ci credo davvero con tutto il cuore.

Nel corso della carriera il suo processo creativo è cambiato?

Mi piace pensare di aver imparato di più. E ho imparato di più a evitare cose inutili.  Molte delle attività umane oggi sono inutili. La maggior parte dei lavori non sono necessari, esistono solo perché sono sempre esistiti. Molti comportamenti non sono necessari. Siamo un’unica famiglia umana, perché non dovremmo trattarci così?  Tu sei mio cugino...e ovviamente anche palestinesi e israeliani sono cugini ma si sa, la guerra civile è la peggiore perché è una guerra tra cugini, tra fratelli, ma ormai l’essere umano dovrebbe essersi evoluto oltre queste cose e se non lo faremo adesso ci estingueremo. Ma credo che riusciremo a superare questa fase, sono molto ottimista sul futuro. Forse a volte nei momenti difficili ci si fanno domande difficili, come “Perché stiamo facendo questo?”, “La società in cui viviamo è l’unica possibile?”, se solo parlassimo in questo modo, senza timore di porre domande, “Esisterà sempre il denaro?” forse no, “Cosa sarebbe meglio del denaro?” Ci è permesso fare queste domande? Perché se ci è permesso allora siamo in un’utopia. Perché un’utopia è proprio questo.

Ha un metodo per stimolare la sua creatività?

Sì, pensare. Pensare senza timori. Si può fare un film come questo? Può questo film porre delle domande che normalmente non si potrebbero fare per paura di offendere qualcuno? Pensare senza aver paura di fare la domanda sbagliata, possiamo chiedere qualunque cosa

Ha firmato tra i più grandi capolavori della storia del cinema: ha capito subito che potevano essere dei gioielli?

Io ero sempre nei guai, cercando di risolvere ciò che sembrava un disastro. Molti dei miei film che ora vengono considerati dei buoni film furono odiati dal pubblico che li vide per la prima volta. Spesso mi piace dire che le cose per cui si viene licenziati da giovani sono le stesse per cui si riceve un premio alla carriera quando si è vecchi. La cosa che ti ha fatto licenziare è spesso la stessa che poi ti fa ottenere un riconoscimento alla carriera. Per esempio l’incipit di Patton. Io fui licenziato alla prima di quel film. Eppure adesso è considerata una delle migliori prime che un film abbia mai avuto. Quindi cosa posso dire? Il cinema cambia col tempo, tutta l’arte cambia col tempo, ma il ruolo della nostra arte è proprio quello di far luce sulla vita contemporanea di modo che le persone possano vedere. Lo scopo dell’arte è quello di mostrare alle persone ciò che accade nelle loro vite e aiutarle a prendere decisioni. Quindi se l’arte diventa qualcosa che serve solo a far soldi, allora non è più cinema ma intrattenimento, che va anche bene. Mi piace l’intrattenimento.

C’è qualcosa che quando comincia a raccontare una storia attrae la sua attenzione più di altri? Un personaggio, un’immagine, una battuta?

C’è sempre qualcosa a cui non si riesce a smettere di pensare. Io iniziai ad interessarmi alla congiura di Catilina perché me la immaginavo ambientata a New York con Cicerone nel ruolo del sindaco di New York, e Catilina nei panni di Robert Moses, un uomo che in certi ambiti ebbe molto potere sulla città, e ho pensato “E se la congiura di Catilina accadesse in tempi moderni in America?” Non riuscivo a togliermi quell’idea dalla testa, continuavo a pensarci e la gente mi chiedeva “Perché vuoi fare un film su Roma in America? Che senso ha?” Beh, oggi sembra più pertinente.

Francis Ford Coppola con la moglie Eleanor, i figli Roman e Gian Carlo e la figlia Sofia, in uno scatto del 1975

Francis Ford Coppola con la moglie Eleanor, i figli Roman e Gian Carlo e la figlia Sofia, in uno scatto del 1975

La digitalizzazione aiuta o no la creatività?

Beh devo dire che l’arte, e il cinema, che è un tipo di arte, e la letteratura, anch’essa un tipo di arte e cosi via, cambiano di continuo. Per esempio prendiamo il cinema francese: dopo la seconda guerra mondiale c’era già una cultura cinematografica francese, dei registi, degli attori eccezionali ma i critici più giovani come Truffaut e Godard, reagirono a quei film francesi che erano popolari in quegli anni, con un nuovo tipo di cinema e noi tendiamo a conoscere solo quel nuovo genere di cinema, e i suoi nuovi attori. Ma ce n’era uno in precedenza che era molto apprezzabile:  film come Fanfan La Tulipe, La Ronde, o i grandi attori francesi come Gérard Philipe, erano di un’altra era. Quindi in ogni tipo di arte c’è sempre più interesse…pensiamo all’accademia francese e a tutti i pittori di successo che ne uscirono come Matisse, Picasso, Manet, Monet, tutti loro erano considerati dei ribelli e quindi nessuno conosce i pittori del periodo classico ma tutti conoscono Monet, Matisse ecc…e la stessa cosa avviene nel cinema. Apocalypse Now all’inizio fu considerato strano e poco ortodosso, il pubblico non impazziva per quel film ma col tempo sempre più persone andarono a vederlo e adesso è considerato un grande film. Ma all’inizio non lo consideravano granché. Io stesso non ne ero molto convinto, ero preoccupato di come avrei restituito i soldi presi in prestito per produrlo…Quindi voglio dire che l’arte, il cinema…lei ha figli?

Sì, due.

Quanti anni hanno?

14 e 11.

Bene, allora un giorno, si spera, lei avrà anche dei nipoti. E il cinema che vedranno i suoi nipoti io adesso non riesco nemmeno ad immaginarlo. Sarà totalmente diverso. Si useranno strumenti che non possiamo neanche immaginare. Le persone collaboreranno da parti del mondo lontane, forse ci sarà il cinema in diretta, non lo so. Ma voglio saperlo. Perché sarà bellissimo e profondo e potente. E non possiamo neanche immaginarcelo adesso. L’arte funziona così.

Lei, abbiamo detto prima, ha firmato i più grandi capolavori della storia del cinema. Come pensa sia riuscito a replicare tante volte un successo così forte e così diffuso in tante culture e in tanti Paesi diversi?

Beh, non l’ho fatto in realtà. Ho avuto anche io i miei fallimenti all’epoca ma fortunatamente alcuni dei miei film vengono guardati con maggior interesse oggi rispetto ad allora. Ma anche oggi abbiamo dei grandissimi registi ancora in vita che continuano a fare dei grandi film: Martin Scorsese ad esempio, e, sebbene abbia fatto molto discutere Roman Polanski, ce ne sono molti… Steven Spielberg… sono in tutto il mondo. Io ho avuto il grande onore di conoscere Federico Fellini e lui era straordinario. Oggi un giovane verrebbe da te, ti stringerebbe la mano e ti direbbe: sono uno studente di cinema. Ma io all’epoca avrei potuto trovarmi sulla stessa strada di Fellini e non avrei mai osato andare lì e presentarmi. Ma ce ne sono stati tanti di grandi registi. Alcuni li ho conosciuti, alcuni tra i più grandi. Franco Rossi per esempio. Ma davvero i grandi registi italiani sono moltissimi, non bastano tutte le dita delle mani e dei piedi per contarli. Io ne potrei nominare almeno 50. Pietro Germi, Antonioni, Lattuada, e il padre di tutti: Rossellini. È stato l’unico ad accogliere nuovi talenti sotto la sua ala.

In una scena di The Offer, la serie, c’è un giovane Francis Ford Coppola che convince Al Pacino a fare una scena chiave con un trucco nel bagno. Il regista, il grande regista, deve essere anche un po’ psicologo?

Beh, credo si debba avere una comprensione degli esseri umani se si vuole fare letteratura sul comportamento umano. In The Offer nulla è realmente accaduto nel modo in cui lo si vede, è un racconto di fantasia, avrebbero dovuto cambiare tutti i nomi, ma certo, voglio dire, cosa c’è di più interessante della psicologia tra gli esseri umani? E l’amore? il modo in cui esprimiamo amore? L’amore ha così tante dimensioni. Se non fosse per l’amore tra un uomo e una donna, la letteratura non esisterebbe. Tutte le grandi opere a ben vedere sono sempre basate su qualche storia d’amore.  Anche in Guerra e Pace,  probabilmente la più grande storia d’amore che sia mai stata scritta, con Nataša e le sue difficoltà… quindi gli esseri umani, la nostra capacità di amare così appassionatamente e meravigliosamente, di amare i nostri figli, i nostri genitori, il nostro coniuge, di amare in generale… l’amore è una forza ben più grande di quanto crediamo nell’universo. Gli scienziati quantistici scoprono di continuo cose che noi diamo per scontato come la gravità, tutti conosciamo la gravità, se lasciamo una cosa quella cade per terra. Ma questo non torna se si considera il mondo delle particelle subatomiche , e lo stesso vale per la luce, e forse anche per l’amore. E scommetto che a un certo punto a qualcuno verrà in mente di dire che  l’amore è una particella oppure quando si parla di materia oscura, energia oscura, loro dicono “non sappiamo cosa sia perché non c’è interazione con questa materia” …..E magari è l’amore”. Sono convinto che l’amore sia una forza più potente di quanto possiamo immaginare e che abbia a che fare con il cielo.

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Francis Ford Coppola gira il remake de "La Sortie de l'Usine" durante l'11° Film Festival Lumiere del 2019 (Foto di Stephane Cardinale - Corbis/Corbis via Getty Images)

Francis Ford Coppola gira il remake de "La Sortie de l'Usine" durante l'11° Film Festival Lumiere del 2019 (Foto di Stephane Cardinale - Corbis/Corbis via Getty Images)

Lei è sempre stato nel corso della sua carriera a suo agio con il successo?

No, mi sembra sempre di fallire. A volte ho la strana capacità di fallire al contrario ma non capisco come. Cerco sempre di fare ciò che posso nel miglior modo possibile ma quando fallisco lo avverto, poi magari sono fortunato e qualcuno guarda il film dopo un pò di tempo e dice “beh non era poi cosi male” ma no, non mi sono mai sentito a mio agio … Sa, tutti abbiamo dei talenti, essere un buon regista non è mai stato il mio , ma ho altre qualità . Primo: ho un’ottima memoria.
Secondo: sono disposto a lavorare e rilavorare qualcosa anche mille volte se necessario. E terzo: riesco quasi a vedere il futuro, anche se nessuno mi crede. Ma non ho mai avuto il dono come Steven o Roman o William Wyler…Conosce William Wyler?

Sì.

Lui era il nipote del proprietario di una casa di produzione. Come ha fatto a produrre film così straordinari ? Aveva un dono. Quello è un dono. Anche io ho dei doni, magari non quelli che avrei voluto, avrei preferito questo dono. Mia figlia Sofia ha quel dono di saper fare film, io no.

E se non è a suo agio, come ha gestito il successo?

Beh, l’ho gestito come gestivo i fallimenti. O cercavo di risolvere gli effetti del mio fallimento oppure cercavo di accettare il mio successo, che a volte era difficile da credere.

I suoi film continuano a essere visti dopo tantissimo tempo. Come la fa sentire questa cosa?

Beh, è molto interessante. So che è vero perché ne vedo il ritorno economico e so che se produci qualcosa che la gente guarda per 50 anni , per 60 anni, alla fine si ripaga da solo. Ed è successo. Diversi miei film vengono visti ancora oggi. Sicuramente la saga de Il Padrino, Apocalypse Now, anche Dracula viene visto ancora oggi, quindi ho pensato che potrebbe succedere la stessa cosa anche con Megalopolis, indipendentemente dall’opinione che la gente ha all’inizio perché secondo me in quel film c’è abbastanza da volerlo vedere per molti anni e da voler vedere cosa c’è realmente dentro, perché ci ho messo un sacco di cose che si comprendono solo col tempo. Ovviamente non so cosa succederà, non l’ho mai saputo con nessuno di questi film, ma mi fa piacere sapere che le persone tendono a guardare i miei film per molti anni perché cosi si hanno migliori possibilità… L’unico regista che conosco che ha davvero preso in prestito i soldi e ha prodotto il film che voleva è stato il grande Jacques Tati quando ha fatto…non ricordo se fosse The City…o Trafic..ad ogni modo, il suo ultimo film. Lui prese in prestito il denaro.. è il film è un capolavoro,  ma all’inizio non incontrò il favore del pubblico, e lui perse tutto. Perse la  casa e morì squattrinato. Ma è stata l’unica volta nella storia che un regista si è personalmente indebitato. Tutti parlano di ciò che vogliono o non vogliono fare, però vogliono sempre che sia qualcun altro a metterci i soldi. Loro non lo fanno mai, anche se alcuni ne hanno abbastanza. Ma Jacques Tati lo ha fatto e io l’ho sempre ammirato. Amo i suoi film. Ma come si chiamava quello ? Non era Trafic, non ricordo ma davvero un gran film, lo consiglio.   

Quanto è importante il rischio nel suo lavoro?

Il rischio è un elemento della creatività. C’è una scena nel film in cui Adam Driver dice “quando fai un salto nel buio sai di essere libero” e se ci pensi è l’unico momento in cui sei libero, quando prendi una decisione e ti butti in qualcosa che non conosci, dove non sai cosa succederà, e questo prova che sei libero, perché chi altro lo farebbe? E io l’ho fatto per tutta la vita. Non so perché, è nella mia personalità.

Qual è il suo rapporto con l’Italia oggi?

Quando ero piccolo, mia madre mi diceva “Francis, tu sei americano e l’America è il più grande paese del mondo” e mio padre mi diceva “Ma non dimenticare che sei anche italiano e l’Italia ha prodotto alcuni tra i migliori capolavori artistici in tutti i campi: nella musica, nella pittura, in tutto…” e io pensavo “Wow, è meraviglioso, sono italiano e americano, sono entrambi, ho il meglio di entrambe le cose” e la penso ancora così. L’America è un paese meraviglioso e l’Italia è straordinaria, fenomenale, ed essere un italo-americano significa avere il meglio di entrambi i mondi.

E questo ha influito nella sua carriera?

Questo spetta gli altri dirlo, sicuramente mi ha spronato ad avere rispetto per il grande e meraviglioso lavoro che l’Italia ha fatto non solo nella musica, nell’arte e nella scultura, ma in tutto: macchine, elicotteri, forni, telescopi… qualunque cosa prodotta dall’Italia è sempre la migliore al mondo…tranne i governi.

C’è qualcosa che non ha ancora fatto e che vorrebbe fare?

Morire. Quello è interessante. La morte è interessante perché morire non è così male per la persona che muore, ma lo è per le persone che la amano. Essere stupidi è la stessa cosa, se sei stupido tu non lo noti , ma lo notano le persone che ti conoscono e ti amano. 

Delle sue idee e del suo lavoro cosa pensa pensa possa ispirare di più?

Penso di avere un amore profondo nei confronti dell’umanità, amore e rispetto per quello che l’essere umano è e per ciò che può realizzare, e ho piena fiducia nel fatto che possiamo risolvere qualsiasi problema ci si presenti.