Parole, parole, parole
Quali sono i termini più usati nelle canzoni di Sanremo? Corpo, emozioni, luoghi: la realtà attraverso i 74 anni del Festival
Ci sono le feste nazionali. Più o meno comandate. E poi c'è Sanremo, che è un rito collettivo e, giunto alla 74esima edizione, possiamo anche considerarlo una lente attraverso la quale guardare l'Italia. Perché nei brani del Festival si depositano e si accumulano nel tempo frammenti di società, briciole di cultura, campioni di costume e relative evoluzioni (o involuzioni). E questi pezzettini di Belpaese restano lì, sotto forma di parole, a disposizione di chi li vuole raccogliere e rimettere insieme, magari attraverso numeri e grafici. Per divertimento, innanzitutto, ma anche per il gusto di scoprirci dentro (o anche solo di vedere confermato) qualcosa sull'Italia di ieri, di oggi e, chissà, forse anche di domani.
Il corpo
"Per i tuoi occhi a fanale
Ti ho presa sulle spalle
E ti ho sentita volare
Con le mani nel fango
Per cercare il destino"
Ermal Meta, "Un milione di cose da dirti", 2021
"Cuore" fa rima con "amore", lo sappiamo. E non c'è niente più sanremese di questa accoppiata. Non stupisce dunque, se guardiamo agli elementi del corpo che appaiono con più frequenza nelle canzoni del Festival, trovare più spesso proprio l'organo che fa scorrere il sangue. Può essere "matto" come lo definiva Little Tony nel 1967, o "di bambino" come per Paolo Riviera nel 1980, o ancora "spento" secondo gli Elite ("Malinconia d'Ottobre", 1990) ma sempre cuore è. Risultato: sono ben 841 le canzoni sanremesi in cui compare, dal 1951. Subito dietro, a rispettosa distanza, gli occhi e le mani.
Le emozioni
"Zingara,
Dimmi pure che destino avrò
Parla del mio amore,
Io non ho paura
Perché lo so che ormai
Non m’appartiene"
Iva Zanicchi - Bobby Solo, "Zingara", 1969
Si diceva del cuore. E dell'amore. E proprio l'amore - guarda te - è il sentimento più cantato al Festival di Sanremo. Anche qui sai che sorpresa, eh? Sono ben 1.131 le canzoni che in oltre 70 edizioni hanno incorporato il termine nei propri testi. Amori "stupidi" e anche "inutili" per Francesco Renga e Nick ("Pazzo di te", 2024). Amori "perduti", come quelli di cui parla Nilla Pizzi nel 1951 ("Grazie dei fior"). E poi amori che "cadono giù" (Sandro Giacobbe, 1990), "a muso duro" (Marco Masini, 1990), dallo "strano sapore" (Al Bano, 1999) o semplicemente "feriti" (Toto Cutugno, 2008). E chissà forse l'amore può provocare felicità (termine presente in 124 brani) ma anche fare paura (292 brani) , fatto sta che proprio "felicità" e "paura" sono le emozioni più citate dopo quella provocata da Venere e suo figlio.
Media
"Donne du du du in cerca di guai
donne al telefono che non suona mai
Donne du du du in mezzo a una via
donne allo sbando senza compagnia"
Zucchero - Randy Jackson Band, "Donne", 1986
Il tempo passa e i mezzi di comunicazione insieme ai mass media sono spesso i migliori rilevatori dei cambiamenti delle tecnologie, dei costumi e dei consumi. Se poi è vero che le canzoni del Festival sono spugne che assorbono le caratteristiche della società circostante, allora gli strumenti con cui comunichiamo e gli spettacoli con cui ci intratteniamo presenti nei testi di Sanremo raccontano qualcosa di noi. Ci ricordano, per esempio, quanto recenti sono alcuni mutamenti. Per esempio, le serie tv ancora languiscono al cospetto dei film e del cinema e il web resta ben staccato dalle lettere (quelle cartacee). Dopo tutto, non dimentichiamolo, il Festival ha trascorso la maggior parte della sua storia in un'era analogica e le statistiche non possono che confermarlo.
Stagioni
"Estate, autunno, inverno
e poi la primavera
Ad aspettare che ti capiti la svolta
Che la fortuna bussi un giorno alla tua porta
Ci vuole culo per riuscire a navigare"
Concido, "Ci vuole K...", 2005
Qualcuno dice che non esistono più le mezze stagioni. Sarà. Ma intanto a Sanremo è proprio una stagione di mezzo, la primavera, a solleticare più di tutte l'ingegno dei parolieri e la voce dei cantanti. In primavera, dopo tutto, rinverdiscono le foglie, come ci ricordava Achille Togliani nel 1951 ("Sedici anni") e sbocciano le rose ("Giselle", Patrizia Bulgari, 1991). La primavera, sempre lei, porta un "vento felice" ("Ora vivo", Francesco Banti e Dino Drusiani, 1970) e peccato solo che sia così "breve" (Pino Donaggio, "Giovane giovane", anno 1963). A volte questa stagione è "zingara"("Cavallo bianco", Paolo Riviera, 1980), si accompagna ad un "sensuale rito" ("La prima stella della sera", Matia Bazar, 1988) e si colora di "lilla" (Veronica De Simone, "Nuvole che passano", 2014). Attenzione però: come ben sappiamo la primavera può rivelarsi anche terribile, anzi "maledetta". Per informazioni chiedere a Loretta Goggi (1981).
Trasporti
"Ma verrà un giorno
che ritornerò ancora qui
e sentirò l’amico treno
che fischia così, 'wa wa'!"
Adriano Celentano, "Il ragazzo della Via Gluck", 1966
Qual è il mezzo preferito per spostarsi o per sognare di spostarsi o anche solo per sognare? Secondo le canzoni presentate nelle 74 edizioni del Festival non c'è dubbio: si tratta del treno. Seguito dalla macchina e poi dai mezzi di trasporto marini (nave e barca assieme). Più indietro - e forse un po' sorprende - le due ruote. Sia quelle meccaniche (moto, vespa e motorini), sia quelle a pedali come la bicicletta. Staccatissimi, in fondo alla classifica, i mezzi pubblici cittadini: autobus e taxi. Sarà colpa del traffico urbano, ma evidentemente non accendono la fantasia sanremese.
Opposti
"Fai bene e fai male
Quanto bene e male
Nel bene e nel male
A me resta il bene,
a te resta il male"
Madame, "Il bene nel male", 2023
A Sanremo, la città, c'è un clima mite e temperato. Lo dicono pure i libri di scuola e lo confermano i fiori che colorano abbondanti quella parte di Riviera ligure. A Sanremo, nelle canzoni, fa invece decisamente più "freddo" che "caldo". Inoltre, è "giorno" leggermente più spesso che "notte", mentre la "vita" trionfa sulla "morte" e il "bello" ha la meglio sul "brutto". Più serrata la contesa tra gli eterni rivali "bene" e "male" (il primo è in leggero vantaggio ma siamo lì). "Guerra" e "pace" se le danno di santa ragione senza che una prevalga nettamente sull'altra e "inferno" e "paradiso" duellano alla pari. Quanto a "uomini" e "donne", i primi complessivamente hanno la meglio ma (vedi sotto) non è escluso che le cose possano cambiare nel prossimo futuro. .
Le città
"E chi l’ha vista mai
e zitta e zitta poi
la nevicata del cinquantasei
Roma era tutta candida
tutta pulita e lucida
tu mi dici di sì
l’hai più vista così"
Mia Martini - Mijares, "La nevicata del '56", 1990
Roma? E' una "città di mare". Almeno secondo Fulminacci ("Santa Marinella", 2021). Chiaramente è "eterna" ("Italia", Mino Reitano, 1988), ma può rivelarsi anche "candida". Parola di Mia Martini che nel 1990 ricordava la nevicata del '56 che imbiancò la Capitale. Napoli invece "balla" ("Un disco dall'Italia" interpretata da Gino Latella, 1952) e si presenta "tutta d'oro" (Nilla Pizzi, "Oro di Napoli", 1951 ). Il Festival si tiene a Nord ma sono due città del Centro e del Sud, Roma e Napoli, a comparire più spesso nei testi dei brani della manifestazione. Seguite da Milano e Venezia in una geografia che pare seguire l'importanza istituzionale, culturale, economica e turistica del nostro Paese. Con tanto di omaggio alla località ospitante. Sì, tra le città più menzionate (3 canzoni) compare pure Sanremo.
Le parole del 2024
"Senti il mio cuore fa così boom boom boom
Corro da te sopra la mia vroom vroom vroom
Prendi la mira baby click boom boom boom"
Rose Villain, "Rose Villain", 2024
La parola più presente nei testi delle canzoni di Sanremo 2024? No, non è "amore" (anche se è ben piazzata con 16 occorrenze). E neanche "vita" (che si difende con 24 presenze). E neppure "bene" (anche lei ferma a 24). Il termine più utilizzato è "boom". Tutto merito di una sola canzone, "Click Boom" di Rose Villain che la ripete ben 37 volte. E se il successo di questo termine inusuale è una sorpresa, non è però la prima volta che fa capolino a Sanremo. Lo avevamo già incontrato nel 2021, grazie a "Mai dire mai (La locura)" di Willi Peyote. E pure, qualche anno prima, nel 1988 precisamente, in "Andamento Lento" di Tullio De Piscopo. A volte ritornano. Col botto, anzi col "boom".
Parole nel tempo
"Perché innamorato son di te,
che fai soffrire questo cuore
che solo per te ruberebbe cielo e mare!"
Oscar Carboni, "Perché le donne son belle", 1952
Come cambia la frequenza delle parole nelle canzoni di Sanremo nel tempo? Qui di seguito si può osservare e confrontare l'andamento di alcuni termini (attenzione: termini in questo caso, non canzoni) dal 1951, prima edizione del Festival, al 2024, 74esima edizione. Per rendere le curve del grafico meno oscillanti e dunque permettere di apprezzare meglio le tendenze, le linee mostrano la media mobile della frequenza di ciascuna parola ogni 10 edizioni. Vale a dire: ogni punto sulle linee visualizza la media delle occorrenze della parola in questione negli ultimi dieci appuntamenti della manifestazione canora.
I dati
I dati sul numero di canzoni in cui compaiono i vari termini sono frutto di elaborazoini di SkyTg24 dai dati del sito Le parole di Sanremo.
I dati sulla frequenza delle parole nel tempo sono frutto delle elaborazioni di Luca Piroddi, che cura il sito Le parole di Sanremo.