America Contro
Viaggio nel Paese della rabbia
Un anno dopo l'assalto a Capitol Hill e pochi mesi prima delle elezioni di midterm gli Stati Uniti sono sempre più polarizzati. Il Paese teme il peggio, in uno scenario inquietante che appare un monito per tutto l'Occidente. La democrazia è a rischio.
È possibile una seconda guerra civile americana? Solo a scriverlo sembra un'esagerazione, eppure ipotizzare un nuovo conflitto non è più così peregrino. Lo fanno storici, analisti e politologi, e lo fanno a ragion veduta.
Forse Zogby non è tra gli istituti di ricerca più affidabili, ma il suo sondaggio è indicativo: quasi un americano su due ritiene probabile un nuovo conflitto.
Barbara Walter, autrice del libro "How Civil Wars start", sostiene che lo scoppio di una guerra civile dipenda dalla presenza di alcuni elementi: una democrazia le cui istituzioni siano indebolite; divisioni razziali, etniche o religiose che tocchino in maniera profonda l'identità nazionale; un gruppo sociale un tempo dominante che si senta messo in disparte; cittadini che abbiano perso fiducia nella capacità delle autorità di risolvere i problemi.
Un'altra esperta di questi temi, la professoressa Monica Duffy Toft, ha idee simili a quelle della collega. In un articolo per Foreign Policy ha scritto che tutte le guerre civili contemporanee condividono almeno tre caratteristiche: scoppiano all'interno di entità territoriali che hanno già affrontato conflitti simili in passato, si verificano nell'ambito di società estremamente polarizzate, sfruttano una faziosità ideologica tale per cui l'avversario viene percepito come un pericolo per il Paese.
"Siamo nelle fasi iniziali di una nuova guerra civile"
Noam Chomsky
"Gli Stati Uniti si stanno infilando nella peggiore crisi politica e costituzionale dai tempi della Guerra Civile"
Robert Kagan
Aprescindere da quale delle due vi sembri la lettura più azzeccata, entrambe tracciano un perfetto identikit dell'America di oggi. Un Paese in crisi di identità.
Oggi negli Stati Uniti esistono due Americhe, l'una convinta che l'altra stia distruggendo il Paese dalle fondamenta. Vista l'esile maggioranza, il Congresso è ridotto per i democratici a un pantano in cui si rimane facilmente bloccati, Biden è in affanno e fatica ad affrontare temi caldi come Covid, inflazione e immigrazione, la Corte Suprema a maggioranza conservatrice potrebbe prendere nei prossimi mesi decisioni cruciali su temi sensibili come l'aborto, il diritto al voto e il controllo delle armi.
Il trend demografico riduce anno dopo anno l'influenza del gruppo finora dominante, quello dei protestanti bianchi, e non tutti la prendono con filosofia, mentre la diffusione dei social e il loro effetto polarizzante contribuisce pesantemente alla disinformazione e al complottismo. In questo contesto la pandemia ha avuto un effetto devastante, generando insicurezza, affossando l'economia e restringendo le libertà personali. L'incertezza genera paura, la paura produce rabbia e la rabbia sfocia spesso nella violenza. Secondo un sondaggio del Public Religion Research Institute un repubblicano su tre e un democratico su dieci pensano che, vista la situazione del Paese, i "veri patrioti" potrebbero dover ricorrere alla violenza.
"Oggi la nostra grande Nazione vacilla sull'orlo di un abisso che si fa sempre più profondo"
Jimmy Carter
"Le nostre istituzioni democratiche stanno attraversando un momento di crisi che è senza precedenti"
Francis Fukuyama
I mali dell'America sono comuni a buona parte dell'Occidente. Chi potrebbe oggi definirsi al riparo dalla disinformazione, dalla faziosità o dagli effetti della pandemia? La differenza la fa il modo in cui la politica sfrutta la situazione.
Donald Trump non ha mai riconosciuto la vittoria di Biden, nonostante le accuse di brogli rivolte ai democratici siano state dichiarate infondate più volte e in varie sedi. Buona parte dell'elettorato repubblicano (i numeri variano a seconda dei sondaggi, ma si tratta comunque della maggioranza) ritiene che le presidenziali siano state viziate da irregolarità. Le critiche al sistema elettorale minano la fiducia nel voto, e adesso una buona percentuale di americani guarda alle urne con scetticismo.
I tentativi trumpiani di ribaltare l'esito del voto del 2020 sono falliti, ma i fedelissimi dell'ex presidente hanno imparato la lezione e negli Stati governati dal Grand Old Party si stanno impegnando in questi mesi per avere vita più facile alle elezioni di midterm, quest'anno, e soprattutto alle presidenziali del 2024. Come? Ridisegnando ad hoc i distretti elettorali, varando leggi che limitano l'accesso al voto, cercando di rendere meno temeraria la contestazione in caso di esito sfavorevole. Tattiche in buona parte già viste in passato, e non solo a destra, ma mai adottate in maniera così strutturata e convinta. Intanto c'è chi va addirittura oltre, e invece di concentrarsi su come battere l'avversario pensa al modo migliore per separarsi da lui. Definitivamente. Non a caso l'hashtag #NationalDivorce ha goduto di recente di un certo favore su Twitter.
E ora? Non possedendo una sfera di cristallo siamo costretti a baloccarci con le ipotesi, tutte ovviamente passibili di smentita.
Primo. L'appeal di Trump sulla base repubblicana e le sue capacità nella raccolta fondi, unite alle difficoltà di Biden su vari fronti, influiscono sulle elezioni di midterm: i democratici perdono la maggioranza al Congresso.
Secondo. Trump si ricandida e ottiene la nomination repubblicana. Un parlamento ostile aggrava le difficoltà di Biden. D'altra parte, però, la presenza di Trump funge da catalizzatore per i democratici, che come nel 2020 si ritrovano compatti nell'obiettivo di sbarrargli la strada.
Terzo. Si arriva alle presidenziali del 2024 in una situazione di equilibrio. L'esito è incerto, oppure c'è un vincitore di misura. Scattano i ricorsi, soprattutto se il vincitore dovesse essere il candidato democratico. I fatti del 2020 e il comportamento dei repubblicani hanno minato la fiducia nel sistema elettorale. La gente scende in piazza.
Solo ipotesi, certo. E le ipotesi non valgono molto, soprattutto quando mancano più di due anni al momento clou. C'è un'incognita, poi, che rende il quadro più fumoso: sarà Biden il candidato democratico alle prossime presidenziali?
La certezza è una sola: considerare l'assalto a Capitol Hill come la conclusione parossistica di una folle stagione politica sarebbe un errore. Il 6 gennaio 2021 è stato un inizio, non una fine. L'inizio di qualcosa di preoccupante che deve ancora manifestarsi del tutto.
America Contro è il programma di Sky TG24 dedicato alla polarizzazione negli Stati Uniti
In onda ogni seconda domenica del mese alle 19.30 è disponibile anche online, on demand e in versione podcast
Una lunga maratona attraverso l'America in crisi, da qui fino alle elezioni di midterm del prossimo novembre.