Xylella, così la minaccia punta a Nord

Tendono al cielo i loro rami senza vita, quasi ad invocare un aiuto che ormai non potrà più arrivare. Gli “scheletri d’ulivo” sono i simboli spettrali di una devastazione che in dieci anni ha desertificato le campagne salentine. La xylella “fastidiosa” (nome legato al suo insetto vettore, la “sputacchina”), è stata definita la peggiore emergenza fitosanitaria al Mondo. A portarla in Puglia, forse già dal 2008, alcune piante di caffè importate dal Costarica da un vivaio salentino.

La scoperta

L’inizio dell’emergenza xylella ha una data ben precisa: il 15 ottobre del 2013. Quel giorno, il Cnr di Bari ufficializza la presenza del batterio in Puglia. La scoperta viene localizzata nelle campagne de “La Castellana”, a pochi chilometri da Gallipoli. A dare l’allarme, inconsapevole della sua portata, un agricoltore della zona, Bruno Nuzzaci, che già dal 2010 aveva iniziato a notare segni evidenti di disseccamento sulle sue piante di ulivo. “Iniziammo ad interpellare i nostri agronomi, ma nessuno riusciva a darci una soluzione concreta per risolvere questo problema”, ci racconta Nuzzaci ricordando come gli alberi, nel giro di poco tempo, si spogliassero della loro vegetazione. “Ad un certo punto – prosegue l’agricoltore – decidemmo di rivolgerci alla nostra cooperativa, che a sua volta interpellò l’università per approfondire le cause di questi disseccamenti così particolari”.

Lo Stato di emergenza  

Raccolte le prime evidenze scientifiche, con l’infezione che nel frattempo ha già preso la strada di Brindisi, nel 2014 la Regione Puglia chiede l’istituzione dello stato di emergenza, che viene dichiarato nel febbraio del 2015 dal governo Renzi, con la nomina di un commissario straordinario. La scelta ricade sul generale Giuseppe Silletti, comandante regionale del Corpo Forestale, un agronomo, che con l’aiuto di ricercatori, tecnici dell’Osservatorio fitosanitario e funzionari della Regione Puglia, elaborerà, nel giro di due settimane, un piano per il contenimento del batterio articolato in dodici punti, ma riassumibile in due assunti: l’abbattimento delle piante malate e la lotta al vettore del batterio. Ma delle tremila eradicazioni previste nel piano, il commissario riuscirà a portarne a termine meno della metà per l’ingresso, sulla scena, della magistratura.

 

      

 

L’inchiesta

“Avvertimmo subito grossi problemi sul territorio” ricorda Silletti, oggi in pensione, parlando di quel muro eretto dai tanti comitati che si opponevano agli abbattimenti. “Ad Oria – racconta ancora l’ex commissario – fummo costretti ad organizzare col prefetto di Brindisi un blitz notturno per l’eradicazione di una cinquantina di piante”. Ma ben presto, dai presìdi si passò ai ricorsi al Tar e, infine, agli esposti alla Procura di Lecce, che il 18 dicembre del 2015 mette sotto inchiesta Silletti e 9 suoi collaboratori; ricercatori e funzionari della regione Puglia. Tra i reati contestati, tutti pesantissimi, c’è la diffusione colposa di malattie delle piante; gli scienziati che avevano scoperto l’infezione, vengono accusati ora di averla diffusa. Un’inchiesta che sembra avallare la tesi del “complotto” portata avanti dagli oppositori del piano (tra i quali si distinguono anche diversi parlamentari), con la Procura che decide, inoltre, ignorando i richiami dell’Europa, di sequestrare gli ulivi destinati all’abbattimento, fermando, di fatto, il piano Silletti, che si dimette. Ma i successivi quattro anni di indagini non porteranno a nulla, e il 6 maggio del 2019, l’inchiesta viene archiviata e gli indagati prosciolti.

L’avanzata verso Nord

La xylella, nel frattempo, ha guadagnato tempo e terreno. Devastato completamente il Salento, dove tanti frantoi hanno chiuso e gli olivicoltori “sopravvissuti” affidano ora le loro speranze di rinascita a reimpianti ed innesti, nei quattro anni in cui è stata lasciata libera di scorrazzare, ha invaso le campagne di Taranto, Brindisi e, da ultimo, del sud est barese. Saltata la vecchia linea Maginot tracciata dal commissario Silletti, che sperava di tenere l’infezione sotto una ideale trincea che tagliasse la Puglia da Brindisi a Manduria, dall’Adriatico allo Jonio, la xylella ora minaccia la piana degli ulivi monumentali, simbolo identitario di una regione che protegge per legge, queste meravigliose piante, già dal 2007. Ma il rischio più grande, è che da qui a qualche anno il batterio possa arrivare nel nord barese e nella Bat, lì dove, secondo i dati Istat, è concentrato il 40% dell’olivicoltura italiana. Per evitare il disastro, in mancanza ancora di una cura che permetta di debellare finalmente l’infezione, l’unica arma contro la xylella continua ad essere il vecchio e vituperato piano Silletti che oggi nessuno contesta, ne mette più sotto inchiesta.

L'emergenza Xylella inizia nell'ottobre 2013, quando la presenza del batterio in Puglia viene ufficialmente certificata dal Cnr di Bari.

I dati del monitoraggio della Xylella messo a punto dalla Regione Puglia (e resi disponibili da Crea) permettono di osservare le aree interessate dal fenomeno nel tempo.

Nel 2015 il batterio era concentrato soprattutto nel Salento. A febbraio di quell'anno il governo presieduto da Matteo Renzi dichiara lo stato di emergenza. In quell'anno parte l'inchiesta giudiziaria ai danni dei ricercatori e dei funzionari della Regione Puglia accusati, fra le altre cose, di diffusione colposa della malattia.

Nel 2016, la presenza della Xylella è documentata con più frequenza anche nella provincia di Brindisi e Taranto.

Il monitoraggio del 2017 conferma l'avanzata del batterio verso nord ma anche l'estensione nella provincia di Taranto.

Un trend, quello della diffusione della Xylella in altri aree della regione, confermato anche nel 2018.

Nel 2019, mentre la Xylella continua a espandersi, viene infine archiviata l'inchiesta.

Anche a causa dell'inchiesta che, fra le altre cose, aveva sequestrato gli ulivi destinati all'abbattimento,, il batterio ha continuato a trovare nuovi territori di insediamento anche nel 2020.

I risultati del monitoraggi del 2021 sembrano mostrare una battuta di arresto dell'avanzata verso nord della Xylella.

Un trend confermato nel 2022 anche se i rilievi disponibili pubblicamente sono ancora limitati.

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I dati
I dati utilizzati per le visualizzazioni provengono dal monitoraggio realizzato dalla Regione Puglia e pubblicati sul sito Emergenza Xylella. I dati sono stati resi disponibili per l'elaborazione da Sofia Bajocco e Elisabetta Raparelli del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea).