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Chiara Civello, canta e incanta dedicando la sua musica all'Ucraina

Musica

Fabrizio Basso

L'artista romana ha deciso, dalla data nella sua città dello scorso 8 marzo, di ospitare a ogni concerto volontari di UNHCR Italia per raccogliere fondi a favore delle donne dell’Ucrania

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La musica italiana nel mondo sarebbe più povera senza l'estro artistico di Chiara Civello, un prisma sonoro emotivo e colorato che dallo scorso 8 marzo, data del suo concerto a Roma, ha preso i colori della bandiera Ucraina. Il live è centrato sul suo ultimo progetto discografico Chansons: International French Standards ma racconta anche la sua storia, che ha assorbito poetica da tanti luoghi del mondo, in primis dal Brasile. Il tour continua nelle prossime settimane e dopo le date in Germania Chiara si prenderà una pausa in attesa dei live estivi. In questo viaggio ci sono delle deviazioni, la prima sarà domani, venerdì 25 marzo, al Teatro Mentore di santa Sofia (Forlì/Cesena) dove "giocherà" sul palco insieme a Rita Marcotulli.

 

 

Chiara partiamo dalla data di Roma.

È andata molto bene, c'è stata una gradissima adesione in generale, la sala era esaurita, bel colpo d’occhio visto dal palco. Era la giornata della donna e partendo da lì volevo fare qualcosa per sensabilizzare sulla questione femminile, poi è scoppiata la guerra e mi sono focalizzata sull’emergenza umanitaria.
Cosa hai pensato?
Da tantissimo tempo collabora con UHNCR Italia e ho deciso che in tutte le date ci saranno loro volontari/dialogatori che raccolgono fondi. La adesione è stata subito importante.
Brutta cosa questa guerra.
Sono allibita, si pensava di essere usciti da un discorso così antico, ma è una hybris umana, l'umanità mai è riuscita a stare senza guerre. L’umanità evolve in una direzione di miglioramento, cercare di attenersi di più a uno sviluppo di potenziale umano, basta vedere dove siamo arrivati e poi ci ricaschiamo.
Siamo una brutta umanità?
Tutt'altro. Ci sono quei pochi personaggi come Hitler e Putin che affiorano come mostri. Se ti allontani e vedi la ripetitività di certe dinamiche umane, quando trasbordano nel potere di condizionare le persone. Sotto di lui c'è gente che non riesce a non obbedire ed è allarmante, Putin sta al governo.
Cosa dobbiamo fare?
Sensibilizzare. Ognuno deve fare il suo, deve spargere un messaggio. Chi, come me, può, deve ricorerre alla propia arte, alla forza e all'abilità comunicative.
Il coraggio ucraino è commovente: gente che lascia le famiglie per tornare a combattere.
Si identificano nel dare forza a un Paese che chiede solo l’indipendenza. Va detto che a volte questo significa alimentare un conflitto ed è quello di cui non avremmo bisogo. Ma quando hai un presidente che dice io rimango qui fino alla fine capisci il loro orgoglio.
Musicalmente oltre al tour dove navighi?
Sono in fase di osservazione. E verò sono in tour ma c’è la pagina bianca che piano piano si riempie, ne osservo la direzione, sto scrivendo inediti e penso come realizzarli. Magari deciderò di proporli solo dal vivo.
Poi hai le tue collaborazioni, come quella con Rita Marcotulli.
Loro mi spostano equlibri. Con Rita ti metti in discussione, le nostre sono due strade non distanti ma ognuno è unico nel suo procedere. Abbiamo punti in comune che celebriamo e poi valorizziamo le nostre differenze. Giochiamo molto sull'improvvisazione e sulle atmosfere che si creano sul palco, spostiamo l'asse del barcientro in un luogo nuovo. In questo incedere inquadro di più la mia essenza ed esco da zone comode. Da uno spunto traggo nuove inclinazioni interpretative. L’incontro è segnato dalla novità, dalla reazione, ora studio nuove melodie con piano e chitarra. Poi sto studiando le percussioni, ritmo e voce portano all’Africa o al cuore che batte dentro il samba e le sonorità afro-brasililiane, la diaspora africana che ha dato vita al jazz, il canto nudo con la percussione.
Ti va riconosciuto che da sempre sei una artista inquieta.
Ho sempre spaziato, mi sono sempre messa in gioco.