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Purple Disco Machine, il dj tedesco che col suo sound ci ha "Hypnotized"

Musica

Fabrizio Basso

Già certificato disco di platino, il brano, al quale ha partecipato anche Sophie and the Giants, si è guadagnato sul campo tutti i successi raggiunti: conta oltre 45 milioni di stream e 16 milioni di visualizzazioni su Youtube, in Italia ha raggiunto la Top 3 della classifica FIMI/GFK dei singoli e della Viral di Spotify, e la Top 10 della classifica di Spotify e di quella di Apple Music. Il produttore disco house tedesco ha parlato col critico musicale di Monaco di Baviera Luigi Miccoli

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Purple Disco Machine è il nome d’arte di Tino Piontek, DJ e produttore tedesco di

fama internazionale e autore del singolo Hypnotized, che sta avendo enorme

successo in tutto il mondo. In Italia il brano, uscito la scorsa primavera, è certificato

doppio disco di platino. Abbiamo intervistato l’artista per parlare un po’ di tutto: del

suo successo, della sua vita da DJ durante la pandemia e della Italo Disco, che è

una delle sue fonti d’ispirazione più importanti. Ecco cosa ci ha raccontato.

Hypnotized è il tuo più grande successo finora. Doppio disco di platino in Italia, su Spotify Purple Disco Machine ha 7.4 milioni di ascoltatori mensili e Hypnotized è stato ascoltato 55 milioni volte: come ci si sente?

Certamente molto bene! Però c’è da dire che il successo di Hypnotized è frutto di un’evoluzione degli ultimi anni. In passato abbiamo già avuto singoli che hanno funzionato molto bene: Body Funk e Devil in Me, ad esempio. Sono molto felice che il tutto non sia accaduto dall’oggi al domani. In questo modo mi sono potuto abituare al successo e a come gestirlo, sia privatamente che professionalmente. Con la crescita del mio progetto sono cresciuto anch’io come persona, quindi riesco a non montarmi la testa e a rimanere umile.
Per Hypnotized hai lavorato con Sophie and the Giants, una band inglese di Sheffield. Ci parli della collaborazione?

Durante l’estate dell’anno scorso avevamo iniziato a lavorare al mio secondo album, Exotica, di cui Hypnotized è il primo singolo. Io e il mio management avevamo fatto una lista di possibili artisti con cui collaborare per l’album e i Sophie and the Giants ne facevano parte. Io allora ancora non li conoscevo, ma dopo averli ascoltati mi sono subito molto piaciuti. Ho iniziato a lavorare nel mio studio e ho composto lo strumentale che poi sarebbe diventato la base di Hypnotized. Una volta finito eravamo tutti convinti che proprio Sophie sarebbe stata perfetta per questo brano,

quindi le abbiamo mandato la base, che le è molto piaciuta, e alla fine ha registrato la sua parte vocale a Sheffield. Il bello è che la prima volta che ho incontrato Sophie di persona e stato dopo la pubblicazione del brano. Quindi durante tutto questo processo creativo io e Sophie abbiamo comunicato solo via video. Trovo affascinante il fatto che la canzone sia riuscita così bene, pur non essendoci mai visti di persona. Quello che ho fatto io qui nel mio studio a Dresda si sposa perfettamente con quello che ha registrato lei a Sheffield.
Quello che conta alla fine è la musica e le emozioni che trasmette. A quanto pare

Sophie ha recepito perfettamente quello che tu volevi trasmettere, e per questo non c’è stato bisogno di incontrarsi fisicamente: è bastata la musica.

Assolutamente si! E sono veramente felice che si riesca a lavorare così. Mi è capitato di aver affittato grandi studi per un giorno, a Los Angeles per esempio, ma la pressione di dover raggiungere un risultato entro la fine della giornata può uccidere la creatività. Preferisco produrre con calma nel mio studio qui a Dresda, il mio habitat naturale, se lo vuoi chiamare così. Poi qui ho anche la mia famiglia vicino a me.
Sei sposato e padre di due figli. La tua famiglia come ti aiuta a gestire il successo?

Avere famiglia aiuta tantissimo! Sono amico di molti DJ famosi e la mia impressione è che quelli che hanno famiglia sono spesso coloro che riescono a restare con i piedi per terra nella vita privata. Allo stesso tempo agiscono con molta professionalità nel lavoro. Secondo me questi sono due fattori molto importanti per avere successo a lungo termine. Poi c’è il cliché del DJ che fa la vita da rockstar: feste, alcool, droghe e tutte queste robe qui. Però si sa che questa vita può fare molto male, sia fisicamente che psicologicamente. Soprattuto la salute mentale è un argomento molto importante e molto discusso in questo business. La mia famiglia per me è una sorta di porto sicuro, e gliene sono molto grato.
I tuoi figli hanno già capito che il loro Papà e un DJ di fama mondiale?

Ma, più o meno sì. Mia figlia ha otto anni e una volta l’ho portata con me a un festival, così ha visto cosa fa papà quando per lavoro è via di casa per un paio settimane. Certamente anche mia moglie una o due volte l’anno viene con me ai festival, e ogni volta è impressionata da come nel frattempo sia cresciuto il tutto.
Quindi tutto questo mondo che gira attorno a Purple Disco Machine lo riesci a tenere lontano dalla tua famiglia?
Sì, finora ci riusciamo abbastanza bene. Abitiamo a Dresda e il successo che sto avendo lo sto avendo sopratutto fuori dalla Germania, cosa che in parte è stata una scelta di marketing premeditata, proprio per avere una sorte di rifugio quando sono qui a casa. Sinceramente però ho un po’ l’impressione che tutto questo stia lentamente cambiando col successo che sta avendo Hypnotized anche qui in Germania. Comunque la situazione qui è ancora abbastanza calma e si vedrà come procede.
Parlando del tuo successo fuori dalla Germania: è proprio l’Italia il paese in cui Hypnotized sta funzionando meglio, penso al doppio disco di platino. Ipotizzi che il brano performi così bene in Italia perché è un brano molto ispirato dal sound Italo Disco?

Si, Hypnotized è sicuramente molto Italo Disco. D’altro canto ci sono sempre tantissimi fattori che possono portare una canzone ad avere successo. Ma chissà, può benissimo essere che funzioni cosi bene in Italia perché la gente ha già familiarizzato con questo sound e lo ritrovi in Hypnotized.
Ci racconti un po’ questa tua passione per la Italo Disco?

Penso che sia in parte dovuta al fatto che aveva molto successo in Germania. Sono cresciuto con la Italo Disco. Ha avuto un forte impatto su di me nella mia gioventù ed è per me tuttora fonte di grande ispirazione. Amo il fatto che sia molto funky, ma in confronto al Funk o alla Disco Americana, ha in un certo senso una influenza europea. Poi c’e il fatto che sono cresciuto nella Germania dell’Est: qualunque musica americana era completamente vietata, la Italo Disco invece, anche perché non trattava temi politici, era consentita.
Quali sono gli elementi stilistici della Italo Disco che ti piacciono e ti ispirano di più?

Ma, alla fine tutto! Il sound in generale, il groove, il mood che viene trasmesso e sopratutto i bassi. Amo il modo staccato in cui venivano suonati i bassi della Italo Disco e anche i miei bassi li faccio molto spesso così. Nel mio studio ho una collezione di synthesizer e tra questi ci sono anche vari modelli italiani costruiti negli anni Settanta e Ottanta appositamente per creare questo sound.
Oltre all’Italo Disco, quali sono altri tuoi punti di riferimento musicali?

Ce ne sono veramente tanti. Oltre a tutta la musica disco e funk posso citare per esempio i Genesis, Phil Collins, Peter Gabriel, Whitney Houston, Sade e così via.

E come mai il nome Purple Disco Machine?

Il mio nome d’arte è un omaggio al brano Purple Rain di Prince e al gruppo americano latin-pop Miami Sound Machine, che ammiro tantissimo, e l’idea mi è venuta abbastanza per caso una sera con i miei amici.
Il tuo lavoro creativo consiste nel produrre canzoni tue, nel fare remix di canzoni di altri artisti e poi nel suonare in tour, ai festival o fare serate. Qual è l’aspetto che preferisci del lavoro da DJ?

Difficile da dire, se me l’avessi chiesto un anno fa, ti avrei probabilmente risposto che non era suonare ai festival o fare serate perché lo facevo veramente tanto, forse un po’ troppo. Però durante la pandemia ho realizzato che mi manca molto questo aspetto e che mi servono tutte e due le cose, ossia lavorare in studio e fare i tour. Mi serve l’energia positiva della gente perché alla fine, sì, la musica che faccio, la faccio per me e con molto piacere, però la faccio anche per il mondo lì fuori e suonarla in tour è un aspetto fondamentale. Mi manca molto avere la connessione col mondo „reale“, e Instagram o i DJ set in livestream sono carini per il momento, ma non potranno mai sostituire i veri festival.
In generale, come stai vivendo questo periodo di pandemia?

All’inizio del lockdown è stato un po’ angosciante non sapere quando sarebbe finita questa strana situazione ma ho da subito cercato di vedere i lati positivi: ho più tempo per la mia famiglia e per lavorare in studio, infatti proprio verso marzo-aprile avevamo finito di mettere a punto il mio nuovo studio qui a Dresda. Per certi versi, la pandemia ha avuto un effetto positivo sulla mia creatività, dato che passo molto più tempo di prima in studio. D’altro canto, però, mi manca un po’ il lifestyle da DJ, ma anche i viaggi privati con la mia famiglia. Poi è stato anche un po’ difficile accettare il fatto di dover cancellare tutti i piani che avevamo fatto, ma, ahimè, è così e speriamo

che finisca il più presto possibile.
Che progetti hai per il futuro, magari anche per il futuro post covid (tutto sul coronavirus)?
Per il post corona ancora non so, si vedrà. È molto difficile fare piani non sapendo come si evolverà la situazione. Sicuramente non vedo l’ora di tornare a suonare ai festival! Intanto sto lavorando al mio secondo album Exotica che dovrebbe uscire nella primavera del 2021. Intanto, dopo Hypnotized, uscirà il secondo singolo dell’album a fine novembre. Il singolo ha lo stesso nome dell’album, Exotica.
Allora non vediamo l’ora che esca Exotica e speriamo di vederci presto live!
Lo spero anch’io!