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Buon compleanno Erno Rubik, inventore del famoso Cubo

Spettacolo
Erno Rubik con il suo famoso cubo (Getty Images)

Il 13 luglio, l'architetto e designer ungherese compie 75 anni. Ecco com'è nata la sua più grande idea e perché (secondo lui) è sopravvissuta al digitale

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"Ero un appassionato di rompicapo. Poi, crescendo, mi sono reso conto che è più interessante trovare nuove domande che le risposte". Erno Rubik, l'inventore del Cubo più famoso della storia, racconta così l'origine della sua idea, partorita nel 1974, quando aveva trent'anni. Il 13 luglio compie 75 anni.

L'invenzione del Cubo

Rubik è nato a Budapest in piena seconda guerra mondiale, nel 1944. Il padre è un ingegnere aeronautico, la mamma è una poetessa. Prende la vena tecnica del padre (anche se dirà spesso di non essere un matematico ma solo una appassionato di logica) e quella artistica dalla madre. Diventa un architetto e uno scultore e, poi, professore di architettura all'università di Budapest. Ed è proprio durante l'attività accademica che nasce il suo Cubo. Rubik cercava un meccanismo che potesse far comprendere ai suoi studenti gli oggetti 3D. Un oggetto che consentisse il movimento delle singole parti senza "cadere" su se stesso. Agli studenti il giochino piace. Ma solo dopo l'interessamento di alcuni colleghi matematici e statistici, il professore di architettura si rende conto che sarebbe potuto essere un bel rompicapo, come quelli che amava da ragazzo. Rubik decide allora di brevettarlo, non con il suo nome. Sceglie infatti "Magic Cube". A trasformarlo del Cubo di Rubik è la Ideal Toy, che distribuirà il gioco negli Stati Uniti. Il successo rende l'inventore una celebrità. Oltre a continuare l'attività accademica, Rubik diventa editore di una rivista enigmistica, presidente dell'Accademia di ingegneria d'Ungheria, fonda un proprio studio di design ed è impegnato in iniziative per la promozione dello studio di materie scientifiche e il supporto di giovani designer.

Il rompicapo sopravvissuto al digitale

Il Cubo, partito da Budapest, diventa un successo mondiale. Viene premiato come "gioco dell'anno" in diversi Stati. E sopravvive all'evoluzione dei giochi: dopo l'esplosione degli anni '80, infatti, il Cubo di Rubik ha brillantemente scavallato il millennio, accompagnato da fan e giovani che si misurano con il rompicapo. Come ci è riuscito? Neppure il suo creatore ha una risposta. Ma ha notato come, in un certo senso, sia una sorta di anello di collegamento tra analogico e digitale. Le basi di Internet nascevano negli stessi anni del Cubo, che – come l'universo digitale – vive di algoritmo, cioè di procedure rivolte alla risoluzione di un problema (piazzare i tasselli dello stesso colore sui sei lati). Allo stesso tempo, la manualità sembra essere un elemento fondamentale del successo: "Ci sono anche versioni digitali del Cubo, ma non sono migliori di quella classica”, ha detto Rubik. Non è una convinzione da genitore innamorato: lo conferma il successo del gioco, che resiste anche nelle mani di nativi digitali. "Servono ore di pratica – ha spiegato Rubik – ma tutti possono risolverlo". Un discorso diverso va fatto per chi è in grado di farlo con grande velocità. Per quello, ammette il suo inventore, "serve talento". Come quello di Yusheng Du, il ragazzo cinese che nel 2018 ha registrato il nuovo record mondiale: ha risolto il Cubo in 3 secondi e 47 centesimi.