Extreme light infrastructure, il progetto europeo per sviluppare i laser del futuro
ScienzeLo hanno chiamato il “Cern dei laser”, un'infrastruttura distribuita su più Paesi e costruita con oltre 800 milioni di euro di fondi europei strutturali. Italia in prima linea
Proseguono i lavori per il progetto Extreme light infrastructure (Eli), definito come un “Cern dei laser” che dovrebbe essere completato e pienamente funzionante entro il 2021. Si tratta di un grande laboratorio di ricerca paneuropeo per sviluppare i laser del futuro grazie a un'infrastruttura distribuita su più Paesi e costruita con oltre 800 milioni di euro di fondi europei strutturali. A presiedere il comitato scientifico è Sandro De Silvestri, docente ordinario di fisica sperimentale al Politecnico di Milano, che da quasi 40 anni fa ricerca nel campo delle sorgenti laser e della generazione di impulsi ultrabrevi, e fresco vincitore del premio “Enrico Fermi” della Società italiana di fisica (Sif).
Il programma nel dettaglio
"È la prima volta che l'Europa usa fondi strutturali per un'impresa scientifica" precisa De Silvestri. Sintomo che finalmente la ricerca è stata paragonata a un'autostrada o una rete ferroviaria in quanto a importanza. "L'infrastruttura è distribuita su tre sedi in Ungheria, Romania e Repubblica Ceca e avrà tre filoni di ricerca: la generazione di impulsi laser sempre più brevi, la fisica nucleare e la realizzazione di acceleratori di particelle ultracompatti basati sui laser che potranno essere utili pure in medicina” spiega l’esperto che da anni lavora a questa sfida tecnologica mondiale. “Eli sarà una grande opportunità anche per i ricercatori italiani: saranno infatti possibili esperimenti su larga scala inimmaginabili per i laboratori dove siamo abituati a lavorare nelle università” aggiunge.
Le applicazioni delle scoperte di Eli
Secondo De Silvestri, le applicazioni del progetto europeo Extreme light infrastructure saranno le più disparate. “Da quelle di fisica fondamentale, come poter seguire il moto degli elettroni in atomi e molecole – spiega - a quelle di maggiore impatto sociale legate allo sviluppo di nuove tecnologie per la radioterapia”. Infine, conclude, “quelle più esotiche come ripulire l'orbita terrestre dai detriti spaziali, fino al trattamento dei rifiuti radioattivi".