Mostro di Loch Ness, grazie al dna sapremo se esiste davvero
ScienzeUn team di ricercatori neozelandesi preleverà e analizzerà campioni dal lago scozzese a tre profondità diverse, analizzando le acque con il metodo del "Dna ambientale"
Il mistero del mostro di Loch Ness potrebbe essere risolto grazie al dna ambientale. Una squadra di ricercatori dell'università neozelandese di Otago setaccerà le profondità del lago scozzese, prelevando acqua a diverse profondità e analizzandola con una tecnica già utilizzata dai biologi marini. Quando un essere vivente si muove nel suo habitat infatti lascia minuscoli frammenti come pelle, scaglie, piume, pelliccia, escrementi. Si potrebbe quindi arrivare a stabilire se il mostro di Loch Ness è esistito davvero o si tratta solo di una leggenda.
Il metodo di ricerca
Il team guidato da Neil Gemmell raccoglierà l'acqua del bacino scozzese a tre profondità diverse. A questi campioni verrà applicata la tecnica dell'analisi del "Dna ambientale": le tracce lasciate in acqua da qualunque organismo del lago verranno così classificati. Si otterrà in questo modo un censimento unico, mettendo così fine al mistero del mostro di Loch Ness. "Questa tracce genetiche - ha detto Gemmell a Live Science - possono essere raccolte e il Dna può essere estratto, sequenziato e utilizzato per identificare gli esseri viventi confrontando le sequenze trovate con quelle presenti nelle grandi banche dati genetiche".
Alla ricerca di tracce preistoriche
La spedizione inizierà a giugno 2018 e l'equipe è certa che avrà i risultati entro gennaio 2019. Le acque del lago di Loch Ness verranno confrontate con quelle dei laghi di Garry, di Morar e Oich. Gli scienziati cercheranno analogie tra il Dna delle creature del lago con la presenza di eventuali genomi riconducibili ad animali preistorici. Secondo gli esperti sarebbero stati pesci di grandi dimensioni, come lo storione, a contribuire alla nascita del mito del mostro.
L'obiettivo della spedizione
Tuttavia, nelle intenzioni degli esperti, il progetto sarà molto più che la caccia al mostro. "Ci sono tantissimi altri dati che possiamo acquisire studiando gli organismi di Loch Ness, che è lo specchio d'acqua dolce più grande del Regno Unito". L'analisi del Dna permetterà di documentare nuove specie, soprattutto batteri, e offrire dati importanti sulla diffusione di nuove specie invasive e di quelle native.