E’ uno dei dati emersi nel corso degli eventi della Giornata mondiale del Cuore, celebrata ieri, 29 settembre. Nell’ambito di questo evento, è stata lanciata anche una campagna di sensibilizzazione (“Il cuore non può aspettare”), legata a questa patologia, per cui il cuore non lavora in modo adeguato e non riesce più a pompare la quantità necessaria di sangue in tutto il corpo
Oltre 20 milioni di persone nel mondo sono colpite da scompenso cardiaco o insufficienza cardiaca, una condizione in cui il cuore non lavora in modo adeguato e non riesce più a pompare la quantità necessaria di sangue in tutto il corpo, ed entro il 2030 si prevede che questa cifra salirà di oltre il 25%. Ogni anno, in Europa, la patologia viene diagnosticata a più di 3.5 milioni di persone, oltre 400 casi ogni ora o 7 ogni 60 secondi. In Italia, lo scompenso cardiaco riguarda, invece, circa un milione di persone, con quasi 190.000 ospedalizzazioni in un anno. Sono questi i numeri emersi in occasione della Giornata mondiale del Cuore, istituita per il 29 settembre e da cui è nata una campagna di sensibilizzazione, dal titolo “Il cuore non può aspettare”.
Una patologia ancora sottovalutata
La campagna, promossa da Novartis, è stata proposta per sensibilizzare sulla prevenzione e la continuità terapeutica nello scompenso cardiaco, patologia che rimane, nel novero delle malattie cardiovascolari, quella meno nota e, secondo gli esperti, ancora troppo sottovalutata anche in Italia. L’iniziativa, nata in collaborazione con l’Associazione Italiana Scompensati Cardiaci, (AISC) e con il patrocinio della Società Italiana di Cardiologia (SIC), della Federazione dei Dirigenti Ospedalieri Internisti (FADOI) e della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG), vuole accentrare il focus sulla patologia, che progredisce silenziosamente, sottolineando l'importanza della prevenzione e dei controlli, ancora maggiore dopo gli effetti legati al lockdown. I cardiologi hanno spiegato che sono 3 milioni le visite cardiologiche non fatte su 18 milioni totali, nei mesi scorsi, sebbene sia fondamentale ribadire che oggi negli ospedali ci sono percorsi protetti.
Le difficoltà legate al lockdown
"Nel corso della vita, 1 persona su 5 è a rischio di sviluppare scompenso cardiaco, la causa più comune di ricoveri in ospedale imprevisti sopra i 65 anni. Eppure, durante il lockdown anche in Italia si sono drasticamente ridotti i ricoveri per questa patologia, anomalie del ritmo cardiaco e disfunzione di pacemaker e defibrillatori”, ha spiegato il professor Ciro Indolfi, presidente della Società Italiana di Cardiologia. “Un ritardo che ha comportato per le patologie cardio-vascolari anche un aumento della mortalità". I dati riguardanti il periodo di lockdown sono stati commentati anche Domenico Gabrielli, presidente dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO). "Durante le prime fasi della pandemia, le attività di monitoraggio dei pazienti, non urgenti, non hanno potuto essere erogate. Abbiamo poi osservato un calo fino al 50% degli accessi in Pronto Soccorso per i pazienti con patologie cardiovascolari”, ha detto. E le stime non sono incoraggianti: “Stimiamo, nei prossimi anni, un aumento dei casi di scompenso cardiaco legati ai danni da infarto nel periodo Covid", ha detto.
Le iniziative legate alla campagna
Partita la campagna, per due settimane verrà distribuito materiali informativo all’interno degli studi medici, verranno affisse locandine in 60 ospedali e 1.200 farmacie. "Il cuore non può aspettare", tra l’altro, diventerà anche il soggetto di un cortometraggio d'autore. "In un periodo come questo, riteniamo importante richiamare l'attenzione sull'urgenza delle cure e la regolarità dei monitoraggi per pazienti fragili e con patologie croniche come lo scompenso cardiaco", ha sottolineato Angela Bianchi, Head of Country Communications & Patient Advocacy di Novartis.