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La telemedicina può allungare la vita? Uno studio sostiene di sì

Salute e Benessere
Foto di archivio (Getty Images)

Test sulla cura a distanza dei pazienti con insufficienza cardiaca hanno dimostrato i benefici del trattamento: diminuisce il numero di ospedalizzazioni e abbassa il tasso di mortalità 

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La telemedicina può ridurre il numero di ospedalizzazioni e prolungare la vita dei pazienti con insufficienza cardiaca cronica. Lo dicono i ricercatori dell’ospedale universitario Charité di Berlino in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet. Friedrich Köhler e il suo team di ricercatori del Centro per la Telemedicina Cardiovascolare hanno condotto uno studio su 1.538 pazienti affetti dalla patologia. La metà dei pazienti ha sperimentato, oltre alle cure standard, anche quelle a distanza, mentre l’altro raggruppamento ha ricevuto solo i trattamenti tradizionali. La ricerca è stata condotta a livello nazionale con la collaborazione di 113 operatori di cardiologia e 87 medici di medicina generale.

Diminuisce il tasso di mortalità

Dai risultati emerge che i pazienti curati con telemedicina sono stati ricoverati per meno tempo per ospedalizzazioni non pianificate legate all’insufficienza cardiaca: 3,8 giorni all’anno rispetto alla media di 5,6 giorni dell’altro gruppo. Nel corso di 12 mesi il tasso di mortalità è stato inferiore, con 8 decessi ogni 100 (nell’altro raggruppamento sono stati 11 su 100). Le persone assegnate alla gestione remota, inoltre, hanno riscontrato un tasso inferiore di ospedalizzazioni non programmate per cause cardiovascolari, 17,8 giorni contro 24,2. Durante l’anno di prova i pazienti curati a distanza avevano a disposizione quattro dispositivi di misurazione: un elettrocardiografo con clip a dito per misurare la saturazione di ossigeno, una bilancia, un misuratore di pressione sanguigna e un tablet per calcolare i dati sullo stato di salute generale.

Medici disponibili 24 ore al giorno

Utilizzando il tablet, tutti i dati venivano trasmessi al Centro telematico di Charité. I pazienti avevano a loro disposizione, 24 ore al giorno, un team di medici e infermieri che analizzavano i valori trasmessi. Eventuali dati negativi portavano all’attivazione di misure specifiche per contrastare il peggioramento, come per esempio il cambio dei farmaci, la prescrizione di una visita ambulatoriale o di un trattamento ospedaliero. Gli obiettivi principali dello studio erano evitare ospedalizzazioni non programmate per motivi cardiovascolari, monitorare la cura al di fuori del setting ospedaliero e verificare se la gestione remota del paziente potesse essere in grado di compensare le differenze di copertura sanitaria tra le aree rurali e quelle urbane.

Vanifica le differenze tra la città e le aree rurali

"Siamo stati in grado di dimostrare che l'uso della telemedicina può aumentare l'aspettativa di vita", spiega Köhler. “I risultati sono applicabili sia in aree rurali con un'infrastruttura sanitaria inadeguata che in aree metropolitane. Ciò significa che, oltre a migliorare la qualità generale delle prestazioni mediche, la telemedicina è consigliabile anche come strategia per compensare le differenze regionali nell’ambito dell’assistenza sanitaria. "Come passo successivo, vorremmo valutare i nostri dati dal punto di vista economico per capire come e se la telemedicina possa essere in grado di far risparmiare sui costi per il sistema sanitario", conclude lo studioso.