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Il paradosso dell'Alzheimer: ci si ammala meno, ma ci sono più malati

Salute e Benessere
Anziani malati di Alzheimer nel Centro Umberto Viale in Via Garibaldi a Pisa nel novembre 2016 (Fotogramma)

Il progressivo invecchiamento della popolazione fa aumentare i casi di insorgenza della patologia. Ma secondo l'esperto Giulio Masotti, negli ultimi anni sono scese le possibilità di contrarre il morbo dopo una certa età

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In Italia, dopo una certa età, ci si ammala meno di Alzheimer. I casi di persone affette da questa patologia, tuttavia, sono in aumento. A sostenere queste tesi, apparentemente in contrasto fra loro, saranno gli esperti riuniti a Pistoia per la presentazione dell'ottavo Convegno nazionale sui Centri diurni, in programma nella città toscana il 16 e il 17 giugno. La complessa malattia neurologica degenerativa sarà uno degli argomenti principali dell’incontro.  

L'Alzheimer in Italia

L'ultima indagine firmata da Censis e Aima, l'associazione italiana malattia di Alzheimer fondata nel 1985, ha fotografato lo stato di questo malattia neurodegenerativa in Italia. Gli anziani che presentano varie forme di demenza sono saliti ormai a 1,3 milioni, che rappresentano il 10% circa dei 13 milioni di ultrasessantenni del nostro Paese. In particolare, durante la presentazione del convegno di Pistoia il prossimo giugno, è emerso che in Toscana, la regione con una delle popolazioni più longeve, vivono oltre 85 mila malati. Solo a Firenze ci sono 20 mila casi, settemila a Pistoia e provincia. La causa principale, però, non è medica, ma statistica: il progressivo invecchiamento della popolazione produce un numero elevato di malati che il sistema sanitario nazionale non sempre è in grado di gestire. Sulla diffusione dell'Alzheimer, infatti, ci sono anche riscontri positivi: "Negli ultimi anni - ha spiegato Giulio Masotti, presidente onorario della Società italiana di geriatria e gerontologia - i nuovi casi di malattia si sono ridotti e sempre più spesso si arriva in età anche molto avanzata senza disturbi cognitivi". Una considerazione che verrà spiegata con il supporto dei dati nell'ambito del convegno.

L'importanza dei Centri diurni

I Centri diurni sono strutture che ospitano persone anziane parzialmente o totalmente non autosufficienti e che necessitano, per questo, di continua assistenza. "I Centri diurni - ha sottolineato Masotti - svolgono un ruolo insostituibile e con i vari servizi per le demenze formano una rete nazionale importante, benché ancora insufficiente".  Secondo l’esperto, infatti, i problemi sono diversi e la crisi economica li avrebbe aggravati. "Il risultato è che tanti malati e le loro famiglie restano isolati, spesso con gravi sofferenze e rinunce vissute nel chiuso delle pareti domestiche". Il convegno del prossimo giugno rappresenterà anche un’occasione per sensibilizzare le istituzioni sul tema, accendendo i riflettori su quello che, secondo gli organizzatori, è un vero e proprio dramma sociale oltre che sanitario.