E' quanto emerge dal rapporto "Io sono cultura", presentato a Roma al Maxxi dal presidente della Fondazione Ermete Realacci e dal presidente di Unioncamere Andrea Prete
Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo torna ad avere un segno positivo - con un incremento del valore aggiunto del 4,2% tra il 2020 ed il 2021 - anche se i numeri del pre pandemia sono ancora lontani, soprattutto per i settori live. E' quanto emerge dal Rapporto Symbola "Io sono cultura", presentato oggi a Roma al Maxxi dal presidente della Fondazione Ermete Realacci e dal presidente di Unioncamere Andrea Prete in una tavola rotonda con Antonio Calabrò, presidente Museimpresa Cda Fondazione Symbola, e Giovanna Melandri presidente Fondazione MAXXI e Human Foundation. "La cultura ha pagato più di altri settori la crisi, ma conferma il suo ruolo economico centrale", sottolinea Realacci.
I dati
Allo stesso tempo, le imprese culturali e creative sono ancora lontane dai numeri del 2019: "La variazione del valore aggiunto nel biennio è pari al -4,8% rispetto al -1,2% a prezzi correnti del totale dell'economia", sottolinea il presidente di Unioncamere Prete, "nel 2021 c'è stato un recupero del +3,6% che non ha compensato però le perdite del 2020". Nel biennio 20-21, rileva il Rapporto di Symbola, perdono ricchezza soprattutto le attività dello spettacolo (-21,9%; che in valori assoluti equivale a una perdita di 1,2 miliardi di euro) e quelle per la valorizzazione del patrimonio storico e artistico (-11,8%; pari a -361 milioni di euro), mentre crescono videogiochi e software (+7,6%). Lo stesso sul fronte dell'occupazione, con le performing arts che scontano maggiormente le criticità (rilevanti soprattutto nel 2020) per via di una base occupazionale caratterizzata da contratti prevalentemente atipici (-15,6%; -17 mila addetti) e le attività di valorizzazione del patrimonio storico e artistico altrettanto incapaci di contenere le perdite (-14,6%; -9 mila addetti). In calo anche audiovisivo, musica ed editoria.
Il settore cultura
La foto al 2021 ci restituisce comunque un sistema che dà lavoro a 1,5 milioni di persone che producono ricchezza per 88,6 miliardi di euro, di cui 48,6 miliardi (il 54,9%) generati dai settori culturali e creativi e altri 40 miliardi (il 45,1%) dai professionisti culturali e creativi attivi. Un sistema formato da 270.318 imprese e 40.100 realtà del terzo settore. Complessivamente le attività culturali e creative attivano valore anche in altri settori dell'economia, a partire da turismo, trasporti e manifattura, per un totale stimato per il 2021 di 162,9 miliardi di euro, facendo arrivare complessivamente l'impatto della cultura e della creatività a 252 miliardi di euro, con una incidenza sull'intera economia pari al 15,8%.
Le parole del presidente Realacci
Ora, sottolinea Realacci, "L'Italia deve essere protagonista di un nuovo Bauhaus, fortemente voluto dalla Commissione europea per rinsaldare i legami tra il mondo della cultura e della creatività e i mondi della produzione e della scienza e della tecnologia orientandoli alla transizione ecologica indicata da Next Generation. L'Italia produce valore e lavoro puntando sulla cultura e sulla bellezza".