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Modulo antiterrorismo Nato a Roma, il test nella metro Anagnina. FOTO

Lazio
©Ansa

Il progetto “Dexter” è stato finanziato con sei milioni di euro e riesce a individuare in modo discreto, senza controlli o posti di blocco, le possibili minacce nel flusso di pedoni: nel corso del test ha individuato delle persone che nascondevano finte armi con sensori e intelligenza artificiale

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Il modulo antiterrorismo della Nato, finanziato con 6 milioni di euro, è stato testato alla stazione metro Anagnina di Roma, dove degli individui che nascondevano finte armi sono stati puntualmente individuati da suoi sensori e dall’intelligenza artificiale. “Dexter”, l'acronimo di Detection of explosives and firearms to counter terrorism, riesce a individuare in modo discreto, senza controlli o posti di blocco, le possibili minacce nel flusso di pedoni.

Un momento della dimostrazione del progetto Dexter in metro - ©Ansa

Il progetto

Il progetto è coordinato dall'Enea e nasce da una collaborazione di 3 anni fra un centinaio di scienziati ed esperti di 11 organismi di ricerca di paesi Nato (oltre all'Italia, Francia, Germania, Olanda) più Ucraina, Serbia, Finlandia, Corea del Sud.

Responsabile Dexter: “Intercettare attentatori prima della minaccia”

Luigi De Dominicis dell’Enea, responsabile di Dexter, ha dichiarato: "In tutti gli attentati che ci sono stati in Europa, il giorno dopo avevamo le foto degli attentatori, noi dobbiamo intercettarli prima che mettano in atto la minaccia. La Nato ha incaricato gli enti ricerca di sviluppare una nuova tecnologia e noi abbiamo messo a punto una pluralità di sensori che collaborano per generare in tempo reale dei dati oggettivi dai quale riusciamo a capire se una persona porta un'arma nascosta sotto la giacca o una cintura esplosiva".

La dimostrazione del progetto Dexter nella metro Anagnina - ©Ansa

Il test

I ricercatori per un mese hanno effettuato prove sul campo in un locale adiacente alla biglietteria della metropolitana, messo a disposizione dall'Atac, prima di mostrarlo oggi alla stampa. Il sistema, spiega De Domenicis, si avvale di tecnologie radar, algoritmi e sistemi di intelligenza artificiale. Il primo, denominato Mic, è un'antenna a microonde, capace di rilevare immagini in 2D e 3D, e grazie ad algoritmi di apprendimento di individuare se una persona porta qualcosa di sospetto. Non è uno scanner, che si basa su raggi X. Un secondo sensore, con un sistema laser, verifica la presenza sugli abiti o le mani di tracce di esplosivo. Il terzo step è l'intervento degli operatori di sicurezza, che indossano speciali occhiali.

“Microonde completamente innocue”

"Queste microonde – assicura Dominicis a proposito del primo sistema - sono completamente innocue. È un sistema performante, rispettoso della salute delle persone e della privacy, perché non vi è riconoscimento facciale e acquisizione delle caratteristiche biometriche".

Il laser per avvisare della presenza di armi o esplosivo - ©Ansa

“Risultati hanno soddisfatto aspettative”

I risultati hanno soddisfatto le aspettative, afferma De Dominicis spiegando quanto manca per vederlo in funzione: "È un progetto di ricerca che è riuscito a portare la tecnologia al livello massimo cui può arrivare la ricerca sperimentale. Se vogliamo progredire, con il dispiegamento commerciale abbiamo bisogno della collaborazione del mondo industriale".