Sul versante opposto, sono quattro le regioni a presentare una minore vulnerabilità, presenti nel cluster delle realtà con un rischio "basso" di infiltrazione economica: Marche, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige. Il ministro Garavaglia: "Fenomeno preoccupante"
Sono sei i sistemi turistici regionali a presentare i rischi più elevati di infiltrazione criminale nel tessuto economico: Campania, Sicilia, Lazio, Calabria, Lombardia, Puglia. È quanto emerge dallo studio di Demoskopika che l'Ansa ha visionato in anteprima.
I primati
In particolare, a pesare sul primato negativo della Campania, che ha totalizzato il massimo del punteggio (122,9 punti), i 101 alberghi e ristoranti confiscati, pari al 23,5% sul totale delle strutture turistiche confiscate dalle autorità competenti e le oltre 11mila operazioni finanziarie sospette direttamente imputabili alla criminalità organizzata. A completare l'area caratterizzata da un livello "alto" di infiltrazione economica nel comparto turistico, in relazione a pesi diversi ottenuti sugli indicatori individuati, si collocano Lazio (113,8 punti), Sicilia (110,9 punti), Calabria (108,1 punti), Lombardia (106,6 punti) e Puglia (105,7 punti). Sul versante opposto, sono quattro i sistemi turistici a presentare una minore vulnerabilità, presenti nel cluster delle realtà con un rischio "basso" di infiltrazione economica: Marche (93,6 punti), Veneto (92,8 punti), Friuli Venezia Giulia (91,2 punti) e Trentino-Alto Adige (89,5 punti).
I dati
Se ammonta a 2,2 miliardi di euro la stima dei proventi della criminalità organizzata derivante dall'infiltrazione economica nel comparto turistico italiano. La parte del leone la fa la 'ndrangheta con un giro d'affari di 810 milioni, pari al 37% degli introiti complessivi. A seguire la camorra con 730 milioni (33%) e la mafia con 440 (20%) e criminalità organizzata pugliese e lucana con 220 (10%). Osservando il livello territoriale emerge, inoltre, che nelle realtà del Mezzogiorno si concentrerebbe il 38% degli introiti criminali, pari a 825 milioni. A seguire il Centro con 515 milioni (23%), il Nord Ovest con 490 milioni (22%) e il Nord Est con 370 milioni (17%). Inoltre, ben 33 mila imprese del settore turistico sarebbero a rischio default con una contrazione del fatturato pari a oltre 9,3 miliardi. La prolungata crisi economica provocata dal Covid avrebbe fiaccato la solidità finanziaria del comparto rendendo molto complicata, per molti imprenditori, sia la copertura delle insolvenze che la ripresa. Due le possibili conseguenze secondo i ricercatori di Demoskopika: una crescente perdita di liquidità e forme di infiltrazione sempre più pervasive della criminalità organizzata sul tessuto economico. Su quest'ultimo aspetto, in particolare, dallo studio emerge che il 13,5% delle imprese "in affanno", pari a ben 4.450 aziende, potrebbero essere più vulnerabili ai tentativi di controllo economico da parte dei principali sodalizi criminali. Nei primi sei mesi del 2020, sono state 44.884 le operazioni finanziarie sospette localizzate nelle regioni, direttamente imputabili alla criminalità organizzata, con una crescita rilevante rispetto allo stesso periodo del 2019, pari a al 242,9%, quando erano state segnalate complessivamente 13.090 operazioni.
Garavaglia: "Preoccupa infiltrazione mafie su turismo"
"L'indagine di Demoskopika sulle infiltrazioni mafiose nel turismo è preoccupante. Si tratta di un fenomeno che danneggia pesantemente il comparto composto da imprenditori seri, danneggiati dalla pandemia. Che soffrono così due volte il Covid, sugli affari e sulla concorrenza mafiosa. Il governo sta elaborando formule di finanziamento trasparente in grado di sostenere gli operatori colpiti dall'impatto economico del virus, al fine di renderli impermeabili dalla contaminazione mafiosa. La ministra Lamorgese ha chiaro il quadro e credo stia già adottando iniziative volte a frenare questo tipo di infiltrazioni". Così all'Ansa Massimo Garavaglia, ministro del Turismo.
Assoturismo: "Dati mafia preoccupanti, ma non inattesi"
Tutti d'accordo gli operatori e le associazioni di settore che purtroppo vedono messo nero su bianco quello che da mesi paventano. "Ci sono delle 'aziende' che stanno veramente prosperando con il Covid e sono, ahimè, la 'ndrangheta e la camorra. Anzi direi che non sono state mai meglio di oggi. Mettere le mani su attività legittime per riciclare è una delle cose più facili da fare purtroppo", sottolinea il presidente di Confturismo Confcommercio e vicepresidente di Fto, Luca Patanè.
"Il valore delle attività - aggiunge Vittorio Messina presidente di Assoturismo Confesercenti - si è quasi dimezzato, e questa situazione di fragilità, oltre ad essere terreno fertile per le speculazioni, dà una mano alle organizzazioni criminali, che invece sono ben fornite di liquidità e sempre più difficili da indentificare".
Chiede finanziamenti almeno a 20 anni e moratorie la presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli: "Molte aziende avevano fatto investimenti, anche grandi, confidando nel fatto che il settore stava andando benissimo e quindi si erano esposte e indebitate".
Secondo il direttore generale di Federalberghi Alessandro Nucara, "le imprese turistico ricettive sono allo stremo e rimangono fortemente esposte ai predatori". Per evitare che la criminalità organizzata approfitti della loro debolezza , sottolinea, "occorre dare alle imprese l'ossigeno di cui hanno bisogno per sopravvivere e per ripartire: la liquidità".
Secondo la presidente di Fiavet Ivana Jelinic "se lo Stato non interviene anche sul settore bancario la malavita farà man bassa delle imprese turistiche".
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