Pace fatta, almeno in vista dell'assemblea programmatica del partito prevista il prossimo 11 e 12 dicembre. E soprattutto in vista della partita delle partite: il Quirinale
La tregua è siglata, resta da capire quanto reggerà e con quali effetti. Il ministro Giancarlo Giorgetti ha votato la linea politica del segretario Matteo Salvini nonostante non fosse d'accordo proprio su tutto. Posizionamento europeo in primis.
5 ore di consiglio federale della Lega raccontano di un confronto ampio che espone i mal di pancia che esistono nel partito.
L'intervista di Giorgetti
L'ultima intervista di Giorgetti è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma, spiegano leghisti vicini al ministro, niente di nuovo rispetto a concetti che Il vicesegretario va ripetendo da tempo. Anche a Salvini, ribadiscono. Ma il segretario ascolta tutti e poi decide. E' lo stesso Salvini a dirlo ancora prima di iniziare il federale.
Le tensioni
Che finisse senza arrivare alla rottura era nell'aria. Le tensioni ci sono, è innegabile, esiste un'ala più governista, più europeista nel partito e di certo Giorgetti e i governatori ne sono l'incarnazione. Ma da lì a pensare che Giorgetti possa scorporare un pezzo del partito ce ne passa. Anche perché, ed è lui stesso ad ammetterlo, Salvini ha una sua spiccata forza elettorale
A ciascuno il suo ruolo quindi. Uno dentro le istituzioni, l'altro fuori. E a ciascuno il suo elettorato, in un gioco di ruoli dall'equilibrio impefetto. Ma alla fine, è la somma che fa il risultato.
La leadership
Che Salvini non avesse nulla da temere per la sua leadership era ed è chiaro a chiunque, ciò che gli viene rimproverato è di non essere sempre disposto all'ascolto e alle scelte condivise. Uno stile di leadership che lo stesso Giorgetti conosce. Tregua, dunque, in vista dell'assemblea programmatica di metà dicembre. Quando saremo a un passo dalla grande partita per il Quirinale.