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Il grave errore di Conte

Politica

Giuseppe De Bellis

L'editoriale di Giuseppe De Bellis, direttore di Sky Tg24

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Eravamo tutti in attesa dell’ennesima conferenza stampa del premier Giuseppe Conte: l’abbiamo aspettato per ore, fino a quando finalmente alle 19.30 si è presentato. Aspettavamo un discorso su quando e come partirà la fase 2, quella sulla riapertura del Paese dopo il lockdown, poi il giudizio sull’accordo dell’Eurogruppo, poi la risposta a una serie di domande. Abbiamo avuto questo e poi è arrivato l’imprevisto e l’irrituale: un attacco frontale, senza contraddittorio, all’opposizione. Un attacco non nato da una domanda di un giornalista ma dall’impulso del premier stesso.

Conte rappresenta un governo che è espressione di una maggioranza politica, per cui può fare lotta politica. Ma che senso ha ora? Che senso ha così? Ha detto più volte di voler unire il Paese, ma attaccare le opposizioni produce l’effetto opposto. Si dirà: ma le opposizioni hanno attaccato il governo e il premier, per cui questa è solo la replica. Vero, con una postilla fondamentale: in democrazia, il ruolo delle opposizioni è quello di fare le pulci al governo, non il contrario. È una consuetudine, una etichetta, una convenzione ed è anche ciò per cui le opposizioni si chiamano così. Governo e opposizione non sono la stessa cosa, non hanno gli stessi poteri e non hanno le stesse responsabilità.

Conte guida il Paese nella più grave emergenza del dopoguerra, come lui stesso l’ha definita. Ed è vero. Ciò, però, dovrebbe portare un atteggiamento più istituzionale e non dovrebbe portarlo a dare dei bugiardi a due esponenti dell’opposizione, a maggior ragione se poi si commette un errore enorme, come quello di dire che uno dei due (Giorgia Meloni) era al governo quando il Mes fu approvato dal Parlamento nel 2012. Ecco, nel 2012 l’Italia era guidata dal governo Monti, non dal centrodestra. E quando il provvedimento fu ratificato dal Parlamento, Meloni non c’era. La Lega votò contro, come ha ribadito immediatamente Salvini. Poi perché esporsi così violentemente se come ribadito dallo stesso Conte: “L’Italia non chiederà l’utilizzo del Mes”. Attaccare così dicendo un’imprecisione così pesante e politicamente grave è stato un fallo di frustrazione. Un brutto fallo. In un momento di grave crisi perché scendere sulla polemica politica che potrebbe avere altri luoghi e altri spazi? Più volte il premier ha fatto appello al senso delle istituzioni, bacchettando chi a suo dire non ne ha a sufficienza. Eppure, stavolta, misura, eleganza, sobrietà che sono state rivendicate nelle ultime settimane sono state perse dalle parti di Palazzo Chigi. E questo anziché unire il Paese rischia invece di dividerlo profondamente.