Il testo è stato bocciato con 161 no, 52 sì e 2astenuti. Il ministro dello Sport: "Non ho mai avvisato l'ingegner Marroni né nessun altro di un'indagine". "Non accettiamo - ha aggiunto - lezioni di moralità da un movimento fondato da un pregiudicato". Renzi: "Inqualificabile chi ne chiedeva le dimissioni"
161 no, 52 sì e due gli astenuti: con questi voti è stata respinta la mozione di sfiducia da parte del Senato nei confronti del ministro Luca Lotti presentata dal M5S a seguito dell’inchiesta sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione, che lo vede indagato per favoreggiamento e rivelazione di segreto. “Non ho mai avvisato l'ingegner Marroni né nessun altro di un'indagine su Consip né gli ho mai passato alcune informazione di indagine”, ha detto Lotti nel suo intervento al Senato (L'INTERVENTO INTEGRALE).
Renzi: "Inqualificabile chi ha chiesto dimissioni" - "Lotti oggi ha spiegato che la mozione di sfiducia non stava né in cielo né in terra e ha spiegato che le sue agende, gli ingressi nel suo ufficio, i suoi spostamenti sono stati consegnati ai magistrati. Una posizione di grande serietà di una persona che entrava nel merito senza urlare, con pacatezza, determinazione e serietà. Mentre altri urlano per le telecamere, fanno le mozioni di sfiducia per sbraitare e urlare" ha commentao poi in serata il segretario del Pd Matteo Renzi. L"M5s - ha proseguito - si commenta da solo. Non si commenta proprio invece l'atteggiamento delle forze politiche che quando hanno avuto loro amici e compagni indagati e condannati hanno usato garantismo e poi con Lotti hanno chiesto le dimissioni: sono inqualificabili".
“È una calunnia” - "La mozione di sfiducia mette in discussione quanto ho di più prezioso: la mia moralità prima che il mio ruolo politico. Con molta umiltà mi rivolgo a voi per respingere con determinazione questo tentativo”, ha detto il ministro dello Sport, che ha ribadito di non aver mai riferito nulla ai vertici di Consip e che “sostenerlo significa incorrere nel reato di calunnia. Questa presunta rivela rivelazione non c'è mai stata. I magistrati hanno avuto da me tutta la documentazione, incluse le agende, i miei spostamenti, gli ingressi nel mio ufficio”. E ha aggiunto: "Chi ha pesantemente insultato me, il buon nome della mia famiglia e delle persone che lavorano con me abbia il coraggio di rinunciare all'immunità e di farsi giudicare".
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L’attacco al M5S - "Le forze politiche che chiedono un mio passo indietro sono culturalmente subalterne e politicamente scorrette. Forse difendersi dalle strumentalizzazioni fa parte delle regole di un gioco forse barbaro, ma noi respingiamo l'idea di fare di un'Aula una gogna mediatica senza uno straccio di prova", ha attaccato Lotti, che riferendosi al M5S ha aggiunto: "Non accettiamo lezioni di moralità da un movimento fondato da un pregiudicato che cambia opinione sulla giustizia a seconda dei suoi equilibri interni. No alla demonizzazione politica: lasciate i processi a giudici e avvocati e iniziate a fare politica".
“Vi aspettiamo in tribunale” - "È in atto un tentativo di colpire me non per quello che sono ma per quello che nel mio piccolo rappresento - ha aggiunto Lotti - Si cerca di mettere in discussione lo sforzo riformista di questi anni. Non si può cercare di liquidare quell'esperienza attraverso la strumentalizzazione di un'indagine che farà il suo corso". Il ministro si dice fiducioso verso il sistema giudiziario e “certo della verità, vorrei che l'accertamento fosse più rapido, ma ho imparato ad avere pazienza, a sapere che il tempo è galantuomo, accetto le strumentalizzazioni a testa alta e a viso aperto: a chi sputa sentenza dico 'vi aspettiamo in tribunale’".
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La mozione - La mozione era stata presentata dai pentastellati perché il ministro dello Sport è indagato per favoreggiamento e rivelazione di segreto in relazione all’inchiesta Consip. Lotti, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio durante il governo di Matteo Renzi, durante un interrogatorio alla fine di dicembre ha respinto tutte le accuse. Ha affermato di non aver mai saputo nulla delle indagini e di non aver mai frequentato l’amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni, che avrebbe fatto il suo nome ai magistrati.