L'assemblea del Partito democratico conferma le divisioni. Si guarda al voto per la scelta del nuovo segretario. L'appuntamento previsto tra aprile e maggio
Il prossimo appuntamento del Pd sarà domani con la Direzione. Poi toccherà alle primarie, tra aprile e maggio. Infine, forse a settembre, il punto più importante in agenda: le elezioni politiche. Quello che si presenta agli elettori, dopo il Congresso di ieri, è però un partito con diverse fratture. Il sospetto dei renziani è che ci sia D'Alema a spingere gli scissionisti fuori dal Pd. Ma alcuni di loro ammorbidiscono i toni e aprono a una possibilità di recuperare il dialogo.
Renzi: “Peggio della scissione c’è solo il ricatto” - Matteo Renzi, durante il Congresso, ha formalizzato le sue dimissioni da segretario del Pd e, aprendo l'assemblea del partito, ha lanciato la sua sfida alla minoranza. "Peggio della scissione c'è solo la parola ricatto" ha detto l'ex premier. A chi gli ha chiesto un passo indietro, ha risposto: "Non potete chiedermi di non ricandidarmi: non sono queste le regole democratiche". "Ho avuto l'impressione che il Pd in questi due mesi non si sia rispettato e abbia sprecato il suo tempo" ha detto Renzi nel suo intervento, sottolineando che ora la responsabilità va "verso il Paese e verso chi sta fuori".
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Fassino invita la minoranza a riflettere - "L'Assemblea è stata univoca nell'invocare responsabilità e unità – ha detto l’ex segretario Ds Piero Fassino - Mi auguro ancora che i dirigenti della minoranza che hanno fin qui evocato la separazione accolgano l'appello a restare nel nostro partito e confrontarsi nel congresso". Una scissione, secondo Fassino “determinerebbe un quadro politico e parlamentare più difficile per la vita del Governo".
Emiliano chiama in causa Renzi - "La porta non è ancora chiusa. Ma se Matteo non risponde, non apre uno spiraglio, non dà un segnale di ascolto e di rispetto, non resta nei prossimi giorni che constatare questo atteggiamento e andare via”. Lo afferma il governatore della Puglia, Michele Emiliano. Il leader dell’opposizione interna ha poi aggiunto: “Continuo a volere bene a Matteo, ma ieri non ha risposto ai rilievi che sono emersi dal mio discorso”.
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Rossi: "Pronto a restituire la tessera del Pd" – Tra i leader dell’opposizione interna al Pd c’è anche Enrico Rossi, governatore della Toscana. "Renzi ha alzato un muro – ha spiegato - e ci ha dato solo bastonate. La scissione è una sua scelta, non ci resta che prenderne atto". "Stavo pensando di rispedire la tessera alla mia sezione - ha detto - Non c'è spazio in questo partito". Poi, si spinge oltre e parla della possibilità che nasca un nuovo gruppo "formato da chi esce dal Pd e chi esce da Sinistra Italiana, ma che sosterrà il governo Gentiloni".
Area Orlando-Cuperlo-Damiano - Intanto, secondo indiscrezioni, una riunione tra Andrea Orlando, Gianni Cuperlo e Cesare Damiano avrebbe sancito la nascita di una nuova area dentro il Pd alla luce della quasi certa scissione con la minoranza. I tre esponenti ex ds, che domenica in assemblea hanno caratterizzato i loro interventi all'insegna dell'unità del partito e dell'equidistanza, si sono trovati d'accordo, nella riunione, sulla necessità di un'area larga che avanzi una proposta politica nuova per rifondare il Pd.