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Migranti, sequestrato deposito barche Lampedusa: quattro indagati

Sicilia
©IPA/Fotogramma

Si indaga per i reati di "raccolta e smaltimento di rifiuti in assenza delle prescritte autorizzazioni" e di "illecita miscelazione di rifiuti"

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L'area di stoccaggio delle imbarcazioni utilizzate dai migranti per raggiungere Lampedusa, uno spazio di circa 1.500 metri quadri, è stata sequestrata dalla guardia di finanza che ha eseguito un provvedimento del Gip di Agrigento. Il terreno - secondo quanto reso noto dalla Procura - è in uso alla Cubo Costruzioni, società cooperativa che risulterebbe sprovvista di autorizzazioni ambientali. Alla Cubo è stato affidato, con un contratto di appalto, dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, il servizio di "messa a secco, trasporto e deposito" nonché di "messa a secco, trasporto e distruzione" delle imbarcazioni di migranti.

Le indagini

Si indaga per i reati di "raccolta e smaltimento di rifiuti in assenza delle prescritte autorizzazioni" e di "illecita miscelazione di rifiuti". Sotto inchiesta: T. A. di Belpasso (legale rappresentante della società), M. C. di Paternò (responsabile del cantiere), nonché altre due persone originarie di Lampedusa T. G. e C. S., ritenute anch'esse coinvolte nell'attività di smaltimento illecito delle imbarcazioni dei migranti. "Nel corso di un sopralluogo effettuato dai militari della Finanza e dai tecnici dell'Arpa - ha evidenziato il procuratore Vella con una nota - è stata riscontrata la pessima situazione in cui si trovava l'area di stoccaggio, con la presenza di una notevole quantità di rifiuti pericolosi e non, provenienti dallo smantellamento delle imbarcazioni, depositati in modo illecito direttamente sul suolo (privo di idonea pavimentazione e di ogni altro presidio di sicurezza atto a garantire la tutela dell'ambiente circostante), compresi batterie e fusti di carburante, oltre a un enorme cumulo di materiale triturato, composto indistintamente da frammenti legnosi, contaminati con residui di carburanti e di liquidi oleosi". Inoltre, sequestrata l'area di contrada Ponente, laddove venivano portati barconi e gommoni utilizzati dai migranti per arrivare fino a Lampedusa, adesso non c'è più una location dove stoccare le barche. Al molo Favarolo, dopo la raffica di sbarchi della scorsa settimana, ne erano rimaste diverse di imbarcazioni che, soprattutto in questo periodo dell'anno, a causa del maltempo rischiano di provocare danni ai pescherecci. 

Legambiente parte civile

Legambiente valuterà "i presupposti per la costituzione di parte civile" nell'inchiesta della Procura di Agrigento sull'area di stoccaggio di barconi e ribadisce la richiesta di "allontanare i relitti da Lampedusa con autotreni o pontoni, senza procedere ad alcuna lavorazione sull'isola, ambiente assai fragile e territorio privo di tanti necessari presidi". "Come ente gestore della riserva naturale Isola di Lampedusa, che si trova prossima al deposito dei relitti sequestrato - affermano Giuseppe Alfieri, presidente di Legambiente Sicilia e Angelo Dimarca, direttore della Riserva - avevamo presentato alcune segnalazioni. L'agenzia delle Dogane (che appalta il servizio di recupero e demolizione dei barconi), sollecitata tempo fa da una nostra richiesta di accesso agli atti, a tutt'oggi non ci ha reso copia delle autorizzazioni ambientali da noi richieste e ha comunicato che le demolizioni sarebbero avvenute all'interno di cassoni chiusi (bilici), situazione che parrebbe essere invece drammaticamente smentita dai rilievi fotografici della guardia di finanza".