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A Napoli manoscritto inedito di Giacomo Leopardi 16enne

Campania

È stato "intercettato" nel fondo Leopardiano, conservato alla Biblioteca Nazionale di Napoli, da Marcello Andria e Paola Zito che ne hanno curato la pubblicazione

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Un 'quadernetto' formato da quattro mezzi fogli, ripiegati nel mezzo in modo da ottenere otto facciate, con una lista alfabetica di autori antichi e tardo antichi (circa 160 i lemmi), ciascuno dei quali seguito da una serie di riferimenti numerici (oltre 550 nel complesso). È il manoscritto inedito di Giacomo Leopardi, all'epoca della scrittura appena 16enne, "intercettato" nel fondo Leopardiano, conservato alla Biblioteca Nazionale di Napoli, da Marcello Andria e Paola Zito che ne hanno curato la pubblicazione per i tipi di Le Monnier Università. Il volume, "Leopardi e Giuliano imperatore. Un appunto inedito dalle carte napoletane" sarà presentato il 3 maggio a Napoli alla Biblioteca Nazionale - Sala Rari- alle 16 con interventi di Maria Iannotti, Giulio Sodano, Francesco Piro, Rosa Giulio, Silvio Perrella, Lucia Annicelli.

Il manoscritto

"Anche se giovanissimo era già uno studioso provveduto e curioso"

"L'inedito conferma l'importanza della raccolta leopardiana napoletana che si presenta sempre più completa, mettendo a disposizione degli studiosi un panorama integrale dell'opera di Giacomo Leopardi - si legge in una nota -. Siamo di fronte ad uno scritto di Leopardi appena sedicenne, assiduo frequentatore della biblioteca paterna, che realizza un accurato e capillare spoglio dell'Opera omnia di Giuliano imperatore, ricorrendo all'autorevole edizione di Ezechiel Spanheim, apparsa a Lipsia nel 1696". Leopardi, "che soltanto l'anno prima ha cominciato a studiare il greco da autodidatta", perlustra assiduamente "i migliori esemplari della biblioteca paterna. L'autografo ci mostra come benché giovanissimo Leopardi è già uno studioso provveduto e curioso ed abbia già un accurato metodo di lavoro, che rappresenterà la caratteristica costante del percorso leopardiano", si spiega nel comunicato.

Il manoscritto e il nuovo volume

Gli anni in cui il giovane Leopardi si accosta alla lettura di Giuliano "rappresentano una tappa significativa nel percorso di rivalutazione della figura dell'Apostata - si legge nella nota -, per lungo tempo offuscata dalla condanna pressoché unanime degli storici della fino alla metà del XVI secolo e riscoperta nel Settecento ad opera soprattutto degli illuministi (Montesquieu, Diderot, Voltaire) ma accolta in Italia, fra attestazioni di stima e dichiarata ostilità. Richiami all'opera dell'imperatore filosofo neoplatonico ricorreranno anche in seguito nell'opera leopardiana: in particolare nelle Operette morali (nei Detti memorabili di Filippo Ottonieri) e nello Zibaldone, in alcune esercitazioni di carattere filologico". Il volume che verrà presentato domani approfondisce il senso del binomio di Giacomo Leopardi e l'Apostata, in una prospettiva interdisciplinare attraverso i saggi di Marcello Andria, Daniela Borrelli, Maria Luisa Chirico, Maria Carmen De Vita, Stefano Trovato, Paola Zito che conducono le loro riflessioni sul piano storico -filosofico dal IV secolo d.C. all'Illuminismo e oltre, nonché sul piano filologico indagando nelle pieghe di un tessuto lessicale e concettuale denso e significativo.