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Bimba morta a Milano: convalidato fermo della madre. Lei: volevo futuro con mio compagno

Lombardia
©Ansa

Alessia Pifferi, 37 anni, è accusata di omicidio volontario nella forma omissiva aggravato dai futili motivi. "Ho ritenuto cruciale non interrompere quei giorni in cui ero con lui anche quando ho avuto paura che la bambina potesse stare molto male o morire", le parole della 37enne davanti al giudice

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È stato convalidato il fermo di Alessia Pifferi, la 37enne accusata di aver lasciato morire di stenti la piccola Diana, la figlia di 16 mesi abbandonata nel loro appartamento di Milano. A seguito dell'interrogatorio, che si è tenuto ieri nel carcere di San Vittore, il gip Fabrizio Filice ha deciso questa mattina di convalidare il fermo e di disporre per la donna la custodia cautelare in carcere per omicidio volontario nella forma omissiva aggravato dai futili motivi. Il giudice ha escluso dunque l'aggravante della premeditazione contestata dalla Procura e ha qualificato l'omicidio volontario nell'ipotesi dell'omissione.

Le accuse del pm

È una persona "capace di commettere atrocità", pericolosa e che non ha avuto "scrupoli", volendo portare avanti le sue relazioni e divertirsi, ad abbandonare da sola in casa per quasi "sette giorni" nella "culletta" sua figlia Diana di un anno e mezzo, facendola morire di "stenti". Questa la descrizione della madre fornita dal pm.

La madre: "Volevo futuro con il mio compagno"

"Io ci contavo sulla possibilità di avere un futuro con lui (il compagno, ndr) e infatti era proprio quello che in quei giorni stavo cercando di capire; è per questo che ho ritenuto cruciale non interrompere quei giorni in cui ero con lui anche quando ho avuto paura che la bambina potesse stare molto male o morire". Queste le dichiarazioni, riportate nell'ordinanza del gip, rilasciate da Alessia Pifferi, durante l'interrogatorio davanti al giudice. "Oltre il terzo giorno che la bambina era da sola non ero tranquilla - ha detto ancora Pifferi - ma forse ha prevalso la mia stanchezza che mi portavo dentro, perché sono una ragazza madre, nessuno mi aiutava ed era molto pesante". Quando lunedì scorso è tornata a Milano per un appuntamento di lavoro del compagno ha pensato, stando alla sua versione, "di utilizzare questo passaggio a Milano per passare a prendere la bambina", che era sola in casa dal 14 luglio, ma dopo aver avuto "una discussione" con lui "non l'ho fatto". E ha detto ancora: "Essere una ragazza madre è difficile e negli ultimi tempi ero molto stanca". Ha spiegato di mantenersi con "gli aiuti di mia madre che mi mandava un po' di soldi tutti i mesi" e poi di aver "attivato i bonus a cui potevo avere diritto per la bambina". E ha riferito molti dettagli sulla relazione col compagno, che si era interrotta a gennaio ed era ripresa a giugno. Ha raccontato di aver frequentato altri due uomini in quei mesi. Gli investigatori, a partire da alcune chat e dalla ricostruzione delle frequentazioni di uomini conosciuti sui social, sta facendo approfondimenti sulle entrate economiche della 37enne. Nel verbale davanti al pm Pifferi aveva anche spiegato che "il mio compagno aveva accettato la bambina come se fosse sua", tanto che lei lo "chiamava papà", e "le cose sembrava che andassero bene", ma poi "dopo circa un anno il nostro rapporto è entrato in crisi".

Il compagno: "Diceva che preferiva vivere senza lei così 'respirava'"

"Mi diceva che preferiva venire senza di lei così 'respirava'". Con queste parole il compagno di Alessia Pifferi ha raccontato agli investigatori perché la 37enne, anche in altri fine settimana e non solo nei 6 giorni dal 14 al 20 luglio, non aveva portato a Leffe, a casa dell'uomo, la piccola. All'uomo (non è il padre), come ha messo a verbale, Pifferi diceva che "Diana rimaneva con la sorella" o con "la babysitter" e lui anzi ha sostenuto che "se lei l'avesse portata" a casa sua gli avrebbe "fatto piacere". Il giudice Fabrizio Filice individua proprio nel modo in cui la donna viveva quella relazione con il compagno, anteposta all'accudimento della bimba, la "principale motivazione del delitto" e spiega che la 37enne ha una "personalità non equilibrata". Nell'ordinanza viene riportata anche la terribile descrizione delle condizioni in cui è stato trovato il corpo della bimba mercoledì scorso. C'è pure il racconto della vicina a cui la donna, quel mattino in cui è rientrata e ha trovato Diana morta, continuava a ripetere "più volte di non essere una cattiva mamma".

Il gip: “La morte della bimba non era il suo scopo ma lo ha voluto”

Secondo il gip, la donna non si è limitata a prevedere e accettare "il rischio" che la piccola morisse ma, "pur non perseguendolo come suo scopo finale, alternativamente" lo ha voluto, come è risultato anche da varie dichiarazioni del suo interrogatorio, tra cui, come sintetizza il giudice, anche riferimenti alla "paura" e "all'orgoglio di non chiedere aiuto alla sorella". Sorella che avrebbe potuto "in qualsiasi momento andare nel suo appartamento a soccorrere la figlia”. Pifferi - prosegue il gip - aveva una "forma di dipendenza psicologica dall'attuale compagno, che l'ha indotta ad anteporre la possibilità di mantenere una relazione con lui anche a costo dell'inflizione di enormi sofferenze" alla bimba. Con una "condotta dall'impatto intrinsecamente ed estremamente violento, anche se non in forma commissiva, nei confronti della persona in assoluto più vulnerabile". La "sensazione di essere libera", scrive il gip, "finalmente sollevata per un po' dal peso di essere, come più volte ha ripetuto, una 'ragazza madre'" ha rappresentato per Pifferi una "indiscutibile urgenza". Un'urgenza che, secondo il giudice, si era persino "accresciuta" negli ultimi giorni quando la bimba non era stata bene per il caldo, "era più capricciosa e aveva dormito meno la notte". Probabilmente per questo la donna "decide di anticipare il weekend e partire già giovedì" 14 luglio, lasciando Diana da sola. Vuole, stando all'ordinanza, a tutti i costi "preservare quella relazione già in crisi". In quei sei giorni, spiega ancora il gip, Pifferi "è passata da uno stato iniziale di superficiale incoscienza", perché già altre volte l'aveva abbandonata per dei fine settimana e la piccola si era salvata, "a uno stato di consapevolezza molto più profondo che l'ha portata a ritenere praticamente certa, o altissimamente probabile, la morte". Nell'escludere l'aggravante della premeditazione, che veniva contestata dalla Procura, il giudice comunque chiarisce che "il quadro potrebbe decisamente cambiare se dall'indagine autoptica, al momento ancora in corso, risultasse" che la madre abbia "somministrato" benzodiazepine alla piccola (in casa è stata sequestrata una boccetta mezza vuota di En). Lei lo ha sempre negato. Pifferi, infine, per il gip, potrebbe commettere ancora reati "di tipo violento e persecutorio" e per questo deve stare in carcere.

Le dichiarazioni della madre

Il giudice riporta anche alcune dichiarazioni, le più significative della donna, per qualificare l'omicidio volontario nella forma dell'omissione (e non come 'dolo eventuale', ossia come accettazione del rischio della morte conseguente). "Dopo la discussione all'inizio lui ha detto che mi avrebbe riaccompagnata a casa, poi però ho visto che mi prendeva la mano e che si dirigeva verso Leffe, lì ho capito che saremmo tornati a casa sua e non ho detto niente", è un passaggio del verbale davanti al gip. E ancora: "A questo punto io avevo paura che la bambina potesse morire - ha detto la donna, fermata nelle indagini della Squadra mobile e del pm Francesco De Tommasi - dall'altra però avevo anche paura sia della reazione, del giudizio negativo di mia sorella, sia della reazione del mio compagno. Se ora ci ripenso la mia percezione è che quelle due paure avessero pari forza senza che una prevalesse sull'altra". Sempre Pifferi ha spiegato: "A partire dalla domenica, quando cominciavano a passare più giorni del solito, ho cominciato ad avere concretamente paura che la bambina morisse ma comunque mi auguravo che non succedesse. Questo augurio - ha aggiunto - nella mia mente un po' era una specie di speranza, un po' era il pensiero che magari le cose che le avevo lasciato le bastassero". E poi quella frase sulla volontà di avere a tutti i costi un "futuro" col suo compagno, che l'avrebbe portata a "non interrompere" quei giorni con lui.