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Vino contraffatto nell’Oltrepò Pavese: arrestate cinque persone

Lombardia

L’inchiesta della procura riguarda un presunto scandalo sui prodotti alcolici: perquisizioni anche in Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Trentino Alto Adige. I provvedimenti sono stati emessi nei confronti di titolari di aziende vinicole e cantine sociali 

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Cinque persone sono state arrestate quest’oggi nel corso di un'operazione dei carabinieri (con il supporto della guardia di finanza) nell'ambito di un’inchiesta su di un nuovo presunto scandalo di vino contraffatto. Le indagini sono coordinate dalla procura di Pavia, che ha emesso un totale di sette provvedimenti: cinque misure di custodia cautelare e due obblighi di firma. Secondo le accuse, titolari di aziende vinicole e cantine sociali avrebbero spacciato per Doc e Igt prodotti alcolici di qualità inferiore, realizzati cioè con uve non certificate come biologiche o addizionati con aromi o anidride carbonica.

I reati contestati

Gli indagati, come si legge in un comunicato stampa congiunto dei carabinieri e della guardia di finanza, sono accusati di "associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio e alla contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine di prodotti agroalimentari (Doc e Igp), nonché all'utilizzo e all'emissione di fatture false che servivano a giustificare quantitativi di vini etichettabili con denominazioni pregiate, non presenti in magazzino, e sostituiti dal produttore con vini di qualità inferiore, alterati e destinati alla vendita come vini di tipologie tipiche dell'Oltrepò Pavese". Nella nota si legge anche che "sono state eseguite 28 perquisizioni domiciliari, locali e personali nei confronti di altrettante persone fisiche, aziende acquirenti del vino, e laboratori di analisi compiacenti". Queste sono state effettuate anche in cantine e aziende vinicole in Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige.

Un'inchiesta avviata nel 2018 

Nell'inchiesta, avviata nel settembre 2018 e a cui ha collaborato anche l’ispettorato per la repressione delle frodi del ministero delle Politiche Agricole, sono emersi consistenti ammanchi di cantina, ossia la differenza tra la quantità fisica di prodotto alcolico presente nelle cisterne e quella commerciale riportata nei registri (decisamente superiore). Per produrre falso vino con marchio Doc, Igt o Bio, gli indagati non esitavano anche a "miscelarlo" con acqua, zucchero (per aumentare la gradazione alcolica) e anidride carbonica (per renderlo più effervescente).
Dure le parole del procuratore, Giorgio Reposo: "Purtroppo è doloroso constatare che a distanza di pochi anni dalla precedente indagine sui falsi vini Doc in Oltrepò Pavese che aveva coinvolto circa 200 persone, quella lezione non è servita". Nel 2014, infatti, un'altra inchiesta aveva coinvolto altri produttori vinicoli dell'Oltrepò pavese, accusati di non aver rispettato i canoni dei marchi Doc e Igt, in particolare per il Pinot Grigio.

Coldiretti Lombardia: "Punire gli eventuali responsabili"

Della vicenda si è occupata anche Coldiretti Lombardia: "Occorre fare chiarezza e punire gli eventuali responsabili di frodi che screditano e mettono a rischio lo sviluppo del settore del vino in Lombardia, cresciuto puntando su un percorso di valorizzazione del territorio e di qualità, che ha portato al record storico di esportazioni per un valore di 271 milioni di euro", si legge in un comunicato stampa.
"Ben vengano tutti i controlli volti ad accertare azioni fraudolente di singoli che rischiano di mettere a rischio un comparto strategico per il nostro agroalimentare, che rappresenta un patrimonio di cultura, conoscenza e biodiversità da tutelare", ha aggiunto il presidente, Paolo Voltini.

Le parole della ministra per le Politiche agricole

Alla Coldiretti fa eco la ministra per le Politiche agricole, alimentari e forestali, Teresa Bellanova: "L'operazione condotta dalle forze dell'ordine nell'Oltrepò Pavese conferma quanto il nostro sistema dei controlli sia efficiente e coordinato e testimonia l'enorme attenzione che l'Italia pone nel tutelare le proprie produzioni di qualità", si legge in una nota. E ancora: "Insieme alla magistratura, ringrazio ancora gli ispettori dell'Icqrf, l'Arma dei carabinieri e la guardia di finanza per il quotidiano impegno a tutela delle nostre produzioni".