Per la nuova puntata della rubrica FLASH siamo andati a visitare alla Triennale di Milano la prima retrospettiva dedicata a Gae Aulenti. Una mostra importante che ripercorre tutta la carriera dell’architetto e designer. Inaugurata in occasione dell’Arch Week, l'esposizione sarà visitabile fino al 12 gennaio del prossimo anno
L’esposizione, il cui progetto di allestimento è stato realizzato dallo studio Tspoon, rende omaggio a una delle figure più rappresentative dell’architettura e del design italiano e internazionale del secondo Novecento e dei primi anni Duemila, con la prima grande mostra monografica sulla sua intera carriera, durata oltre sessant’anni.
Triennale Milano è l’istituzione che ha accompagnato, più di ogni altra, la lunga vicenda espressiva di Gae Aulenti.
Ci ha raccontato il Presidente Stefano Boeri: “Con Gae Aulenti Triennale ha un legame che è durato sessant'anni. Gae Aulenti inizia a lavorare come studentessa di architettura nel 1951 a 24 anni e pochi mesi prima della sua scomparsa, nel 2012, Triennale la conferisce la ‘medaglia d’oro all'architettura italiana’. Questa è una retrospettiva che restituisce al pubblico il genio creativo di Gae: architetto, designer, intellettuale e credo, guardando questa mostra, una grandissima scenografa. Inventrice di spazi straordinari con destinazioni diverse, ovunque.”
La mostra ripercorre in maniera sintetica, ma spettacolare, la sua storia umana e professionale, con un occhio di riguardo agli intrecci tra l’architettura e le altre arti, oltre che tra la cultura e la politica. Non si tratta solamente di disegni e progetti, prototipi e bozzetti, fotografie da esporre sulle pareti o nelle teche, che pur non mancano. Questa mostra intende essere un ripensamento globale tramite una ricostruzione di segmenti dei lavori di Gae Aulenti.
I mondi di Gae Aulenti
Dall’’Arrivo al mare’ che proprio in Triennale fu premiato nel 1964 fino a un frammento del piccolo aeroporto di Perugia, dedicato a San Francesco. E’ un viaggio che parte negli anni ‘60 a arriva fino al 2012 la mostra monografica dedicata a Gae Aulenti.
La scelta si è concentrata su un campionario di tipologie (allestimenti di mostre e di musei, case private, showroom, stazioni di metropolitana, scene di teatro…), che intendono presentare una sequenza di ambienti in scala 1:1 che il visitatore potrà esplorare, e che incastrandosi l’uno nell’altro intendono restituire il senso di un’intera carriera.
Mondi in cui affacciarsi, mondi da percorrere per scoprire la storia umana e professionale di una delle figure più rappresentative dell’architettura e del design italiano e internazionale.
“Questa è la caratteristica che il curatore Giovanni Agosti ha voluto dare alla mostra - ci ha spiegato Boeri - Noi pensiamo che quando il pubblico può entrare e percepire un'architettura abitandola, ci sia un’immediatezza nel messaggio, un’immediatezza nella comunicazione che, se per certi versi è una rarità, è anche quello che noi dobbiamo fare come Triennale, cioè trasmettere il senso dell'abitare dell'architettura.”
Gae Aulenti e il rispetto del contesto
Alla base del processo creativo di Gae Aulenti ci sono sempre stati una grande ricerca storica e un grande rispetto del contesto. E’ stata infatti un grande architetto e una grande designer, ma anche un’intellettuale.
“Assolutamente - ci spiega Boeri - Non dimentichiamoci che Gae Aulenti nasce come architetto lavorando nella redazione di ‘Casa Bella’, quindi una redazione dove coabitava con altri personaggi straordinari a partire da Nathan Rogers, Vittorio Gregotti, Aldo Rossi, Guido Canella. Poi attraversa il mondo dell'intelligenza italiana, ricordiamo il suo rapporto con Luca Ronconi per esempio per quanto riguarda il teatro, un altro rapporto fondamentale. Ed è stata uno dei pochi intellettuali italiani ad avere una notorietà internazionale in quegli anni importanti.”
L’obiettivo di questa importante mostra è quello di raccontare Gae Aulenti e la sua architettura, raccontare il suo modo di essere architetto, la trasversalità e l’attenzione al contesto.
“Questa mostra - ci spiega Nina Artioli, direttrice dell’Archivio Gae Aulenti nonché nipote del grande architetto - ha come punto di partenza proprio l'idea di raccontare Gae nel suo modo di essere architetto, che è stato proprio quello di essere trasversale rispetto alle politiche e alle possibilità. Per raccontare la sua produzione abbiamo pensato quindi di ricostruire degli spazi, scenografie che la potessero raccontare veramente. Alla base di ogni suo progetto, che fosse un piccolo appartamento, uno showroom, o un grande lavoro, c’era l’analisi del rapporto che aveva con lo spettatore, o il visitatore, o l'utente di ciò che stava andando a disegnare. Quindi nel caso del Museo d'Orsay non c'è solo un museo in una stazione, che già era un progetto all'avanguardia, ma anche l'idea di creare uno spazio pubblico. Così come qui in Triennale con questa esposizione, infatti il visitatore viene qui e vive gli spazi di Gae, la ritrova attraverso un percorso che crea lui stesso. Una delle cose che Gae Aulenti raccontava era che quando disegnava un allestimento o un'architettura aveva proprio come obiettivo quello di stabilire con il visitatore una sorta di relazione, perché le opere non dovevano essere solo esposte per essere guardate, ma dovevano creare un rapporto che lei chiamava di ‘reciproca curiosità e relazione’. Questo fatto la dice lunga sull'importanza del contesto e della ricerca storica.”
Grande architetto e grande designer in un mondo maschile. Gae Aulenti ne era assolutamente consapevole, ma faceva finta di niente.
“Esatto” - ci spiega Nina Artioli - lei ha sempre dichiarato appunto che l'architettura è un mondo di uomini, ma ha sempre fatto finta di niente, perché non intendeva farsi rallentare da questo. Con fare finta di niente intendeva semplicemente andare avanti per la sua strada con ancora più determinazione, e questo è anche l'insegnamento che mi ha dato come nipote.”
La mostra è accompagnata da alcuni prodotti editoriali, disponibili in italiano e inglese, editi da Electa: una guida, che illustra gli spazi e i progetti visibili all’interno dell’esposizione, un mazzo di carte, concepito come mappa figurata delle relazioni intrattenute da Gae Aulenti, e infine un catalogo, la cui uscita è prevista per l’autunno, ampiamente illustrato e basato su documenti di prima mano: una ricostruzione biografica che aspira a trasferire dalla cronaca alla storia, e dalla vita alla storia, i mondi e i tempi attraversati e interpretati dalla progettista.