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Yuval Avital in mostra al Building di Milano sino al 26 giugno

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E T E R E è un progetto immersivo e totalizzante, nel quale confluiscono linguaggi, tecniche e strumenti espressivi diversi, come ci ha abituati il suo versatile autore

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C’è tempo sino al 26 giugno per visitare l’emozionante mostra di Yuval Avital, in corso a Milano, a cura di Annette Hoffman. Un progetto di oltre 100 opere, molte delle quali inedite. L’artista israeliano, classe 1977, vanta un percorso multidisciplinare di musica, composizione, nuove tecnologie e installazioni. Volitivo, poliedrico, Avital riesce a unire perfettamente la tradizione con il mondo contemporaneo.

Etere, espressamente pensata per il Building di Milano

L’esposizione milanese, che si intitola E T E R E, è stata pensata specificamente per i quattro piani dell’edificio che la ospita: il Bulding. Ogni piano racchiude un racconto, un microcosmo, che si connette ai successivi secondo un percorso che è ascensionale. “La prima mostra personale di Yuval Avital al BUILDING invita il visitatore a partecipare a un viaggio dentro la narrazione multidisciplinare  dell'artista”, spiega la curatrice. “Nel cuore della pratica di Yuval Avital si situa il momento presente, inteso in senso assoluto e incentrato sull’esplorazione dei concetti di identità/subconscio, oscurità/luce e amore/desiderio”, continua Hoffman. “Ciascun lavoro riflette le qualità formali e materiche di una coscienza e di un’esperienza comuni, le quali originano un cerchio magico non solo dentro l’architettura unica di BUILDING, ma anche all’interno della propria narrativa. Tutte le opere descrivono un’impellente ricerca di verità che porta il visitatore a confrontarsi con il proprio momento presente”, conclude.

L'Arte di Yuval Avital è un'Arte partecipativa

Quella di Yuval Avital è un’arte partecipativa, che sfida le tradizionali categorie che separano le arti. Una ricerca artistica che spazia dalla pittura alla scultura, dal video alla fotografia, fino alle performance, spesso associate alla componente sonora. Il progetto di mostra E T E R E, così come tutte le opere su larga scala di Avital, si configura come un ambiente immersivo e totalizzante in cui confluiscono linguaggi e strumenti espressivi differenti che spaziano dalle tecniche più tradizionali, fino a quelle più innovative e interdisciplinari come le creazioni “icono-sonore”, così definite dall’artista sin dall’inizio della sua ricerca.

Etere è trasposizione metaforica della fiaba "Il Cuore e la Fonte"

L’incipit della mostra di Avital è la fiaba “Il Cuore e la Fonte” tratta dal “Racconto dei sette mendicanti” del Rabbino Nachman di Breslav (Teologo e rabbino ucraino (1772, Medžybiž, Ucraina - 1811, Uman, Ucraina), fondatore della tradizione chassidica di Breslav e dell’omonima dinastia rabbinica, di cui E T E R E è una trasposizione metaforica, dinamica e sensoriale che si snoda in un percorso espositivo articolato. Nel racconto del Rabbino Nachman, il mondo possiede un Cuore che arde di desiderio per la Fonte d’acqua che si trova all’altra estremità del creato. Anche la Fonte brama il Cuore, ma vivono lontani nel tempo e nello spazio senza possibilità di raggiungersi e senza smettere di desiderarsi. Ma, prima che il giorno finisca e che la Fonte si prosciughi e che, di conseguenza, il Cuore si spenga nel suo dolore mettendo fine anche alla vita del mondo, l’Uomo Giusto regala un nuovo giorno al Cuore, e il Cuore alla Fonte, così che possano rinascere insieme.

Come il Cuore del Mondo nella fiaba, l’Uomo nella visione dell’artista è un essere per sua natura incompleto, costantemente accompagnato da un sentimento di assenza che lo spinge a ricercare le sue parti mancanti nella realtà fisica, psichica e metafisica. Lungo il suo cammino, egli si imbatte in Angeli e Demoni, esperisce sia l’Amore sia il Lutto sia la Nostalgia, aspirando al Trascendentale e al Terreno Utopico. Il vuoto incolmabile presente tra l’Uomo e le Cose è il vettore di questo viaggio e costituisce l’essenza di E T E R E.

Immergersi nell'Etere per essere dentro le Cose, dice Yuval Avital

“Vivere l’Etere significa per me tentare di essere completamente dentro le Cose” – spiega Yuval Avital – “non osservarle dall'esterno né concettualizzarle, ma immergendomici. Questo modus operandi riflette le mie idee di totalità (anche in senso wagneriano) dell’arte come rito inclusivo, ma soprattutto si riferisce a quello che cerco di fare con il mio lavoro, ovvero svelare almeno in parte le verità nascoste nelle Cose. Quest’ultimo è forse il filo conduttore principale della mia opera in tutte le sue manifestazioni, chiedendo a me stesso un ascolto profondo, uno stato di apertura e vulnerabilità assoluto, il medium artistico non è soltanto un mezzo ma anche un sensore, una membrana, un’esca. La mostra E T E R E, che raccoglie molti anni di questa mia ricerca, presenta numerose opere inedite, alcune create appositamente per l'occasione, diventando quindi per il visitatore non soltanto un excursus estetico ma soprattutto un viaggio esperienziale”.