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Sci, un'economia da oltre 10 miliardi

Economia

Un giro d'affari da oltre 10 miliardi di euro, un settore dove lavorano 120mila persone, ma considerando l'indotto si arriva a 400mila: sono i numeri del turismo invernale che rischia di perdere, dopo l'ultimo stop alla riapertura degli impianti da sci, quasi tutto il fatturato della stagione

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Sci, impianti ancora chiusi. Gli operatori: stagione compromessa

 

Con l’ennesimo stop, che rinvia al 5 marzo la riapertura degli impianti sciistici, la stagione invernale è del tutto compromessa: ne sono convinti gli operatori del settore che erano già pronti a ripartire pur con una capienza degli impianti al 30%, avevano raccolto prenotazioni e assunto personale e adesso chiedono ristori immediati. Secondo i neoministri Garavaglia e Giorgetti non basteranno nemmeno i 4,5 miliardi chiesti quando la stagione non era ancora finita. Abbiamo buttato al vento milioni di euro in quest'ultima settimana, denuncia l'Associazione dei comuni montani

 

 

 

Quanto vale il turismo invernale

 

Il turismo invernale del resto, con le sue settimane bianche, i suoi impianti sciistici, i soggiorni nei paesaggi immersi nella neve, regge l'economia di intere regioni dell'arco alpino e degli appennini.

Tutte queste attività generano un giro d'affari tra 10 e 12 miliardi di euro. Nel settore lavorano 120mila persone, 400mila se si considera l'indotto. Di questi, 15mila lavorano nei circa 2000 impianti di risalita, e altrettanti sono i maestri di sci. Ma poi ci sono i negozi che noleggiano le attrezzature, le guide, gli addetti alla manutenzione delle piste, e tutto quello che ruota intorno al turismo della neve nelle nostre montagne e località sciistiche: dall'ospitalità in alberghi e B&B ai negozi, dalle baite, ai bar, ai ristoranti, alle discoteche

Crollo del fatturato

 

Il calo di fatturato sarà enorme: basti pensare che solo con le chiusure festive si stimava un crollo di oltre il 70%. Cifre e percentuali che vanno a sommarsi a quelle della passata stagione, colpita solo parzialmente dalla pandemia ma che aveva comunque visto un calo del fatturato del 15% sulle alpi e del 30 sugli appennini